Il contributo degli investitori istituzionali per la transizione green

Andrea Marano, Raffaele Mellone e Andrea Longatti* *Co-amministratori delegati e founding partner di Fiess Sgr, società di private equity che investe in società europee attive nei settori legati all’efficienza energetica, all’accelerazione della transizione energetica, all’impiego di fonti rinnovabili e alla decarbonizzazione.

 

 

La transizione energetica ha assunto un ruolo cruciale nell’agenda economica e ambientale globale, al di là delle intemperanze della politica. A Davos, durante il World Economic Forum 2025, i leader del mondo lo hanno ribadito: la svolta ecologica è inevitabile. E per l’Italia si tratta di un’urgenza ancora più impellente, spinta dalla necessità di decarbonizzare un’industria essenzialmente energivora e rendere il sistema energetico più resiliente alle turbolenze internazionali.

 

Evoluzione in corso

Dal 2020 al 2023, il nostro Paese ha incrementato significativamente la capacità di energia rinnovabile installata, con progetti rilevanti nel solare e nell’eolico, oltre ad aver avviato iniziative per la creazione di Comunità Energetiche Rinnovabili e lo sviluppo di infrastrutture per lo stoccaggio di energia. Tuttavia, permangono sfide legate alla lentezza burocratica e alla necessità di adeguare la rete elettrica per supportare la crescita delle rinnovabili e facilitare la transizione all’elettrico della mobilità, per esempio.

La chiave di volta sta nelle energie rinnovabili, che sono la base di partenza per la decarbonizzazione. Nel 2023, l’11,8% dell’energia elettrica prodotta in Italia è derivata dall’energia solare, un aumento significativo rispetto allo 0,6% del 2010. La capacità solare installata ha raggiunto 30,3 GW alla fine del 2023, con piani governativi che mirano a incrementarla fino a 79 GW entro il 2030.

L’attenzione alla sostenibilità energetica è alta, anche per ragioni di convenienza economica e indipendenza: secondo l’Electricity Market Report del Politecnico di Milano, entro la fine di quest’anno l’Italia potrebbe avere 40 mila Comunità Energetiche Rinnovabili e 1,2 milioni di italiani connessi a sistemi diffusi di produzione e condivisione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili.

 

La spunta del Pnrr

IL Pnrr dedica un’intera missione alla Rivoluzione verde e transizione ecologica che nel nostro Paese, ancora a forte vocazione industriale, passa necessariamente dalla decarbonizzazione delle produzioni. Una misura specifica approvata dalla Commissione Europea lo scorso luglio prevede, inoltre, 400 milioni di euro per sostenere investimenti nell’idrogeno verde nei processi produttivi industriali. La recente revisione del Pnrr, infine, ha introdotto una nuova misura con una dotazione complessiva di circa 2,5 miliardi di euro, articolata in due sub-investimenti, di cui quello decisamente più corposo (2 miliardi di euro) è dedicato al sostegno al sistema produttivo per la transizione ecologica e le tecnologie Net Zero. Questa evoluzione apre spazi significativi per gli investimenti nei private market, perché è in particolare nelle startup o in piccole-medie aziende innovative che si sviluppano le maggiori evoluzioni nei settori dell’efficienza energetica, della generazione rinnovabile, dello stoccaggio energetico, dei carburanti alternativi (come l’idrogeno) ma anche per tecnologie meno note, ma altrettanto promettenti – e forse, per questo, persino più interessanti dal punto di vista degli investitori – come l’Hvacr (Heating, Ventilation, Air Conditioning, Refrigeration).

 

Ossigeno finanziario per la crescita

Secondo la Climate Policy Initiative, organizzazione internazionale per la politica climatica, per raggiungere gli obiettivi internazionalmente concordati entro il 2030 e evitare gli impatti più gravi dei cambiamenti climatici, è necessario un aumento di almeno il 590% dei finanziamenti annuali destinati alle tecnologie pulite. Che nelle imprese private sia da cercare l’innovazione più dirompente lo dimostra anche la nascita sempre più frequente di programmi di incubazione da parte delle big corporate di settori energivori. È chiaro che questi player preferiscano in molti casi acquistare all’esterno le nuove tecnologie abilitanti, piuttosto che costruirsele in house perché spesso ancora ingabbiati in livelli gerarchici e autorizzativi che impediscono l’approccio del “fail fast”  – riprovare finché non funziona – tipico delle aziende emergenti.

 

Il ruolo degli istituzionali

Gli investitori istituzionali hanno una grande opportunità di contribuire al processo di transizione energetica, sostenendo aziende con modelli di business innovativi e solidi piani di crescita, che sono le depositarie degli strumenti per accelerare il passaggio verso un sistema energetico più sostenibile e competitivo.

 

 

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