Ignazio Castiglioni, ceo e co-fondatore di Hat Sgr
Le tensioni geopolitiche, i dazi commerciali introdotti negli ultimi mesi e il rischio inflazione stanno generando nuove sfide per gli investitori. In questo contesto di crescente volatilità, diversificare nei private market, investendo quindi in società non quotate, rappresenta un’opportunità per mitigare il rischio e migliorare la stabilità dei rendimenti.
La crescita degli investimenti tematici
In parallelo, gli investimenti tematici hanno raggiunto nel 2024 un nuovo livello di maturità, con 592 miliardi di dollari in gestione (+2,3%) ed una riallocazione significativa dei capitali verso il megatrend della tecnologia. Questa evoluzione prepara il terreno per ulteriori sviluppi nell’anno in corso, evidenziando una netta ridefinizione delle priorità: temi come la trasformazione digitale e l’intelligenza artificiale guadagnano rilevanza ed appaiono in forte espansione.
L’Italia sta attraversando una fase cruciale della sua transizione digitale, un processo che determinerà la competitività futura del Paese a livello globale. Sono diversi gli elementi a favore di questo trend. Il primo è senza dubbio il supporto istituzionale e i fondi europei. Con il Pnrr, vengono convogliate risorse significative verso la transizione digitale, con oltre 40 miliardi di euro destinati all’innovazione e digitalizzazione di imprese e Pubblica Amministrazione entro il 2026, accelerando il processo di trasformazione . Questo intervento punta, tra l’altro, a rendere digitali il 75% degli uffici pubblici. I progressi già ottenuti sono incoraggianti: l’Italia è, per esempio, pioniera nella fatturazione elettronica, passaggio fondamentale per la digitalizzazione della PA.
I piani dell’Ue
Anche la Banca Europea per gli Investimenti, braccio finanziario della Ue, si sta attrezzando per sostenere il settore tecnologico e rispondere ad una priorità strategica dell’Unione. Il piano Tech-EU prenderà forma nei prossimi mesi e parte con i primi 20 miliardi di euro già stanziati per il 2025, con l’obiettivo di convogliare anche i capitali privati verso il settore tech e la digitalizzazione delle aziende italiane e del resto dell’Europa.
La trasformazione digitale in Italia figura tra i settori più promettenti per il private equity
Il mercato della trasformazione digitale in Italia, stimato a 75,4 miliardi di dollari nel 2025, raggiungerà 166,1 miliardi di entro il 2030, con una crescita annua impressionante del 17,12%. Grazie soprattutto al processo di digitalizzazione delle Pmi italiane, di cui il 60,7% ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale superando la media UE del 57,7% e collocando il nostro Paese tra i primi dieci Stati membri, l’Italia ha guadagnato posizioni nel Digital Economy and Society Index (DESI) , arrivando al 15° posto nel 2024 dopo diversi anni all’ultimo gradino tra i 27 Paesi Ue. La Penisola eccelle, inoltre, nell’adozione del cloud computing, con il 55% delle aziende che utilizza servizi connessi, contro il 38,9% della media comunitaria. Anche il comparto della sanità digitale mostra evidenti passi avanti, con l’accesso alle cartelle cliniche elettroniche che registra un significativo miglioramento, con un punteggio di 82,7 su 100, al di sopra della media europea di 79,1. Le infrastrutture digitali stanno registrando un’evoluzione positiva: la copertura in fibra ottica fino ai locali (Fttp) ha raggiunto il 59,2% delle famiglie, un miglioramento rispetto al 53,7% dell’anno precedente, ma ancora inferiore alla media UE del 64,0%. Nel confronto con altri Stati membri, l’Italia si posiziona al di sotto di Spagna (95,2%) e Francia (81,4%), ma sopra alla Germania (29,8%).
Gli abilitatori del cambiamento
L’adozione di tecnologie dirompente galoppa. Ma c’è di più: sono le piccole e medie imprese italiane a dimostrare un inedito slancio verso l’innovazione e l’adozione di strumenti digitali avanzati. Il 68% li ha implementati, ben al di sopra della media UE del 55%.
Di quali tecnologie parliamo? Il cloud computing, innanzitutto. Colossi come Microsoft e Google stanno investendo miliardi di euro per costruire data center in Italia e favorire la digitalizzazione delle imprese. Microsoft, ad esempio, ha lanciato un piano da 1,5 miliardi di dollari per supportare la crescita tecnologica del Paese. Il mercato italiano del cloud ha superato i 10 miliardi di euro nel 2024, testimoniando una crescita esponenziale e un’accelerazione nell’adozione di soluzioni basate su infrastrutture digitali scalabili.
Parallelamente, la blockchain sta emergendo come tecnologia strategica per settori chiave come la finanza, la gestione delle filiere e l’autenticazione dei prodotti di lusso e agroalimentari. Il tasso di crescita previsto è del 61% tra il 2024 e il 2029, spingendo l’Italia a diventare un hub per la tracciabilità e la certificazione digitale di beni ad alto valore.
Partita cruciale sulla cybersecurity
In uno scenario in cui la sicurezza informatica è sempre più centrale, il settore della cybersecurity sta registrando un’espansione significativa. Il 70% delle aziende italiane ha aumentato il budget destinato alla protezione dei dati nel 2024, segnale di una crescente consapevolezza dei rischi digitali e della necessità di proteggere le infrastrutture critiche da minacce sempre più sofisticate.
Il mercato italiano della tecnologia è dominato da player internazionali come Accenture, Ibm, Sap, Oracle e Hpe, ma tutti questi colossi collaborano con imprese locali per sviluppare soluzioni su misura per il tessuto imprenditoriale del Paese. Queste alleanze sono fondamentali per garantire che l’innovazione non rimanga confinata alle grandi corporation, ma si diffonda capillarmente nel tessuto produttivo nazionale.
In questo scenario, il private equity può fungere da catalizzatore per la crescita di aziende tecnologiche italiane con un forte potenziale di espansione. E in effetti già svolge un ruolo essenziale, non solo fornendo capitali ma anche favorendo aggregazioni tra aziende e abilitando operazioni strategiche che supportano l’adozione di nuove tecnologie, la scalabilità dei modelli di business e l’integrazione di processi digitali innovativi. Il trend si rafforzerà nel prossimo futuro, con il consolidamento della ripresa del settore, avviata nel 2024 dopo due anni di calo. L’ultimo report di McKinsey tratteggia uno scenario globale di espansione con il valore complessivo delle operazioni di private equity in aumento del 14%, raggiungendo i 2 mila miliardi di dollari e rendendo il 2024 il terzo anno più attivo di sempre.
Balzo in avanti degli investimenti
Sul mercato italiano, i dati annuali di Aifi in collaborazione con PwC, indicano che l’ammontare investito dagli operatori di private equity è stato pari a 14,90 miliardi di euro, in aumento dell’83% rispetto all’anno precedente, trainati dalla presenza di 10 large deal e 6 mega deal (59% dell’ammontare complessivo investito). Da sottolineare che le operazioni caratterizzate da un ammontare inferiore ai 150 milioni di euro (small e medium deal) hanno attratto 6,07 miliardi di euro, rappresentando il valore più alto di sempre. Sul fronte della raccolta, nel 2024 in Italia è stata pari a 6,67 miliardi di euro, in crescita del +77% rispetto all’anno precedente.
Il private equity è uno strumento necessario per consentire di crescere alle eccellenze tech italiane, rappresentate soprattutto da Pmi, sottodimensionate sul fronte delle risorse disponibili. Allo stesso tempo, lo strumento può fornire su larga scala tecnologie dirompenti e abilitanti della transizione digitale del Paese. Le Pmi possono trarre vantaggio dall’intelligenza artificiale per migliorare l’efficienza operativa, incrementare la produttività, e fornire un servizio clienti superiore.
Un bacino inesplorato
Questo è il focus sulla nostra Sgr, attiva sul mercato dal 2007, con sedi a Milano e Londra. Lo scorso anno abbiamo lanciato il quinto fondo di private equity, Hat Technology Fund 5, con una dotazione di 200 milioni di euro e un focus su imprese italiane ad alto potenziale di crescita nel mercato tecnologico. Il veicolo mira a sostenere aziende con una leadership consolidata in specifiche nicchie di mercato, aiutandole a diventare poli aggreganti di altre realtà. Le Pmi italiane rappresentano un vero e proprio bacino di valore ancora in parte inesplorato, offrendo agli investitori interessanti prospettive per ottenere diversificazione, rendimenti elevati e mitigazione del rischio, puntando su innovazione, digitalizzazione e crescita strategica.