Il futuro è la Cina
Sintesi da Giuseppecaprotti.it
La scelta di mettere dei dazi del 54% (*) sulla merce che entra in Cina non solo creerà tensioni spaventose, inflazione alle stelle, ma rischia anche di svuotare i supercenter [ipermercati, molto più grandi dei superstore] Walmart o Costco, già in grande difficoltà a reperire la merce da vendere nel non food.
Le Monde di recente segnalava come, ad esempio, i piccoli elettrodomestici, come i tostapane, presenti ovunque nelle case americane, siano prodotti al 99% in Cina. E infatti il Financial Times scrive: “La Cina vede un’opportunità nella rivoluzione culturale di Trump”.
Nuovi scenari
I politici di Pechino credono che trarranno beneficio dalla distruzione della credibilità globale dell’America. I dazi sulla Cina, il più grande esportatore di beni al mondo, saliranno a oltre il 54% dopo che Trump ha imposto un ulteriore dazio del 34% in aggiunta ai dazi del 20% che ha imposto alla nazione asiatica quest’anno.
Di seguito trovate le riflessioni su tecnologia e dazi di Thomas Friedman: le ho trovate illuminanti. Estratto da “Ho visto il futuro e non era in America”, di Thomas L. Friedman
“Non funziona il pensiero magico di Trump secondo cui basta erigere barriere protettive attorno a tutta la nostra economia. Sono stato a Shanghai di recente e mi sono c. hiesto quale mondo di domani visitare, quello finto, il Tomorrowland progettato dagli americani a Disneyland Shanghai, o il futuro vero, l’imponente nuovo centro di ricerca, grande più o meno quanto 225 campi da calcio, costruito dal colosso tecnologico cinese Huawei? Ho scelto quest’ultimo.
È stata un’esperienza affascinante e impressionante, ma in fin dei conti profondamente inquietante, una chiara conferma di quanto mi ha detto a Pechino un uomo d’affari statunitense, attivo in Cina da decenni: «C’è stato un tempo in cui le persone venivano in America per vedere il futuro. Ora vengono qui».
Sotto a Pudong (Shanghai) negli anni ’90 quando la Cina era “la fabbrica del mondo”
L’innovazione del Dragone
Non avevo mai visto niente di simile. Costruito in poco più di tre anni il campus di Huawei è composto da 104 edifici progettati singolarmente, con prati curati, collegati da una monorotaia stile Disneyland, e ospita laboratori che possono ospitare fino a 35.000 scienziati, tecnici e altri lavoratori, con 100 caffè, centri fitness e altri servizi mirati ad attrarre i migliori tecnologi cinesi e stranieri.
Il nuovo centro di ricerca e sviluppo costituisce la risposta di Huawei al tentativo statunitense di strangolarla, a partire dal 2019, limitando l’esportazione di tecnologia americana, inclusi i semiconduttori, a causa di preoccupazioni per la sicurezza nazionale. Il divieto ha inflitto perdite enormi a Huawei, ma con l’aiuto del governo cinese, l’azienda ha cercato di aggirare l’ostacolo puntando sull’innovazione. Come riportato lo scorso anno dal quotidiano economico sudcoreano Maeil Business Newspaper “Huawei ha stupito il mondo presentando la serie Mate 60, uno smartphone dotato di semiconduttori avanzati, a dispetto delle sanzioni statunitensi”. Huawei ha proseguito su questa strada con il primo smartphone al mondo che si piega in tre e ha presentato il proprio sistema operativo mobile, Hongmeng (Armonia), destinato a competere con quelli di Apple e Google.
L’azienda è anche entrata nel settore della creazione della tecnologia IA applicabile a qualunque cosa, dai veicoli elettrici alle auto a guida autonoma, fino ai macchinari autonomi per l’industria mineraria in grado di sostituire la manodopera umana. I dirigenti di Huawei hanno dichiarato che solo nel 2024 l’azienda ha installato 100.000 stazioni di ricarica rapida in tutta la Cina per i suoi veicoli elettrici; come termine di paragone, nel 2021 il Congresso degli Stati Uniti ha stanziato 7,5 miliardi di dollari per una rete di stazioni di ricarica, ma a novembre di quest’anno la rete disponeva di sole 214 stazioni attive in 12 stati.
La realtà con la quale fare i conti
È decisamente allarmante osservare tutto questo da vicino. Il presidente Donald Trump è impegnato a stabilire in quali squadre possano gareggiare gli atleti transgender, Pechino invece a trasformare le sue fabbriche con l’IA per surclassare le nostre. La strategia del Liberation day di Trump consiste nel raddoppiare i dazi sventrando le istituzioni scientifiche nazionali e la forza lavoro che stimolano l’innovazione americana. La strategia di liberazione di Pechino è aprire un maggior numero di centri di ricerca e puntare sull’innovazione guidata dall’IA per essere definitivamente libera dai dazi di Trump.
Il messaggio che la Cina manda agli Stati Uniti è questo: non abbiamo paura di voi. Non siete chi credete di essere – e noi non siamo chi credete che siamo. Preferisco esprimere il mio patriottismo essendo brutalmente sincero riguardo alle nostre debolezze e punti di forza, alle debolezze e ai punti di forza della Cina e al motivo per cui credo che il miglior futuro per entrambe le nazioni – alla vigilia della rivoluzione dell’IA – consista in una strategia chiamata: prodotto in America da lavoratori americani in collaborazione con capitale e tecnologia cinesi. Lasciate che vi spieghi.
Il pensiero magico di Trump
Sono stato d’accordo con Trump relativamente ai dazi imposti alla Cina durante il suo primo mandato. La Cina stava impedendo l’accesso a determinati prodotti e servizi statunitensi e bisognava reciprocare i dazi cinesi. Ad esempio, la Cina ha tergiversato per anni prima di autorizzare l’uso delle carte di credito statunitensi sul suo territorio, in attesa che le proprie piattaforme di pagamento dominassero completamente il mercato e trasformassero il paese in una società senza contanti, in cui praticamente tutti pagano tutto tramite app di pagamento mobile installate sui telefoni. Quando ho provato a usare la mia carta Visa in un negozio alla stazione ferroviaria di Pechino la scorsa settimana, mi è stato detto che doveva essere collegata a una di quelle app, come Alipay [di Alibaba] WeChat Pay, che insieme detengono oltre il 90% del mercato [e con le quali i cinesi fanno “tutto”, nel mondo, sotto il logo in un negozio: i cinesi pagano solo con quelle due app, anche a Parigi].
Mi crea problemi il pensiero magico di Trump, secondo cui basta erigere barriere protettive attorno a un settore industriale (o a tutta la nostra economia) ed ecco che nel giro di poco tempo le fabbriche statunitensi prospereranno e produrranno in America allo stesso costo, senza oneri per i consumatori statunitensi.
Sbaglia anche chi pensa che la Cina abbia raggiunto il dominio manifatturiero globale solo con l’inganno. Certo, ha barato, copiato [un classico : la fiera di Guanzhou- ex Canton- era piena di campioni copiati alla velocità della luce : un giorno un prodotto era in uno stand, il giorno dopo era in un altro..] e imposto trasferimenti tecnologici. Ma a rendere oggi così potente il colosso manifatturiero cinese non è solo il fatto di offrire prodotti a prezzi più competitivi, ma di produrre a costi più bassi, in maniera più veloce e sempre più integrata dall’intelligenza artificiale.
Il “fitness club” cinese
Come ci riesce? Jörg Wuttke, che è stato a lungo a capo della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina, lo definisce il “fitness club Cina”, e funziona così. La Cina parte puntando sull’istruzione Stem – scienza, tecnologia, ingegneria e matematica. Ogni anno, il paese sforna circa 3,5 milioni di laureati in discipline Stem, un numero quasi pari alla somma di tutti i laureati nei programmi di diploma universitario, laurea triennale, laurea magistrale e dottorato in tutte le discipline negli Stati Uniti.
In presenza di un numero tale di laureati in discipline Stem, puoi destinare talenti a risolvere qualsiasi problema più di chiunque altro. Come ha dichiarato lo scorso anno Keith Bradsher, capo della sede di Pechino del New York Times: «La Cina ha 39 università con programmi mirati a formare ingegneri e ricercatori per l’industria delle terre rare. Le università negli Stati Uniti e in Europa hanno per lo più offerto solo corsi sporadici».
Oltre 550 città cinesi sono collegate da treni ad alta velocità che fanno sfigurare i nostri. E grazie alla digitalizzazione e ai collegamenti pervasivi si può entrare e uscire dalla stanza d’albergo semplicemente con il riconoscimento facciale. L’intero sistema è progettato per la velocità – anche se sfidi il dominio del Partito Comunista, nel qual caso verrai arrestato velocemente e scomparirai velocemente.
Se non costruiamo un fitness club simile dietro a qualsiasi barriera tariffaria, otterremo solo inflazione e stagnazione. Non puoi arrivare alla prosperità a forza di dazi [ è come dire che che in un’azienda servono solo i tagli dei costi, senza fare sviluppo ], specialmente all’alba dell’intelligenza artificiale…Faccio notare che la Cina fa ricerca nel campo del cibo – in questo caso si tratta di carne – in modo completamente opposto a quello dell’ Occidente : Nestlè si ritira, loro investono di più. E credo, sinceramente, che abbiano ragione loro, i cinesi. Perchè loro stanno costruendo cultura, ed innovazione mentre la Casa Bianca sta distruggendo l’Istruzione e la Ricerca. La Cina avrà le competenze, l’America no.
Non entro nel merito dell’escalation attuale ma ricordo come la Cina stia lavorando per scalzare il dollaro da molti anni. Probabilmente Trump Le sta offrendo la vittoria su un piatto d’argento.