Di Giacomo Nicolella Maschietti
I numeri dell’arte, recentemente pubblicati da Clare Mc Andrew nel consueto report che Art Basel redige assieme a Ubs, non lasciano troppi dubbi: il 2024 è stato un anno di recessione. Le vendite nel mercato globale dell’arte sono diminuite del 12%, attestandosi a circa 57,5 miliardi di dollari, con il principale ostacolo alla crescita rappresentato dalla fascia alta del mercato.
Mercato Usa sempre al vertice
Dopo una forte ripresa post-pandemia fino al 2022, abbiamo registrato il secondo anno di rallentamento delle vendite, con il principale freno alla crescita rappresentato dalla fascia dei big, che si è assottigliata significativamente nel 2023 e nel 2024, creando valori aggregati inferiori, nonostante vendite più forti in alcuni segmenti a basso prezzo. Gli Stati Uniti hanno mantenuto la loro posizione di principale mercato dell’arte a livello mondiale, rappresentando il 43% delle vendite globali in valore, con una quota in aumento dell’1% su base annua. Il Regno Unito ha riconquistato la sua posizione di secondo mercato con il 18% (+1%), mentre la Cina (inclusa la Cina continentale e Hong Kong) ha perso il 4% della sua quota, attestandosi al terzo posto con il 15%.
Gallerie in sofferenza
Le gallerie sono le aziende che più hanno sofferto questa crisi, mentre le case d’asta si sono comportate in maniera composita. Se le big internazionali hanno affrontato una inevitabile contrazione, molte realtà locali hanno rappresentato il buen retiro per i collezionisti di razza, colti e attenti, non propensi alla speculazione, che riescono a trovare in questi momenti complessi ottime opportunità d’acquisto. D’altronde è una delle massime storiche di Warren Buffet: “Sii timoroso quando gli altri sono avidi, sii avido quando gli altri sono timorosi”. PRIVATE ha intervistato Guido Vitali e Pier Matteo Carnaroli, del dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea di Wannenes, per comprendere più nel dettaglio le tendenze attuali e future.
Quali sono state le aggiudicazioni più significative delle vostre ultime aste di arte moderna e contemporanea?
Le vendite più significative delle ultime aste hanno visto aggiudicazioni di grande rilievo, tra cui spicca sicuramente il record mondiale di vendita per un’opera di Kurt Seligmann, Game of Chance No. 2, datata 1949, che ha raggiunto 575.100 euro, superando ampiamente la stima iniziale di 40 mila – 60 mila euro.
Durante la stessa vendita del 4 luglio 2024, ha raggiunto un risultato notevole anche Senza titolo (1979-81) di Mario Schifano, battuto a 62 mila euro.
Il secondo top lot del 2024 per il dipartimento è però Two Towers Designer (1968), olio su tela di Mikulas Medek che è stato venduto durante l’asta del 5 dicembre a 212.600 euro.
Ci potete anticipare alcune delle opere più importanti che presenterete nelle prossime aste? Ci sono nomi o nuclei collezionistici di rilievo?
Fra le opere più attese, il dipinto Minotauro (1981) di Bahman Mohasses, pittore, scultore e regista iraniano noto per il suo stile eclettico. Mohasses ha creato uno stile pittorico caratterizzato dalla completa assenza di riferimenti all’arte persiana, inserendo nelle sue rappresentazioni elementi mitologici e figure surreali con una visione critica e provocatoria della società e della condizione umana.
Anche Mikulas Medek sarà protagonista con Senza titolo (1968), un’opera che fa parte dei lavori realizzati dall’artista ceco durante la sua permanenza in Italia, quando, tra il 1967 e il 1968, si trovava a Genova ospite della Galleria La Bertesca per la sua prima mostra personale all’estero.
Non mancherà infine una scultura di Medardo Rosso, Enfant juif, dedicata a Milo Beretta, giovane uruguaiano con cui Rosso ebbe un rapporto di “allievato” nei primi anni ’90 dell’Ottocento. L’opera fa parte di un importante aggiornamento del catalogo ragionato dell’artista, curato dalla Prof.ssa Paola Mola.
Quali sono le principali tendenze che avete osservato nel mercato dell’arte moderna e contemporanea nell’ultimo biennio, in particolare in Italia?
La tendenza osservata nell’ultimo biennio, per quanto riguarda l’arte moderna e contemporanea, è certamente un rafforzamento dell’interesse dei collezionisti italiani ed esteri per le opere storicizzate le cosiddette “blue chip” ovvero le opere d’arte più costose con una solida affermazione sul mercato e un valore ormai consolidato nel tempo.
Quanto incide la componente speculativa nelle scelte dei collezionisti e degli investitori? Si può parlare di arte come asset class in senso pieno?
La componente speculativa gioca indubbiamente un ruolo importante nelle scelte di molti collezionisti e investitori. L’aumento dell’inflazione ha certamente contribuito ad un maggior interesse verso le opere storicizzate dei sopraccitati artisti “blue chip”, considerate veri e propri “asset class” capaci di tutelare gli investimenti in tempi di insicurezza politica ed economica.
Dal vostro osservatorio, quali artisti italiani del Novecento e del contemporaneo stanno vivendo una rivalutazione sul mercato secondario?
Negli ultimi anni, alcuni artisti italiani del Novecento stanno vivendo una rivalutazione e un riconoscimento sul mercato nazionale e internazionale significativi. Fra questi non possiamo non citare Alighiero Boetti, Salvo, Carla Accardi e Valerio Adami.
In un contesto economico incerto, quali sono i fattori che rendono un’opera d’arte moderna e contemporanea un “bene rifugio”?
Il fattore primario da prendere in considerazione prima di acquistare un’opera d’arte moderna e contemporanea e per far si che si possa trasformare in un “bene rifugio” è la scelta del periodo di esecuzione della stessa. Bisogna scegliere con accuratezza il periodo migliore del processo pittorico di un artista e, se possibile, un soggetto che sia atipico o inusuale, ma pur sempre riconoscibile.
Le aste online e i nuovi strumenti digitali stanno cambiando il profilo dell’acquirente? Vedete un allargamento del pubblico e dell’interesse da parte delle nuove generazioni?
Le aste online ci hanno permesso di avvicinare un numero sempre più crescente di nuovi clienti e collezionisti da ogni parte del mondo. Abbiamo poi notato un abbassamento del livello medio di età da parte degli acquirenti delle aste sopra descritte probabilmente per via dell’impegno di spesa inferiore rispetto alle opere presenti nelle aste tradizionali.