Negli ultimi anni, il mercato dei co-investimenti nel private equity ha registrato un’espansione senza precedenti. Secondo i dati Pitchbook, il capitale raccolto per i co-investimenti con gestori di fondi è passato da 4 miliardi di dollari nel 2010 a oltre 10 miliardi nel 2022. A fronte di un mercato del private equity globale che potrebbe raggiungere i 5,8 trilioni di dollari entro il 2025, la quota dei co-investimenti è destinata a rimanere rilevante.
«Questa crescita è alimentata sia dalla necessità dei gestori di fondi di individuare nuove fonti di capitale, sia dall’interesse degli investitori istituzionali per strutture più efficienti in termini di costi», spiega Giambattista Chiarelli, Head of Institutional di Pictet AM. A rendere ancora più centrale il ruolo dei co-investimenti è l’ambiente di raccolta sempre più selettivo, che spinge i General Partners (GP) a ricorrere a capitali supplementari per chiudere le operazioni.
Vantaggi per gli investitori istituzionali
Oltre alla convenienza economica, i co-investimenti offrono importanti benefici strategici. «Consentono un’esposizione diretta a singole operazioni, maggiore controllo e trasparenza», osserva Marco Ghilotti, senior manager institutional clients di Pictet AM. «Inoltre, vengono generalmente proposti senza commissioni di gestione e senza carried interest, elementi che influiscono in modo molto positivo sui rendimenti netti per i Limited Partners».
Tra gli altri vantaggi, vi è anche la possibilità di costruire un portafoglio altamente personalizzato, grazie a un’esposizione mirata per settori, aree geografiche e fasi di investimento. «Il nostro approccio include una due diligence aggiuntiva svolta dal co-investitore, il che fornisce un ulteriore livello di controllo e qualità nella selezione delle opportunità», aggiunge Ghilotti.
Un’opzione su misura per investitori sofisticati
I co-investimenti si stanno affermando come una soluzione particolarmente adatta a investitori istituzionali con orizzonti di lungo termine e una buona capacità di analisi, come fondi pensione, fondi sovrani e family office. «Questi investitori vogliono maggiore controllo, costi ridotti e l’opportunità di sfruttare le proprie competenze per ottimizzare i portafogli», sottolinea Chiarelli. I family office, in particolare, si dimostrano tra i più ricettivi, grazie alla possibilità di adottare un approccio d’investimento fortemente personalizzato.
Sostenibilità al centro: la strategia Environment Co-Investment
Un capitolo a parte merita l’attenzione crescente per i temi ambientali. «La transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio rappresenta un’opportunità di investimento concreta», afferma Ghilotti. In questo contesto si inserisce la strategia *Environment Co-Investment* sviluppata da Pictet, che mira a investire in aziende innovative nel campo della sostenibilità ambientale e dell’energia pulita.
«Con questa strategia, intendiamo combinare rendimenti interessanti con un impatto ambientale positivo», aggiunge Chiarelli. «È un approccio che riflette la nostra volontà di rispondere sia alle esigenze finanziarie dei clienti istituzionali sia alla crescente domanda di investimenti responsabili».
Verso il futuro del private equity
In uno scenario in continua evoluzione, i co-investimenti si affermano come una risposta flessibile ed efficiente alle esigenze degli investitori più sofisticati. «Sfruttando la nostra rete globale e l’esperienza maturata, continueremo a offrire soluzioni di co-investimento mirate e in linea con le dinamiche di mercato», conclude Chiarelli.
Un messaggio chiaro: il futuro del private equity passa anche da strategie intelligenti, sostenibili e collaborative.