ETF e fondi passivi allo specchio, questione di obiettivi

Fondi passivi ed ETF appaiono simili ma differiscono per liquidità, meccanismi di trading, classi di azioni, trasparenza, ampiezza dell’esposizione e costi. Con riferimento alla liquidità e ai meccanismi di trading, gli ETF permettono il trading intraday, in quanto sono negoziati su mercati regolamentati, mentre i fondi passivi hanno un ciclo giornaliero di sottoscrizione e di rimborso, che può avvenire solo nei confronti della società di gestione. In termini di ampiezza dell’esposizione, per gli ETF è maggiore, poiché essi sono disponibili su un più elevato numero di indici sottostanti, consentendo di esporsi anche a tematiche di investimento piuttosto particolari (es. robotica).

Trasparenza
I provider di ETF, tipicamente, pubblicano online i costituenti del fondo su base giornaliera, mentre la trasparenza dei fondi passivi può variare e dipende dagli accordi contrattuali tra la società di gestione e l’investitore.

Ampiezza dell’esposizione
Con più di 4.500 prodotti disponibili a livello globale, gli ETF offrono un’ampia varietà di esposizioni su asset class, aree geografiche, Paesi, settori e duration. L’offerta di fondi passivi, in genere, risulta molto meno ampia (fonte: Investment Company Institute, 2017).

Costi
Gli investitori, nel processo di selezione dei fondi, si concentrano sull’analisi delle commissioni di gestione e sull’ammontare aggregato delle spese correnti (Total Expense Ratio, TER).
Un primo aspetto da tenere presente è se l’investitore debba ancora intraprendere l’acquisto dello strumento oppure se stia valutando opzioni quali la sostituzione di esso.
Occorre quindi considerare un costo complessivo del processo di investimento (Total Cost of Ownership, TCO) composto da:
costi di acquisto; l’onere, considerando l’acquisto in borsa, è approssimabile alla metà del differenziale (fonte: NoRisk) tra il prezzo denaro e quello lettera (bid/ask spread);
costi di detenzione; l’indicatore ottimale è rappresentato dalla tracking difference, ovvero della differenza di rendimento tra il fondo passivo e l’indice sottostante. Tale ammontare comprende sia la parte commissionale (TER), sia altri oneri come gli spread sugli swap se l’ETF è a replica sintetica e gli oneri per il ribilanciamento se a replica fisica. A parziale compensazione vi sono gli introiti derivanti dal prestito titoli (securities lending);
costi di vendita; il processo di dismissione dell’investimento comporta degli oneri assimilabili a quelli di acquisto.


Gli ETF tendono ad avere minori costi di negoziazione, mentre i fondi passivi possono talvolta presentare minori costi di gestione e operativi. Gli investitori devono pertanto effettuare la loro scelta in termini di efficienza di costo sulla base della frequenza con cui pensano di effettuare operazioni di trading sullo strumento e sulla base del loro orizzonte temporale dell’investimento.

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