Maldari (Aberdeen Am): small cap Usa, parola d’ordine selezione

Le small cap statunitensi rappresentano un’asset class in grado di offrire rendimenti interessanti, a patto di selezionare con attenzione le società. BLUERATING ne ha discusso con Patrick Maldari (nella foto), senior
investment specialist del team nord americano di Aberdeen AM.
Perché un investitore europeo deve scegliere le small cap Usa?
Per tradizione i titoli small cap hanno avuto un total return superiore su un lungo arco temporale. Riteniamo che chi investe in small cap si possa attendere rendimenti più elevati ma anche un po’ più di rischio e volatilità. Noi cerchiamo di minimizzare questa volatilità usando criteri qualitativi nella valutazione e nella selezione delle società. Se si guarda alla crescita degli utili delle aziende small cap, in passato sono saliti dell’11%, un ritmo più elevato di quello delle società dell’S&P500, pari al 10%. Occorre anche tenere presente che le piccole aziende sono più esposte al ciclo di business. Crediamo che l’economia migliorerà rispetto al 2% dei 7-8 anni precedenti, raggiungendo il 2,6 -2,7% nel corso dei prossimi 2-3 anni. In questo contesto a crescita più rapida le small cap dovrebbero avere risultati migliori rispetto alle aziende a grande capitalizzazione. La crescita dovrebbe sostenere i prezzi e le valutazioni. Un altro elemento che ha un impatto sulle piccole imprese è il livello dei tassi d’interesse, ora molto basso negli Usa. Un
contesto in cui i tassi restano bassi e il rendimento del Treasury a 10 anni resta sotto il 4% è favorevole alle small cap e ai multipli P/E futuri delle piccole imprese che scambiano a una o due volte piùdella media di lungo periodo. Dal nostro punto di vista, un periodo di crescita un po’ superiore, quando non ci sono pressioni sui salari, sull’inflazione o sui tassi d’interesse, può essere positivo per le small cap americane.
In questo contesto quali sono le vostre scelte per settori o società?
Il fondo dedicato alle small cap americane ha tradizionalmente evitato alcuni settori, come quello delle utility che negli Usa è regolato dal governo quindi i rendimenti degli azionisti sono trattenuti dal governo. Abbiamo anche evitato o sottopesato i trust immobiliari: non riponiamo fiducia in essi perché si finanziano nel momento sbagliato
del ciclo di business. Tipicamente raccolgono capitale quando le valutazioni immobiliari sono inrialzo e i tassi di capitalizzazione – misura usata per confrontare gli investimenti immobiliari data dal rapporto tra reddito operativo
netto generato da un asset e il costo d’acquisto o il suo valore di mercato corrente – sono in calo e quando raccolgono questo capitale lo reinvestono a tassi molto bassi, cosa che non promette nulla di buono per l’asset class. Un’altra
area che solitamente sottopesiamo è quella del biotech o della sanità. Queste aziende non passano i nostri test di qualità, sono troppo rischiose, usano maggiormente la leva finanziaria e hanno risultati estremi, del tipo vinci o perdi. Avendo dei sottopesi in alcune aree abbiamo ovviamente anche dei sovrappesi, tipicamente in aree come industriali, materiali, beni di consumo di base e beni voluttuari. Nel corso degli anni in cui abbiamo gestito il fondo siamo stati in grado di individuare società a crescita superiore in queste aree rispetto a quelle citate in precedenza. Un esempio di azienda del settore industriale potrebbe essere Beacon Roofing Supply, la posizione principale dell’Aberdeen Global – North American Smaller Companies Fund, che fornisce materiali per i tetti a vari negozi al dettaglio in tutti gli Stati Uniti. La società opera in un settore in consolidamento, ha guadagnato quote di mercato, è arrivato un nuovo ad molto scrupoloso nel contenere i costi ed è stata un gran bell’investimento per gli azionisti.
Quali riforme potrebbero dare una spinta al settore?
Donald Trump non è molto simpatico alla maggior parte dei media: ma pensiamo che in gran parte quest’idea negativa sia espressione delle sponde est e ovest degli Stati Uniti. Quando guardiamo alle aziende non ci limitiamo però a quelle sulle coste: molte sono localizzate nel centro degli Usa e sono ottimiste sul business. La normativa sta
migliorando, fanno affidamento sulla spesa in infrastrutture dell’amministrazione Trump, ritengono ci saranno riforme in ambito sanitario, energetico e dei servizi finanziari. Se si realizzassero, le riforme dovrebbero tutte giocare
a favore di queste società. Ma l’elemento chiave per le small cap è la riduzione della pressione fiscale, perché l’imposizione fiscale media per queste aziende è del 33%, quindi qualunque cambiamento nella struttura fiscale sosterrà gli utili, la profittabilità e la capacità delle società di consegnare rendimenti importanti agli azionisti.

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