La scommessa FinecoBank

…ha generato un flusso di raccolta netta pari a 721,980 milioni, seconda soltanto a Banca Mediolanum, regina indiscussa delle mondo delle reti. Un buon successo per la rete della banca diretta che fin dal suo debutto ha inaugurato un nuovo modello tutto online, pochi sportelli fisici call center dedicato e piattaforma di trading. Un modello che alcuni avevano giudicato “azzardato” per il mercato italiano, ancora legato alla fisicità dell’istituzione bancaria, e poco propenso all’utilizzo delle strutture informatiche. E anche quando si finalizzò la fusione di Xelion Banca in FinecoBank nel luglio del 2008 nacquero delle remore sulla coniugazione tra due modelli completamente differenti. Xelion Banca, premiata non solo dai dati, ma anche dagli stessi promotori che ne amavano e condividevano il modello. Una delle reti più corpose presenti in Italia e tra le prime a credere nell’architettura aperta. L’aggregazione con FinecoBank sembrava quindi impossibile o comunque spinosa. Opinioni confermate dalla decisione di FinecoBank di cancellare i chief manager e creare una struttura diversa. Addio manager. Addio vecchio modello Xelion.
Da quel momento prevalse Fineco. Si inaugurò l’era FinecoBank o meglio l’era di Alessandro Foti. Infatti la banca diretta incarna appieno le caratteristiche del suo amministratore delegato. Uomo schivo, di poche parole, che ha creduto fin dall’inizio in questo modello.
Chi lo conosce bene dice che il manager ha due grandi passioni: lo sport e l’innovazione. E quest’ultima sicuramente sposa appieno l’idea di banca che egli aveva in mente. Nelle poche volte in cui si è concesso alla stampa, Foti ha sempre sottolineato che oggi la clientela di FinecoBank è trasversale, consapevole, soddisfatta della struttura che trova, caratterizzata da quasi 3.400 fondi di 48 società di gestione.

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