Risparmio gestito, anche in Italia qualcosa si muove

Il 2010 sembra poter rappresentare un anno di svolta per il settore finanziario italiano e per il risparmio gestito in particolare. Così mentre a Piazza Affari tengono banco i rumors attorno al destino di Alessandro Profumo, “costretto” al compromesso sul “bancone” (il cui destino verrà deciso solo il 13 aprile, dopo le regionali, per dar tempo alle Fondazioni socie di valutare il da farsi) e a distribuire un dividendo di 3 centesimi per azione ordinaria (4,5 centesimi per titolo di risparmio) dopo aver chiesto 7 miliardi di euro di mezzi freschi nei precedenti 12 mesi agli azionisti, lo stesso banchiere si incarica di smentire, per ora, l’ipotesi di uno sbarco sul listino della controllata Pioneer Investments, spiegando che occorre lasciare “che il nuovo Ceo (Roger Yates, che a inizio anno ha sostituito Dario Frigerio, ndr) analizzi la situazione e poi definiremo i prossimi passi”.

Se UniCredit frena, Intesa Sanpaolo marcia spedita con il deposito in queste ore in Consob della bozza di prospetto informativo in vista dell’Ipo di Banca Fideuram, operazione che dovrebbe riportare sul listino il 60% circa della banca guidata da Matteo Colafrancesco (anche se resta da definire la questione Fideuram Vita, fusasi a suo tempo con Eurizon Vita), mentre anche tra i “pesi medi” vi è fermento.

Fondiaria-Sai, ad esempio, ha annunciato di aver ceduto una quota di partecipazione pari a 450 mila azioni ordinarie (il 90% del capitale sociale) di Sai Asset Management Sgr Spa ad Alberto Foà, Roberto Brasca, Giordano Martinelli e Giovanni Brambilla. Ciascuno dei 4 acquirenti ha acquistato 112.500 azioni, ovvero il 22,5% del capitale sociale di Sai Asset Management Sgr, mentre Fondiaria-Sai ha deciso di mantenere una partecipazione pari al 10% “nella prospettiva del progetto industriale degli acquirenti che si basa, oltre che sullo sviluppo della ordinaria attività di gestione collettiva ed individuale del risparmio, anche sul potenziamento e valorizzazione dell’attività di consulenza in favore di investitori sia privati che istituzionali”.

Se avete una sensazione di deja vù non siete i soli, dato che Foà è l’ex amministratore delegato di Anima Sgr, di cui Brasca e Martinelli erano consiglieri di amministrazione e responsabili investimenti azionari, mentre Brambilla era un gestore azionario della Sgr che ora fa capo a Bipiemme dopo la fusione intervenuta fra la “vecchia” Anima e Bipiemme Gestioni Sgr dopo l’opa lanciata a 1,45 euro per azione dalla stessa Bpm su Anima Sgr a fine 2008.

Il tutto mentre dalle parti di Bankitalia si continua a lavorare per arrivare ad una riforma della normativa che regola le Sgr e più in generale il settore del risparmio gestito, riforma che non si limiterebbe alla perequazione fiscale da tempo chiesto dai gestori italiani tra i fondi di diritto italiano e quelli di diritto straniero ma che potrebbe portare ad una maggiore autonomia delle Sgr stesse rispetto alle banche proprietarie.

Di carne al fuoco, insomma, pare esservene molta e mentre da parte dei dipendenti e PF di UniCredit si levano richieste di una semplificazione del modello organizzativo di un gruppo apparso “troppo ingessato” di recente, ma anche di “democrazia a favore di noi sudditi, promotori e dipendenti”, il nostro invito è come sempre ad esprimere un vostro parere, inviando i vostri commenti qui.

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