Rischio Grecia: le banche italiane hanno gli anticorpi

Il rischio che la Grecia esca dalla zona euro e abbandoni la moneta unica spaventa, e non poco, i mercati finanziari. Ma il settore bancario italiano è tra i più immunizzati di fronte a questa possibilità. Lo ha dichiarato l’amministratore delegato di UniCredit, Federico Ghizzoni, a margine dell’assemblea di Confindustria, aggiungendo che gli istituti di di credito del nostro Paese “di fatto non hanno esposizione verso il debito di Atene. È più un discorso di volatilità sul mercato, che di impatto diretto”.

A ribadire le rassicurazioni anche il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari secondo il quale l’ipotesi di un uscita di Atene dall’eurozona è pericolosa nel momento in cui “viene meno il senso della comunità ed è proprio la comunità a essere messa in gioco”. L’auspicio, insomma, è che la Grecia resti nell’euro. “Dalle dichiarazioni dei capi di stato mi sembra siano contrari a questa ipotesi: tutti hanno detto che la Grecia deve rimanere nell’euro”, ha commentato lo stesso Mussari. E riguardo agli eurobond, Mussari spiega che “il tema è più di comunità; se c’è qualcuno in difficoltà, merita di essere sostenuto se si comporta bene e fa i compiti a casa”.

Ma intanto non sono poche le istituzioni che si interrogano sui possibili scenari futuri di un eurozona senza la Grecia. Una di queste è Citigroup che assegnano una probabilità del 50-75% al divorzio di Atene, anticipando contestualmente un’azione aggressiva, da parte dei policymaker, per proteggere gli altri paesi che potrebbero finire sotto attacco. Nell’ultimo aggiornamento sulla strategia azionaria della casa, gli analisti bancari di Citi sono convinti che, se isolata, l’uscita della Grecia dal blocco della moneta unica sia gestibile, stimando l’esposizione combinata di pubblico e privato a 410 miliardi di euro, di cui 360 miliardi a capo di Bce, Efsf, Ue e Fmi. Nel report gli esperti della banca d’affari statunitense elencano, fra le possibile misure per impedire il contagio: nuovi Ltro, garanzie sui depositi, ricapitalizzazione delle banche, requisiti di rigore più bassi, tagli ai tassi, nuovi pacchetti di aiuti della Troika, ulteriori acquisti di governativi e un aumento dei fondi destinati ai salvataggi.

 

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