Mediobanca, Nagel indagato su presunto patto con i Ligresti

NAGEL INDAGATO – Alberto Nagel finisce nell’occhio del ciclone. L’amministratore delegato di Mediobanca è indagato per ostacolo all’autorità di vigilanza, ed è stato interrogato per sei ore dal pm di Milano Luigi Orsi sul presunto patto segreto con la famiglia Ligresti nell’ambito del progetto di integrazione del gruppo Unipol con Premafin-Fonsai, aggiungendo un nuovo tassello alla storia infinita dell’operazione. Al termine dell’interrogatorio, lo stesso Nagel ha ribadito di non aver stipulato alcun accordo con i Ligresti, e di aver solo sigliato “per presa conoscenza” un semplice elenco di desiderata della famiglia scritto da Jonella Ligresti, figlia di Salvatore, che non ha avuto alcun seguito.

BUONUSCITA PER LA FAMIGLIA LIGRESTI – Il numero uno di piazzetta Cuccia, scrive l’agenzia di stampa Reuters citando fonti investigative, è stato iscritto sul registro degli indagati da alcuni giorni e che gli era stato notificato un invito a comparire.  Al centro di quest’ultimo capitolo dell’indagine condotta dal pm Orsi c’è il presunto patto che la famiglia Ligresti sostiene sia stato sottoscritto per garantire al patron del gruppo e ai suoi figli una buonuscita per uscire di scena e consentire la fusione con Unipol, eludendo le indicazioni impartite da Consob. Mediobanca ha ribadito nei giorni scorsi di non aver stipulato alcun accordo con i Ligresti, dopo che la procura ha sequestrato un documento in cui a Salvatore Ligresti verrebbe riconosciuta tra le altre cose una buonuscita pari a 45 milioni di euro.

SALVATORE LIGRESTI AL CENTRO DELL’INCHIESTA – Nagel è stato iscritto in concorso con Salvatore Ligresti, che già da oltre un anno ha a suo carico questa ipotesi di reato anche per altri fatti. Ligresti è anche al centro del nucleo principale dell’inchiesta aperta dalla procura di Milano sulla vicenda del gruppo assicurativo con le ipotesi di manipolazione del mercato e bancarotta.

CHIUSI GLI AUMENTI DI CAPITALE – Intanto ieri gli aumenti di capitale da 1,1 miliardi ciascuno di Fondiaria Sai e Unipol si sono chiusi con un’elevata percentuale di inoptato: finora è stato sottoscritto il 68,2% delle nuove azioni ordinarie FonSai e il 22% delle nuove azioni risparmio di categoria B per un controvalore di 666,3 milioni, mentre per quanto riguarda Unipol è stato sottoscritto circa il 73% del capitale ordinario e il 43,11% di azioni privilegiate, per un controvalore complessivo di 725 milioni di euro.

SATOR E PALLADIO REVOCANO L’OFFERTA
– Hanno invece gettato la spugna i fondi Sator e Palladio che, dopo il no del Consiglio di Stato al loro ricorso, hanno notificato al cda di FonSai la revoca dell’offerta per un progetto di investimento nel capitale della compagnia assicurativa, in quanto incompatibile con il perfezionamento dell’aumento di capitale.

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