Presidenza Apf, adesso parla Maurizio Bufi (Anasf)

PAROLA AL PRESIDENTE BUFI – Dopo numerosi interventi e contributi al dibattito sulla presidenza Apf innescato dal direttore di BLUERATING Andrea Giacobino (vai qui per leggere l’articolo), ora a prendere la parola è Maurizio Bufi (nella foto), presidente dell’Anasf. Di seguito, la lettera che ha inviato al direttore.

Gentile direttore,

ho notato, e apprezzato, la ricorrente attenzione che lei ha inteso in queste settimane dedicare agli scenari evolutivi dell’Organismo di gestione dell’Albo dei promotori finanziari (Apf), in particolare con il suo articolo “La casa della consulenza non diventi una miniConsob”. Sollecitato da alcune delle sue argomentazioni, desidero intervenire sul tema, che – tra l’altro – ha avuto anche un supplemento di dibattito, specificamente in ordine alla governance apicale dello stesso Organismo.

BENVENUTO ALBO UNICO
– Intanto, mi associo alla sua benaugurante previsione che si addivenga a un Albo unico, ricomprendente anche i soggetti che prestano la consulenza fee only, con le relative attribuzioni in materia di vigilanza su tutti gli operatori che svolgono attività di promozione, collocamento e consulenza. Ciò contribuirà a rendere il mercato finanziario, per la parte relativa ai soggetti distributori di prodotti e servizi finanziari, assicurativi e previdenziali più moderno, più efficiente e più trasparente. Indipendentemente dall’esito positivo o meno e dai tempi necessari perché prenda forma tale configurazione, la questione “vigilanza” va affrontata e risolta in capo ad Apf, non solo in ragione della distonia, ingiustificata, con gli altri Organismi nati successivamente o quelli che verranno, ma anche perché riteniamo che l’approdo alla vigilanza sugli operatori sia naturale in seno all’Apf medesimo, per come è stato concepito e per le peculiarità sviluppate in questi anni. Più nello specifico, e come ho già avuto modo di ribadire in altre sedi, la nostra associazione ritenendo maturi i tempi e necessarie le relative assunzioni di responsabilità, intende con tale approccio nei confronti del legislatore, dare il proprio contributo per il superamento dello stallo che riguarda una piccola parte di soggetti, che ancora operano in un limbo, e nel contempo affermare alcuni principi e porre alcune condizioni, che ritengo legittime e condivise dalla stragrande maggioranza dei promotori finanziari italiani.

NO ALLA MINICONSOB – Come lei giustamente auspica, l’obiettivo non è certo quello di creare una miniConsob, intendendo con ciò la trasformazione di un organismo privato in uno pubblico o para-pubblico attraverso una modifica della governance che ne appesantirebbe funzioni e compiti. Cosa diversa è – riconfermando la forma giuridica del soggetto (cioè un’associazione tra associazioni di natura privata) – la “funzione” pubblica, che si realizza attraverso la tenuta e la gestione di un Albo, a beneficio degli iscritti e a tutela del pubblico risparmio, con una organizzazione che poggia le sue fondamenta sulla buona prassi di avvalersi dei rappresentanti delle categorie interessate, cioè dei promotori finanziari e dei soggetti abilitati. È probabile che l’attuale struttura di Apf debba essere modificata, integrata e/o ampliata in ragione delle auspicate nuove funzioni (ma questo sarà conseguente al nuovo scenario), sulle quali peraltro lo stesso Apf ha già sviluppato con lungimiranza specifici studi preliminari, nonché indirizzato alcune scelte di bilancio. Quel che è certo, oggi e in futuro, è almeno il 50% di rappresentanza riconducibile ai promotori finanziari, tramite l’Anasf. Ci troviamo nell’imminenza del rinnovo degli organi sociali, che segue un periodo di start up conclusosi dopo sei anni di intensa attività, non priva di problematiche nei rapporti interni, ma complessivamente di stampo positivo, sia in termini di efficentamento della struttura sia riguardo l’innovativo approccio alla valorizzazione del ruolo e dell’immagine dei promotori finanziari, intesi come operatori qualificati.

PRESIDENZA APF, LE PROPOSTE ANASF – Come è noto, i soci esprimono i rispettivi candidati al consiglio direttivo e ciò rientra nella loro insindacabile prerogativa, sancita dallo statuto, di individuare le persone più rispondenti all’importante ruolo che andranno a ricoprire. Così come, la funzione di rappresentanza e di responsabilità è affidata alla presidenza (e in sua vece alla vicepresidenza), che non può che essere espressione condivisa di tutti i soci presenti in Apf. L’Anasf si è fatta carico di individuare soggetti da proporre per ricoprire un incarico di natura prevalentemente istituzionale, figura di sintesi tra i diversi profili di appartenenza dei soci stessi, ma comunque complementari, espressione di sensibilità e di prossimità al mondo dei promotori, nonché con un indiscusso bagaglio di competenze.

TEMPISTICA DISCUTIBILE
– Su questo passaggio relativo alla presidenza dell’organismo si è anche aperto un dibattito sulla sua testata, sul quale vorrei spendere alcune brevi riflessioni. Come è facile immaginare, un tema – quello dell’attribuzione della presidenza ad un promotore finanziario – che è ben presente in Anasf e non da oggi. Intanto, trovo che chi ne ha parlato non ha peccato di emotività, semmai di un timing discutibile. Infatti, se è assolutamente legittimo, in linea di principio, porre la questione di un presidente di Apf individuato nel novero dei promotori finanziari (quindi egli stesso un promotore) e del fatto che i requisiti di garanzia e di indipendenza o di terzietà possano essere svolti con competenza, equidistanza ed equilibrio anche da un diretto rappresentante della categoria, è anche necessario che debbono ricorrere alcune condizioni di partenza. Posto l’attuale quadro di riferimento normativo e regolamentare, vanno innanzi tutto costruiti i rapporti interni tra i soci, devono maturare i tempi e infine – last but not least – occorre aggregare non solo i consensi utili, ma nella fattispecie, anche unanimi. Un’altra strada può essere percorsa attraverso una radicale modifica legislativa. Esistono, oggi, le suddette condizioni, contemporaneamente? Scindiamo, quindi, ciò che è legittimo rappresentare e auspicabile in prospettiva, da ciò che è realizzabile nell’immediato, correndo il rischio di apparire velleitario.

DA PROMOTORI A CONSULENTI
– Esistono, viceversa, i presupposti affinché in questo percorso, che ho definito evolutivo, si inserisca – in quanto anch’esso conseguente alle suesposte ragioni e naturale approdo di un’altra evoluzione, quella verso la consulenza – il tanto invocato cambio di denominazione dei promotori finanziari in consulenti finanziari. La storia e la cronaca degli ultimi trent’anni di attività hanno trasformato la percezione di chi vive la nostra attività, il proprio ruolo di guida, il carico di responsabilità, l’immagine e la reputazione, la dimensione financo “sociale” nella giustificata attesa di vedere definitivamente riconosciuta lo status, implicito nella corretta denominazione di “consulenti”. Trent’anni e più, tanti quanti l’Anasf ne ha percorsi in rappresentanza dei “promotori e consulenti finanziari” italiani, anche in Europa. E’ necessaria una visione organica e d’insieme, che rifugga da un approccio corporativo o chiuso in se stesso, al contrario aprendosi ad una dimensione al passo con i tempi che cambiano, anche rapidamente. Ecco allora che la “casa della consulenza” diventa il simbolo di una definitiva affermazione della nostra categoria, sia in termini di oggettiva rappresentazione della realtà sia in termini di senso comune, nonché sotto il profilo professionale e reputazionale. Con queste alte sfide, come per altre ugualmente sensibili, l’Anasf intende misurarsi nel rispetto delle diverse sensibilità, che su argomenti come questi sono comprensibili.

Con le più vive cordialità

Maurizio Bufi

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!