Zanaboni (Aipb): una marcia in più per i private banker

UN ANNO POSITIVO PER L’INDUSTRIA DEL WEALTH MANAGEMENT – Il 2013 sarà ricordato come un anno positivo per l’industria del wealth management. A confermarlo sono gli indicatori di performance del settore. La crescita degli asset gestiti dall’industria è andata bene: nonostante l’incremento sia dovuto più alla performance dei portafogli che ai nuovi flussi, il private banking registra nei primi tre trimestri un +2,9%. Per il futuro ci aspettiamo sicuramente l’intensificarsi del contesto competitivo.

PROTEGGERE I PATRIMONI DEI CLIENTI – Se da un lato la generazione di nuova ricchezza da parte delle famiglie high net worth italiane, escludendo il contributo delle performance, è ancora inferiore rispetto al periodo precedente alla crisi, dall’altro lato aumenta la necessità di migliorare la composizione dei ricavi da parte delle banche. Negli ultimi anni l’obiettivo primario a cui si sono dedicate le strutture di private banking è stato quello di proteggere i patrimoni dei clienti dalle turbolenze, lavorando sui fondamentali. Il private banking ha cercato di costruire il suo valore nella capacità di decodificare la complessità, tipica dei momenti di forte instabilità, a favore di una migliore comprensione delle scelte percorribili.

LE ASPETTATIVE DEL CLIENTE SONO CAMBIATE – In questa fase, che speriamo possa essere definita di uscita dalla crisi, le aspettative del cliente sono cambiate, fondandosi su un nuovo sistema di valori all’insegna della semplicità e della concretezza. Al servizio viene sempre più richiesta una personalizzazione che parta dai bisogni dei singoli individui e anche al private banker è richiesta un’evoluzione del suo ruolo verso la mediazione culturale tra banca e cliente e di supporto per la semplificazione. Infine, in questo contesto di cambiamento, è necessario che l’evoluzione normativa venga integrata all’evoluzione dei modelli di business, per non rischiare di cadere negli errori passati. In quest’ottica, la formalizzazione delle attività richiesta dall’Esma non è vista come vincolo burocratico, bensì come un elemento da valorizzare nella relazione con il cliente poiché volto a migliorarne la tutela.

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