iShares studia un Etf per il mondo cattolico

NUOVI STRUMENTI – Gli Etf stanno ridisegnando portafogli e mercati finanziari. Un dato su tutti: i flussi degli Etf e Etp globali sono passati dai 79 miliardi del 2000 a quasi 4000 miliardi ad aprile 2017 ,dove a fare la parte del leone è l’azionario. Solo nel mese di aprile di quest’anno i flussi sono stati pari a 40,1 miliardi di dollari e da inizio anno si parla di 228,6 miliardi. In particolare sono confluiti sull’azionario Europa, spinti apparentemente dai risultati del primo turno di elezioni in Francia e a risultati societari superiori al consensus. Gli investitori europei hanno invece venduto l’azionario statunitense. Le esposizioni azionarie Usa hanno registrato una raccolta di 170 miliardi di dollari in sei mesi, dal giorno delle elezioni americane. I fondi azionari Usa domiciliati in Europa, nel mese di aprile, hanno registrato i maggiori deflussi tra la gamma di fondi europei, con fuoriuscite pari a 1,6 miliardi di dollari. Ad aprile, con flussi pari a 1,1 miliardi di dollari, il debito dei mercati emergenti si è distinto come asset class obbligazionaria favorita, posizione mantenuta ogni mese, da inizio anno. Proseguono invece i deflussi sulla parte dei bond investment grade europei.

I VANTAGGI DEI FONDI PASSIVI – “L’industria dei fondi passivi sta ridisegnando le scelte di investimento: sul lungo termine si comportano meglio dei fondi attivi e costano meno”, afferma senza esitazione Michael Gruener, co head of sales in Europe di iShares in una conferenza stampa a porte chiuse durante la tappa milanese del Roadshow promosso da iShares e Morningstar ‘Rethink passive: experience the future’, ovvero cercare  e scambiarsi idee su quali potrebbero essere le nuove prospettive dell’industria trainate dall’utilizzo degli Etf tra Megatrend e Mifid 2. Continua: “La crescita è fortissima. A livello globale si parla oggi, tra Etf e fondi indice passivi di quasi 7 trilioni di dollari di masse coinvolte. Potrei individuare 4 trend che si faranno avanti nei prossimi mesi e che ci fanno dire che questo mercato continuerà a beneficiare di flussi in entrata, anche e soprattutto da parte di clienti istituzionali”. Ecco quali sono. “Il primo è il contesto di bassi ritorni che sta mettendo pressione all’intera industria tanto che dai fondi azionari i flussi in uscita non si fermano. Un’altra fonte di pressione molto significativa è l’impianto regolamentare, ovvero la Mifid 2. Poi c’è la tecnologia che costringe a ridurre i costi e che sta rendendo molto più accessibile l’offerta. Per questo bisogna distinguersi e offrire servizi affidabili e riconoscibili, soprattutto per la clientela retail che, altrimenti, si sposterà sul fai da te. Basti pensare che, secondo previsioni da qui al 2026, si dice che l’industria del roboadvisor (che oggi praticamente non esiste) avrà una dimensione pari a 6 trilioni di dollari. E questo cambierà l’industria del tutto”, commenta Gruener. E aggiunge: “Quarto e ultimo punto è che in alcuni mercati europei (non in tutti) la consulenza avverrà sarà solo fee based, ovvero basata solo sulle commissioni per il consulente. I prodotti passivi aumenteranno ancora. Un altro numero molto forte è il seguente: nel 2016 in Svizzera si sono convertiti in consulenza a parcella ben 250 miliardi di euro. Lo stesso sarà per il 2017 per un ammontare di 500 miliardi”.

NOVITA’ IN VISTA – Per capire la dimensione, consideriamo che l’industria dell’asset management italiana vale 2 trilioni: è dunque come se ¼ della nostra industria si trasferisse nella consulenza. Dichiara ancora l’esperto: “La clientela istituzionale, come i fondi pensione, sono sotto pressione a causa dell’invecchiamento della popolazione. Molti di questi continuano a puntare sull’obbligazionario, ma sempre di più sui fondi passivi. E stanno investendo nei team di gestione del rischio e su nuovi piani contributivi, ancora tutti da definire. Ed ecco che, infatti, anche il mercato dei bond etf è cresciuto molto: da 48 a 140 miliardi di euro in 6 anni (+20%). Di questo ammontare, noi ne gestiamo due terzi”. E sul fronte Mifid 2? “Per arrivarci preparati stiamo facendo due cose: ridurremo i costi e lanceremo nuovi prodotti e nuove strategie”, conclude. iShares tre settimane fa ha lanciato un Etf sui roboadvisor che ha già raccolto 500 milioni di dollari in tre mesi e, a oggi, ha reso il 24%. E nel futuro potrebbe prendere in considerazione di lanciare un prodotto vicino al mondo cattolico, considerando anche gli ottimi rapporti che ha con il Vaticano. Del resto, la società è abituata a muoversi nell’universo dei fondi etici: già a fine 2007 aveva lanciato tre etf Shariah compliant, fondi che selezionano società che rispondono ai dettami della Shariah, cioè che non investono in alcol, armi, determinati prodotti alimentari e pornografia.

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