Bnp Paribas IP: gli Usa rinviano il tapering, gli investitori ringraziano

NOTIZIE POSITIVE DAGLI USA – “Abbiamo modificato l’allocazione degli attivi, riducendo la posizione short in euro riconducibile al sovrappeso nel debito dei Paesi emergenti in dolalri non coperto”, cominicia così la strategia settimanale indicata dalla strategist di Bnp Paribas Investment Partners, Laura Tardino.  “La Federal Reserve ha mantenuto un orientamento pienamente espansivo (che tende ad indebolire il dollaro), mentre la BCE è riluttante a contrastare il calo dell’inflazione (che rafforza l’euro). Al momento, dunque, la politica monetaria pesa sulla valuta statunitense e pertanto abbiamo deciso di coprire la posizione nel debito emergente in dollari. Nel breve periodo, il rischio principale per le azioni è ancora chiaramente rappresentato dalla situazione politica negli USA. A nostro avviso, la ripresa economica è già stata integrata nelle quotazioni di mercato, in particolare negli USA, dove gli indici sono saliti senza che vi fosse una crescita sensibile degli utili societari. La decisione della Federal Reserve di non ridurre il programma di allentamento quantitativo per il momento è positiva, tuttavia questa mossa ha accentuato il clima d’incertezza. Di conseguenza abbiamo assunto una posizione sottopesata nelle azioni USA. Manteniamo una posizione neutra a livello globale, con sovrappesi in Europa e nei mercati emergenti e una posizione neutra in Giappone. Le conseguenze sui rendimenti obbligazionari dello stallo dei negoziati sul bilancio 2014 e sull’innalzamento del tetto del debito degli USA sono difficili da valutare. Il rischio di un’insolvenza dovrebbe far incrementare i rendimenti, ma lo status di investimento rifugio dei Treasury nelle fasi d’incertezza dovrebbe contribuire a tenerli bassi. La Federal Reserve intende ancora mantenere i redimenti su livelli modesti. Alla luce delle attuali prospettive in materia di crescita, inflazione, tassi ufficiali e situazione di bilancio, riteniamo che i rendimenti di Stati Uniti e Germania siano troppo elevati. Deteniamo una posizione sovrappesata nel settore immobiliare a livello mondiale: tale posizione è riconducibile al sovrappeso negli USA, dove riteniamo che il miglioramento dell’occupazione, il calo della percentuale di locali vacanti e la scarsa attività di costruzione di nuovi immobili rappresentano dei fattori positivi. Sempre in questo settore, deteniamo posizioni neutre in Europa e in Asia”.

MERCATI: IN CERCA DI UNA VIA D’USCITA
– “I mercati finanziari al momento sono incerti, in attesa di segnali per orientarsi: la pubblicazione degli utili societari del terzo trimestre deve ancora iniziare, mentre la pubblicazione di dati economici degli USA è stata ritardata a causa delle problematiche relative al cosiddetto shutdown (ovvero il blocco del finanziamento delle attività statali non essenziali). L’attenzione degli operatori è concentrata sull’aspro dibattito nel Congresso sul bilancio dell’anno prossimo e sul tetto del debito. Finora, la mancanza di un accordo ha favorito un aumento del nervosismo sui mercati, tuttavia gli investitori sono ancora lontani da un attacco di panico. A nostro avviso, al momento vi sono due ragioni che provocano delle turbolenze. Anzitutto quanto più a lungo dura lo shutdown, tanto più ingenti saranno i danni per l’economia. In secondo luogo, i partiti politici paiono lontani da un compromesso. In questo quadro, è comprensibile che alcuni investitori si stiano ritirando dai mercati dopo il rialzo del 16% registrato dall’indice S&P500 quest’anno”.

STATI UNITI: CONTINUA LO SHUTDOWN
– “Ad ogni modo, la fine dello shutdown non è ancora visibile, mentre il limite massimo del debito pubblico si sta avvicinando, le finanze pubbliche dovrebbero disporre di liquidità sufficiente per arrivare alla fine del mese senza insolvenza, ma a quel punto un default sarà più probabile. Le conseguenze di un’insolvenza potrebbero risultare tanto catastrofiche che riteniamo estremamente improbabile che i politici USA lasceranno la situazione degenerare sino a questo punto. Intanto, gli effetti negativi dell’impasse della situazione politica stanno divenendo visibili: la fiducia dei consumatori si è indebolita”.

FEDERAL RESERVE: YELLEN NOMINATA ALLA SUCCESSIONE DI BERNANKE  – “Come ci si aspettava, il presidente Obama ha infine nominato Janet Yellen alla successione di Ben Bernanke come presidente della Federal Reserve. La sig.ra Yellen viene considerata una colomba ai vertici della banca centrale: è certamente favorevole all’allentamento quantitativo ed al mantenimento dei tassi bassi, ma solo fino a quando l’inflazione resta sotto controllo. Il ridimensionamento del programma di acquisto di attivi a sostegno della crescita potrebbe arrivare più tardi o ad un ritmo più lento, ma tendiamo ad escludere che sarà cambiato l’obiettivo della Fed di avviare la riduzione già quest’anno”.

ZONA EURO: INFLAZIONE BASSA – “Nell’area dell’euro, un calo dell’inflazione potrebbe essere positivo per i consumatori ma bisogna evitare la deflazione. Gli indicatori prospettici stanno segnalando un miglioramento ma non una forte crescita dell’economia. Inoltre, l’elevata disoccupazione, la forza dell’euro, il rallentamento della domanda da parte dei Paesi emergenti e nuove misure di risanamento nei Paesi periferici dell’area potrebbero favorire la persistenza di pressioni deflative. Ciò potrebbe consentire alla BCE di adottare nuovi provvedimenti. A nostro avviso, è probabile che la banca centrale decida una nuova tornata di prestiti al settore bancario”.

FMI: CAMBIANO LE DINAMICHE DELLA CRESCITA – “Nelle ultime stime pubblicate, il Fondo monetario internazionale ha osservato che l’economia mondiale a tre velocità – Paesi emergenti in testa, seguiti da Stati Uniti ed Europa – erano stati rimpiazzati da una fase di transizioni multiple, caratterizzata da un probabile rallentamento delle economie emergenti che devono fare fronte alla doppia sfida rappresentata dal rallentamento della crescita e dall’inasprimento delle condizioni finanziarie.  La ripresa registrata in Europa è stata prevalentemente ciclica e non riconducibile alla recente evoluzione delle politiche economiche. Sono ancora necessarie delle riforme strutturali per “rinvigorire l’anemico potenziale di crescita”.  A nostro avviso, il recupero potrebbe essere più consistente dell’1% previsto dall’FMI e riteniamo che l’economia dell’Eurozona sia in via di risanamento (benché graduale).
Concordiamo con le stime dell’FMI, che per il 2013 prevedono una crescita del 2,5% negli Stati Uniti e di circa il 5% nei Paesi emergenti. L’espansione dell’economia del Giappone potrebbe rallentare l’anno prossimo, sempre secondo l’FMI, a causa di un’impennata dell’8% delle imposte sui consumi. Infine, resta da vedere se le riforme strutturali saranno attuate”.

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