Industria globale anche senza Ucits IV

di Biagio Campo

La globalizzazione ha toccato anche l’industria del risparmio gestito retail, grazie allo sfruttamento di economie di scala e di scopo, e di una generale convergenza degli obiettivi di investimento da parte dei risparmiatori, tuttavia se analizziamo i singoli mercati europei, in particolar modo la Francia, osserviamo come siano molto numerose le boutique finanziarie che non distribuiscono all’estero, in quanto focalizzate unicamente sulla gestione, piuttosto che sulla penetrazione di nuovi mercati, con le conseguenti problematiche legali ed operative. Il tutto, anche senza la Ucits IV.
In Italia sono poche le boutique specializzare in gestione, e comunque quelle che coinvolgono manager italiani vengono solitamente domiciliate come fondi lussemburghesi e viene lasciata all’estero, principalmente nel Regno Unito e Svizzera, la sede operativa, nonostante la politica di distribuzione privilegi il nostro paese.
Sebbene ampiamente rimaneggiate dai consistenti deflussi degli ultimi anni, spinti non solo dalla crisi del settore, ma anche da risultati di gestione al di sotto delle attese, nel mercato domestico vediamo ancora primeggiare le società prodotto delle banche collocatrici, mentre quelle specializzate, che effettivamente hanno una presenza globale, non sono molto numerose e in generale dispongono ancora di masse limitate, nonostante il trend in atto stia portando le case estere a conquistare nuove quote di mercato, come evidenziato dai dati Assogestioni dello scorso dicembre, che hanno visto le masse dei fondi domiciliati all’estero, superare per la prima volta quella dei fondi italiani.
Quando parliamo di presenza globale per l’industria del risparmio gestito dobbiamo considerare la caratteristica non primaria dello stesso, che consente l’esistenza solamente in sistemi finanziari con un certo livello di sviluppo, non ancora raggiunto da aree quali Asia ed Africa centrale.
Analizzando la gamma dei gruppi con una rete distributiva internazionale, osserviamo come ci possano essere lievi differenze nell’offerta tra i singoli mercati, per ridurre i costi legali connessi all’autorizzazione dei fondi, a seconda delle esigenze degli investitori, oppure variazioni nel nome del marchio o del prodotto, a seguito della creazione di join venture con aziende locali.
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