Addio Cognetas. Ora parte la rivoluzione Motion Equity Partners

Parte la rivoluzione Cognetas. O meglio, la rivoluzione Motion Equity Partners. Già perché la società di private equity con tre sedi, una a Londra, una a Parigi e una a Milano (quest’ultima guidata da Maurizio Bianco) ha deciso di cambiare strategia e con essa anche il nome. Se prima dunque il gruppo aveva un’ottica paneuropea con una certa dose di leva finanziaria, oggi il gruppo ha deciso di investire maggiormente in Italia e in Francia e, udite udite, riducendo al massimo la leva finanziaria.

Sotto la guida di Patrick Eisenchteter, la società è un operatore indipendente di private equity con due fondi per un totale di 2,3 miliardi di euro (uno da un miliardo liquidato recentemente e l’altro da circa 1,3). I circa 45 investitori, tutti con la società  nelle sue varie denominazioni da oltre 20 anni, sono fondazioni universitarie americane, fondi pensione, fondi sovrani mediorientali e non, assicurazioni a stelle e strisce e europee, fondi di fondi e famiglie high net worth (sei in totale, perloppiù dal medioriente, africane e asiatiche).

Con il primo fondo (il capitale è stato restituito agli investitori con un rendimento 2x) il gruppo ha ceduto società come Commarco, Ksm e Oase. Ora nel portafoglio del secondo fondo fanno parte sette società: due in italia (Argenta e Arcaplanet), una in Uk , una in Germania e tre in Francia. Oltre a 180 milioni di equity da investire per lo sviluppo del portafoglio.

“Ci stiamo pensando, dobbiamo vedere come andrà il mercato azionario, ma non escludo che Arcaplanet e Argenta tra un paio d’anni possano finire a Piazza Affari”, spiega a BLUERATING Maurizio Bianco. Di queste due società (Arcaplanet opera nei servizi per animali domestici mentre Argenta nei distributori automatici di bevande e alimenti), così come delle altre cinque in portafoglio il gruppo detiene quasi il cento per cento o quantomeno la quota di controllo.

I ricavi di Argenta e Arcaplanet, spiegano nel corso dell’incontro con la stampa i manager dei due gruppi, crescono nonostante la crisi. Nel primo caso il 2011 si è chiuso con un +5%, nel secondo con un +12%. “Business”, spiega Bianco, “che di questi tempi hanno una funzione sociale. Spesso gli operai preferiscono spendere meno alle macchinette piuttosto che andare al bar per fare colazione”. “L’unico problema”, risponde Stefano Fanti d.g di Argenta, “è che se nessuno va a lavorare perché in cassa integrazione, nessuno compra un bel niente”. Che la crisi dell’economia reale stia arrivando a impattare anche sul private equity?

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