Ing IM: nel 2014 il Messico crescerà ancora

IL MESSICO – Se da un lato le riforme strutturali stanno spingendo al rialzo la crescita potenziale del Messico, dall’altro sono positive anche le prospettive di crescita di breve termine grazie alla ripresa della domanda negli Stati Uniti, all’aumento della spesa pubblica, ai maggiori investimenti nelle infrastrutture e al graduale ammorbidimento dell’impatto delle recenti riforme fiscali sul sentiment dei consumatori e delle aziende. E’ quanto sostiene Maarten-Jan Bakkum, senior emerging market strategist di Ing IM. “Il Messico è una delle poche economie emergenti a non presentare significativi squilibri macro e questo significa un grande vantaggio rispetto alla maggior parte degli altri mercati emergenti, lasciando così spazio a una crescita del Pil superiore alla media del 2,6% registrata negli ultimi dieci anni”. Secondo Maarten-Jan Bakkum, “le riforme strutturali stanno spingendo al rialzo la crescita potenziale del paese e le prospettive di crescita immediata sono altrettanto positive”.
 
LA RIPRESA DELL’EXPORT
– “Prima di tutto, la ripresa della domanda statunitense si riflette nella performance dell’export messicano: da quest’estate, infatti, le esportazioni sono passate dallo 0% fino al 7% attuale. Dato che gli scambi verso gli Usa rappresentano il 25% del Pil messicano, se il trend positivo continuerà ciò rappresenterà un importante motore per la crescita messicana. Lasciando da parte la positività dei fattori ciclici, vi è anche un importante stimolo dato dalla forte competitività rispetto agli emergenti asiatici”. L’incremento della spesa pubblica rappresenta un acceleratore per l’economia. A settembre, un aumento improvviso di questo fattore – da una crescita dello 0% fino a toccare il 35% – suggerisce una nuova normalizzazione degli investimenti. E per i prossimi trimestri si prevede anche una forte crescita delle infrastrutture. Un altro driver positivo di crescita nel breve periodo potrebbe essere rappresentato dal graduale ammorbidimento dell’impatto negativo che le nuove riforme fiscali hanno avuto sul sentiment di consumatore e aziende. Il Congresso ha approvato lo scorso ottobre la riforma fiscale, includendo tra le varie misure prese nuove tasse sul cibo “spazzatura” e sulle bevande gasate, tasse proporzionate al guadagno per redditi alti, imposte sui dividendi, la fine delle agevolazioni fiscali nelle aree di confine e meno spazio per le deduzioni fiscali.

UN’ECCEZIONE POSITIVA NEL MONDO EMERGENTE – “Grazie alle buone prospettive di crescita e alle nuove riforme in corso, il Messico rappresenta un’eccezione positiva nel mondo emergente” conclude Maarten-Jan Bakkum. “Questi elementi, se uniti alla robusta competitività rispetto l’Asia, ai forti legami di scambio con gli Usa e alla salutare base macroeconomica con squilibri minimi, forniscono buone ragioni per apprezzare il mercato messicano”. C’è solo un elemento a sfavore: la grande sensibilità del mercato rispetto all’uscita del quantitative easing americano”. “La sensibilità è dovuta al fatto che un’ingente quantità di bond messicani è in mani straniere, circa il 58%. In tempi difficili, la vendita forzata dei bond messicani è ancor più enfatizzata dall’alto grado di commercializzazione del peso messicano (MXN), la valuta più scambiata nel mondo emergente. Gli investitori di bond riescono quindi a vendere più facilmente in Messico che in qualsiasi altro stato dell’America Latina. Si tratta di una questione tecnica che durante un sell-off sugli emergenti potrebbe comportare seri problemi per il mercato messicano, nonostante i solidi fondamentali. La vulnerabilità del peso suggerisce quindi di avere un atteggiamento cauto, ma se gli investitori in emergenti temono la continua pressione sui flussi di capitale – posizione peraltro che condividiamo – allora possono comunque tenere un sovrappeso in Messico fintanto che, per evidenti ragioni, continuano ad avere un sottopeso nei mercati più vulnerabili a causa della debolezza dei fondamentali”.

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