UN APPROCCIO ATTIVO – Mario Bortoli , capo dell’unità multi-manager di Fideuram Investimenti, si schiera a favore di un approccio attivo che eviti il ricorso ai benchmark. Basarsi su un’idea pre-determinata di “benchmarking standard” che non consideri aspetti più ampi sarebbe troppo limitante, sostiene Bortoli (nella foto) in un’intervista rilasciata a Investment Europe. “In Fideuram Investimenti abbiamo un modello di business diverso rispetto alla maggior parte degli asset manager, dal momento che tutta la nostra attenzione è rivolta alla nostra rete di oltre 5.000 private banker e financial adviser”, ha detto Bortoli, che lavora presso l’ufficio milanese di Fideuram Investimenti, focalizzato sulla selezione fondi e sull’asset allocation. “Qui multi-manager significa fondamentalmente che facciamo tre lavori. Selezioniamo fondi di terzi, gestiamo direttamente prodotti di investimento focalizzati su fondi di terzi (fondi di fondi, mandati individuali e unit linked) per un totale di circa 1,2 miliardi di euro di asset under management e una gamma di 29 prodotti. Infine, supportiamo Banca Fideuram con analisi e raccomandazioni di fondi third party”.
I BENCHMARK NON SONO TUTTO – Bortoli sostiene che, all’interno del settore, ci sia talvolta un’allocazione inefficiente di tempo e sforzi nella gestione dei portafogli dei clienti. “Poniamo che un potenziale cliente chieda un consiglio su come investire i suoi soldi: più o meno tutti gli operatori del settore adottano lo stesso approccio: cercano di capire gli obiettivi del cliente, il suo profilo di rischio, le sue preferenze e creano una specie di portafoglio di riferimento. “Da questo punto in poi, gran parte dello sforzo è rivolto a battere quel benchmark e questo è perfettamente ragionevole in teoria ma, come sempre, bisogna fare attenzione ai dettagli”. Il lavoro di Fideuram Investimenti si basa su tre obiettivi chiave, ha continuato Bortoli: in primo luogo, come detto, c’è l’obiettivo di battere il benchmark.
GUARDARE AL QUADRO NEL SUO INSIEME – Inoltre, è importante riconoscere che certe condizioni di mercato che permettono alla gestione attiva di prosperare di più rispetto ad altre. “Per esempio, quando i mercati sono guidati dal sentiment, l’analisi fondamentale diventa sostanzialmente inutile”, ha osservato Bortoli. Infine, gli investitori devono rendersi conto del fatto che battere un benchmark non è sempre la priorità e che anzi, può creare pericoli inutili. La risposta? “Guardare al quadro nel suo insieme ed evitare di rimanere intrappolari in una cornice troppo rigida”, ha concluso il manager.