L'Oracolo – Aria di crisi? No, siamo a Dubai

La crisi può andare a farsi benedire. Siamo a Dubai. Potrebbe essere il titolo di un socio-documentario dai toni ribelli. Ma la realtà sembra proprio questa. Ovunque si parla di morigeratezza, controllo dei costi e ripensamento delle dinamiche di gestione. Negli Emirati Arabi si discute invece di piste da snowboard e sci al coperto (con temperature esterne di oltre 40 gradi), grattacieli da 818 metri, isole artificiali a forma di palma e hotel a sei stelle. Poco importa del crollo del prezzo del petrolio. A Dubai la vita è diversa. Punto. Non è una questioni di moralismi, è semplicemente un dato indiscutibile.

Se è vero che il capitalismo moderno crea talvolta disparità esasperate, questo caso ne è una piccola prova. Ci si scandalizza (giustamente) per i bonus Aig, per poi non pensare che c’è chi getta soldi per fare delle finiture in oro (vero) ai rubinetti di un bidet. Ovviamente le situazioni sono differenti. Nel primo caso si è di fronte a una società che ha avuto aiuti statali, mentre nel secondo caso sono esclusivamente investimenti da parte di privati, ma la situazione lascia comunque un po’ perplessi. Anche perché, a finanziare indirettamente queste spese, ci pensa l’umanità intera (noi compresi), con la sua richiesta di petrolio, in costante aumento. Con profitti esasperati per chi ne ha il dichiarato monopolio. Ora non è questione di puntare il dito contro nessuno; occorre solo rendersi conto che il mondo è già di per se un groviglio di paradossi. Tanto vale non fermarsi al propri orto, bensì valutarlo nell’ottica, ove possibile, universale.

Pensate. Più o meno direttamente, una parte di quei 20 euro che mettiamo nelle macchiette automatiche per fare un po’ di rifornimento, la rivedremo in un bidet. Le metamorfosi, direbbe Kafka.

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