Stati Uniti e il “Government Motors”

BFC: Cole un altro campione nazionale finisce in bancarotta, ovviamente stiamo parlando di General Motors..

CK: L’amministrazione di Obama si è trovata di fronte a diversi soggetti, tutti con interessi contrastanti verso il colosso di Detroit. Manager, rivenditori, azionisti, obbligazionisti, lavoratori e pensionati, tutti sono andati da Obama a chiedere qualcosa.

BFC: cosa ha risposto a questi soggetti il Presidente degli Stati Uniti?

CK: Obama ha licenziato il management e chiuso un elevato numero di concessionari. Gli azionisti invece si sono fatti un bagno di sangue,  visto che il titolo ormai tratta sotto il dollaro di valore. Meglio è andata a fornitori e operai organizzati sindacalmente. Se il messaggio quindi è abbastanza chiaro, la strategia utilizzata è meno ovvia.

BFC: cosa intendi per strategia?

CK: Ci sono due mercati ben distinti in America, quello dei cosiddetti truck e quello delle auto. I truck includono i famigerati SUVs e altri grandi veicoli che vengono acquistati dai consumatori. Questa categoria è protetta da diverse norme tariffarie, facendo sì che i produttori, di solito, raggiungono solo il break-even per le piccole auto e fanno profitti con la vendita dei truck.

BFC: ma allora in cosa consiste il piano dell’amministrazione Obama?

CK: Il piano di Obama sembra volere cambiare poco di questa struttura di costi, difficilmente la nuova GM cambierà stipendi e orari di lavoro così da rendere il mercato delle piccole auto più profittevole. Al massimo l’attuale piano terrà in vita GM per alcuni anni fino a quando non verrà ‘fatta fuori’ dalla prossima generazione (o dalla prossima amministrazione meno generosa verso i lavoratori del settore auto).

BFC: spiegati meglio…

CK: Mettiamola così, oggi Gm sta cercando di diventare come Toyota o Honda senza però la storia di successo di questi due gruppi hanno nella realizzazione di piccole auto di qualità e con una struttura di costi molto più elevata. Mentre è verosimile che GM possa produrre delle ‘bellissime piccole auto’ più difficile immaginare che gli automobilisti americani vorranno pagare ‘un premio’ per averle nei loro garage.

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