Mercati – Bnp Paribas non si assume nuovi rischi

L’analisi settimanale elaborata da Joost van Leenders, esperto di strategie e allocazione degli investimenti di Bnp Paribas, mette in luce la strategia operata dall’istituto sui mercati finanziari. Durante la settimana scorsa, i mercati hanno dovuto assorbire numerose notizie di segno opposto, da un lato, infatti, la Grecia sta incontrando forti difficoltà nella riduzione del deficit e un membro importante del comitato esecutivo della BCE si è dimesso, dall’altro la Banca centrale europea ha lasciato intendere che vi sarà una pausa del ciclo d’inasprimento monetario, mentre il presidente Obama ha varato un programma di stimoli per l’economia.

“In un contesto caratterizzato da crescita bassa, timori di recessione e mercati instabili, siamo resti ad assumere nuovi rischi”. Secondo “i nostri analisti, inoltre, il mercato ha già ampiamente scontato il calo dell’inflazione, l’arresto dell’irrigidimento dei tassi d’interesse nel breve periodo e la possibilità di nuove misure di stimolo da parte della Federal Reserve per fare scendere i rendimenti USA a lunga scadenza”.

Tenendo conto del calo registrato dagli indicatori prospettici delle economie in via di sviluppo negli ultimi mesi, delle valutazioni negative e della dinamica in questo segmento, “abbiamo ridotto l’entità del sovrappeso nel debito dei paesi emergenti denominato in valuta locale”. Infatti, sebbene i bilanci di questi stati continuino ad apparire molto più solidi rispetto a quelli delle nazioni avanzate, “abbiamo deciso di intervenire in previsione di possibili conseguenze delle attuali turbolenze su questa tipologia di attivo, mentre non è stata modificata la ponderazione neutra sui mercati azionari emergenti”.

Al momento, si prevede che il deficit di bilancio della Grecia non registrerà miglioramenti di rilievo rispetto all’anno scorso, “suscitando lo sconcerto della cosiddetta Troika (ossia FMI, BCE e Commissione Europea) e mettendo a repentaglio l’erogazione della prossima tranche di aiuti”. Il governo di Atene ha imposto a malincuore una nuova tassa sui beni immobili, ma ciò non ha fermato le speculazioni di ambienti politici in Germania e Olanda che ventilano apertamente un’espulsione della Grecia dall’Unione Monetaria Europea. “A nostro avviso è molto improbabile che ciò accada, considerati gli ostacoli giuridici e i costi diretti di tale soluzione, senza contare i costi indiretti che potrebbe provocare un eventuale contagio ad altri paesi; in particolare il settore bancario europeo ne uscirebbe pesantemente penalizzato”.

La risposta più immediata alle turbolenze provocate dalla crisi del debito sovrano è stata data dalla BCE, che sta acquistando titoli di stato e fornisce liquidità al sistema bancario europeo. L’acquisto di obbligazioni degli stati membri ha suscitato delle controversie, come mostrano le dimissioni a sorpresa di Jürgen Stark, il membro tedesco del Comitato esecutivo e del Consiglio direttivo della BCE, considerato un falco, che rappresentava l’approccio rigido alla politica monetaria adottato in passato dalla Bundesbank. “Secondo i nostri esperti, non è realistico temere che la BCE perda progressivamente la propria indipendenza oppure che allenti l’attenzione sui prezzi al consumo”.

Una ricapitalizzazione del sistema bancario dell’Eurozona “a nostro avviso sarebbe una soluzione sensata”. In una prospettiva di lungo periodo, l’Unione Europea dovrebbe considerare anche l’emissione di Eurobonds e il rafforzamento dell’EFSF, il fondo salva stati dell’Eurozona, benché la sentenza della Corte costituzionale tedesca rappresenti un ostacolo all’istituzione di meccanismi permanenti di sostegno finanziario.

Considerato che la BCE ha ridotto le stime di crescita per il 2010 e il 2011 e che valuta i rischi per la stabilità dei prezzi sostanzialmente bilanciati, “riteniamo ancora che l’istituto di Francoforte non innalzerà i tassi nel corso di quest’anno e nemmeno nel primo semestre dell’anno prossimo”.

Il piano di 447 miliardi di dollari varato dal presidente Obama per rilanciare l’occupazione “presenta degli aspetti positivi, come la proroga degli sgravi fiscali, che dovevano scadere quest’anno, e nuovi tagli alle imposte”. Inoltre, il prolungamento dei sussidi per i disoccupati di lungo periodo e l’incremento degli investimenti in infrastrutture “dovrebbero contribuire a stimolare l’economia per il prossimo anno”. Le riserve sul piano riguardano “la mancanza di una visione di largo respiro per risolvere i principali problemi di bilancio degli USA”. Il clima di aspro confronto politico rende difficile la presentazione di un progetto di risanamento credibile da parte principali partiti e mette serio in pericolo la piena attuazione del programma annunciato da Obama.

Per quanto riguarda le misure che potrebbero essere decise dalla Federal Reserve, gli occhi degli operatori sono puntati sulla prossima riunione del comitato esecutivo della banca centrale, prevista per il 20 e 21 settembre. In quest’occasione saranno esaminati gli strumenti per fornire un nuovo stimolo all’economia, “anche se il mercato del lavoro non mostra segnali di forte indebolimento tipici di una face si recessione”.

In Cina le vendite al dettaglio, la produzione industriale e gli investimenti fissi delle società hanno registrato un calo, pur rimanendo nel range osservato dall’estate scorsa. Inoltre, il disavanzo commerciale si è ridotto, e dunque “non vi sono segnali che l’economia stia soffrendo di un rallentamento della crescita negli USA e nell’Eurozona”. Benché questo quadro possa cambiare nei prossimi mesi, “la banca centrale di Pechino non pare ancora intenzionata a considerare una riduzione dei tassi”. In India “la produzione industriale ha registrato una notevole flessione mentre l’inflazione resta ostinatamente elevata, e questa situazione rappresenta un bel dilemma per la Reserve Bank of India”.

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