Arriva il Grande Fratello del fisco

Inanzitutto sarà la volta della selezione delle posizioni ritenute a rischio, poi quella degli accertamenti per cui è allo studio un secondo software. La strada, insomma, è ancora lunga ma una cosa è certa: il nuovo redditometro vuole avere la funzione, considerando la posizione dell’amministrazione finanziaria, di prendere in esame appunto in modo minuzioso le posizioni da sottoporre a controllo passando, prima di arrivare all’accertamento, per una fase intermedia. Quella di un questionario. Fuori dalla fascia del redditometro ci sono i soggetti che presentano scarti molto alti (per i quali ci saranno accertamenti ordinari) o molto bassi. A essere toccati dall’accertamento di natura presuntiva, allora, saranno le fasce con rischio medio. Se il contribuente, pur essendo a conoscenza dell’incoerenza, non dovesse cambiare il comportamento dichiarativo, sarebbe selezionato dall’amministrazione finanziaria per ulteriori approfondimenti. Cosa succederebbe allora a questo punto?

In presenza di rischio medio si avvia la prima fase del contraddittorio tra contribuente e amministrazione finanziaria secondo l’articolo 38. Questa è volta ad approfondire le cause dello scostamento stimato. Ma la grande sfida del redditometro, in tandem con lo spesometro, sarà quella di prendere in esame con grande precisione anche i patrimoni, sia immobiliari sia mobiliari (come obbligazioni, derivati, titoli di stato). A illustrare ai lettori di BLUERATING l’impatto che può avere il nuovo redditometro è Francesco Facchini, partner dello Studio Tributario Associato Facchini Rossi Scarioni.

Il redditometro sembra proprio l’elemento su cui si baserà il potenziale successivo accertamento sulle spese effettive sostenute dal contribuente. Strutturato in questo modo, potrebbe essere uno sprone per incentivare il contribuente a dichiarare di più?

A mio avviso la risposta è affermativa. Si tratta innanzitutto di uno strumento di orientamento che permette al contribuente di verificare, in proprio e anche in via prospettica, la congruità del proprio reddito rispetto a determinate spese sostenute, rientranti in alcune categorie specificatamente individuate. Naturalmente, sarà anche uno strumento di supporto per l’accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate nella fase di selezione dei contribuenti da sottoporre a verifica.

L’accertamento vero e proprio, però, avverrà sulla base del cosiddetto “sintetico puro”. Ci può spiegare meglio?

Il fatto che l’accertamento avverrà sulla base del “sintetico puro” significa che tutte le spese sostenute, e quindi non solo le categorie previste per il calcolo del redditometro, saranno confrontate con il reddito dichiarato nell’anno e con gli ulteriori eventuali redditi non oggetto di dichiarazione perché per esempio soggetti a imposizione sostitutiva. Ciò implica che il contribuente dovrà conservare tutta la documentazione necessaria a comprovare le tipologie di spese sostenute e i diversi tipi di redditi conseguiti.

Oggi l’amministrazione può, grazie a tutti i mezzi informativi che ha a disposizione, arrivare a conoscere davvero una buona parte delle spese sostenute effettivamente dal contribuente. Ma non mancheranno le contraddizioni e le discrepanze tra le informazioni ottenute in fase di controllo e quelle effettive…

Sicuramente il redditometro svolgerà un ruolo importante nella fase di selezione dei contribuenti da sottoporre a controllo.Uno degli aspetti cruciali di cui si dovrà tenere conto nel contraddittorio con l’Agenzia delle Entrate è che anche redditi conseguiti in anni precedenti, e oggetto di risparmio, possono giustificare spese sostenute in un anno successivo a fronte di redditi non capienti per quell’anno medesimo; può essere il caso, ad esempio, di investimenti straordinari, quali l’acquisto di un immobile.

Come va affrontata la materia e come vanno tutelate le paure dei consumatori in un Paese naturalmente incline all’aggirare le norme? È il redditometro un buon punto di arrivo o solo un modo per appesantire e non risolvere i problemi?

Il nuovo redditometro è principalmente una metodologia di selezione di contribuenti potenzialmente non rispettosi degli obblighi dichiarativi e, al tempo stesso, uno strumento messo a disposizione degli stessi per verificare la congruità della propria posizione, analogamente a quanto previsto con gli studi di settore per le Pmi o i professionisti. A mio avviso resta, dunque, uno strumento utile, se applicato correttamente, in una prima fase di screening dei contribuenti da sottoporre a verifica. Si terrà conto anche di conti correnti, titoli, derivati… Cosa dire ai risparmiatori già abbastanza sfiduciati e preoccupati? Sì, certo, tra le categorie considerate, oltre un centinaio rappresentative di tutti gli aspetti della vita quotidiana e indicative di capacità di spesa, sono previsti anche gli investimenti mobiliari netti (tra cui azioni, obbligazioni, fondi d’investimento, derivati, pronti contro termine, ecc). Non ritengo comunque che ciò possa influenzare l’atteggiamento dei risparmiatori le cui scelte di investimento sono dettate da altre variabili quali l’andamento dei mercati.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!