Bancari in esubero fate i consulenti

Albo o liberalizzazione dell’attività rispettando le regole già previste. Cesare Armellini, presidente di Nafop, non prende in considerazione una terza via, quella di un registro di autodisciplina dei fee only planner, per ridare slancio al movimento. Una categoria quella dei consulenti finanziari, previste per legge, ma da quattro anni ancora ai blocchi di partenza per le omissioni del governo e della politica.

Armellini, anche nel 2011 sono state tradite le attese del movimento fee only per la realizzazione del sospirato Albo dei consulenti finanziari. Ha perso le speranze di veder regolata la sua categoria? Perché non è stato fatto partire il vostro Albo?

Nel 2011 è stato fatto un ulteriore passo normativo verso l’istituzionalizzazione della categoria, in quanto ha avuto termine la consultazione pubblica sui requisiti che dovranno avere le società di consulenza finanziaria indipendente. In merito alle speranze di cui parla, esprimo fiducia nelle dichiarazioni del nuovo premier Mario Monti che nel suo discorso alla Camera ha respinto con forza l’accusa di essere a capo di un esecutivo di poteri forti.

Con il governo presieduto da Mario Monti, che ha preso l’interim all’Economia, pensa di trovare maggior attenzione e la volontà politica di far partire l’Albo dei consulenti finanziari?

Le offro un motivo perché bisognerebbe prestare attenzione alla nostra categoria. Il posto di lavoro di oltre 300mila dipendenti bancari è a rischio: nei prossimi anni si ipotizza un potenziale di almeno 80mila esuberi. Quindi l’emergenza sociale è concreta. Se questi poteri forti saranno per una volta congelati l’attività per i consulenti finanziari vedrà la sua consacrazione nell’anno 2012.

Si parla molto di prossime liberalizzazioni, di abolizioni di ordini e albi professionali nel giro di pochi anni. Ma c’è veramente bisogno di un Albo dei Consulenti?

A noi non interessa un Albo che ripercorra l’iter degli attuali elenchi che si vogliono abolire. Il nostro obiettivo è la liberalizzazione dell’attività ovvero che venga data la possibilità a tutti coloro che lo desiderano di intraprendere la professione. Vogliamo solamente poter lavorare nel rispetto della legge (quella di recepimento della Mifid che ha introdotto la consulenza indipendente nel Tuf e il decreto legge/2008 sui requisiti per l’esercizio della professione, n.d.r.) e dei regolamenti (il regolamento 17/130 della Consob che contiene gli adempimenti dell’attività per professionisti e società, ndr) che sono già stati emanati.

Se l’Albo non dovesse arrivare perché non prendere in considerazione l’idea di dar vita a un albo o elenco privatistico dei Consulenti finanziari tenuto dalle associazioni di categoria? Ci state pensando come Nafop?

Nafop è già una sorta di registro dove gli investitori possono individuare il proprio consulente. I nostri associati hanno dei requisiti di professionalità e di indipendenza specifici e seguono metodologie ben definite di prestazione del servizio di consulenza. L’associazione svolge di fatto già un servizio di filtro importante per il risparmiatore.

In assenza dell’Albo, altre categoria lamentano che il vostro settore sia di fatto senza vigilanza recando dei potenziali danni al mercato del risparmio. Cosa rispondete?

Chi dichiara questo è in malafede e sicuramente proviene da quei settori finanziari dove il conflitto di interessi nella vendita di molti prodotti finanziari è accentuato e vede nella nostra categoria un pericolo reale di riduzione dei propri profitti. Ricordo che se il risparmiatore decide di affidarsi a un consulente indipendente mantiene il proprio denaro presso la banca di fiducia; il consulente non può operare sul suo conto e le garanzie poste in essere dalla normativa a tutela degli investitori che operano attraverso la banca rimangono sempre in vigore. Torniamo al solito concetto che noi siamo professionisti e non intermediari e quindi il rischio di cui si parla è un falso problema.

Oggi quali sono i numeri del movimento della consulenza finanziaria e domani quali potrebbero essere con l’avvento dell’Albo?

Attualmente come associazione riuniamo circa 300 operatori e si può stimare che altrettanti stiano operando in questa modalità. L’attività svolta dal Tavolo di lavoro istituito dalla Consob a fine 2010, al quale abbiamo partecipato (con Assofinance e Aiaf, ndr), ha comportato anche un’analisi sui numeri dei potenziali consulenti e società che potrebbero essere interessate al mercato: il risultato è di grande rilievo. Secondo Consob il numero degli operatori è stimato tra 5mila e 10mila professionisti indipendenti operativi entro tre anni dalla partenza dell’Albo stesso.

La Mifid 2 consacra la consulenza finanziaria indipendente ma al tempo stesso non la riserva ai soli fee only. Tutti gli intermediari la potranno svolgere ma a determinate condizioni, cioè deve essere svolta su un ampio ventaglio di prodotti, che devono essere di case diverse e la remunerazione non può essere collegata alle società prodotto ma alla sola parcella pagata dal cliente. Non temete di perdere lo scettro dell’indipendenza che rappresenta un forte elemento caratterizzante rispetto ad altre categorie di operatori concorrenti sul mercato del risparmio?

Questo rappresenta per noi un enorme vantaggio in quanto l’intero mercato inizierà a parlare di consulenza a pagamento. La forza della consulenza fee only è aumentata in questi anni dato che la credibilità degli operatori tradizionali ha subito un ridimensionamento dovuto alla crisi finanziaria sull’esplosione dei conflitti di interesse del mercato finanziario. Sulla scelta dell’investitore di affidarsi a un soggetto indipendente, mi limito a ricordare che il primo servizio del consulente è quello di trattare tutte le condizioni bancarie del proprio cliente mettendo spesso in concorrenza i vari istituti bancari. Chi opera in banca o nella promozione finanziaria si troverebbe, se fornisse un vero servizio di consulenza indipendente, nella situazione imbarazzante di consigliare al cliente l’apertura di un conto su un altro istituto bancario.

Chi è oggi il consulente fee only di Nafop, quali sono le sue caratteristiche e il suo mercato di riferimento?

È un operatore, con almeno quindici anni di esperienza nel settore finanziario in strutture tradizionali come private bank, società di asset management o di promozione finanziaria, che ha deciso di capitalizzare esperienze e competenze maturate nel settore. Spesso collabora all’interno di studi commercialistici e legali e con consulenti aziendali erogando servizi di family office. Per il mercato di riferimento, che è ancora vergine, si sta assistendo a un fenomeno analogo a quello degli Usa: con il tempo, infatti, anche da noi i consulenti finanziari indipendenti stanno acquisendo i clienti più facoltosi, ossia gli high net worth individuals.

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