Investimenti ad altissima quota

Da questo mese l’Ufficio studi e ricerche di Consultique inizia una collaborazione con BLUERATING. L’obiettivo della collaborazione è poter mettere a disposizione dei lettori di BLUERATING il know how di un centro studi indipendente nell’analisi di aree geografiche, Paesi e particolari temi o idee di investimento che per vari motivi non hanno grande risalto sui media, ma che a nostro parere meritano l’interesse particolare di un investitore attento alla ricerca delle aree dove allocare parte dei propri risparmi.

Il Perù

Il Perù è una piccola economia aperta, molto esposta al ciclo economico globale e tra i mercati più preparati ad affrontare crisi sistemiche del settore finanziario. Negli ultimi anni ha migliorato la propria capacità di sopportate shock esterni andando a costruire cuscinetti fiscali eccezionali e ingenti riserve valutarie. Quest’ultimo elemento aumenta la capacità della Banca centrale di iniettare liquidità in dollari Usa nel sistema finanziario domestico per prevenire credit crunch, evitare correzioni nella bilancia dei pagamenti e scongiurare un’alta volatilità del tasso di cambio. Lo Stato ha un consistente surplus fiscale anche se la stessa politica impositiva non potrebbe ovviamente controbilanciare un eventuale forte shock sulla bilancia dei pagamenti. Un significativo rallentamento del Pil, inoltre, potrebbe sollevare seri rischi politici in quanto ciò richiederebbe al governo una gestione di politica economica assai più prudente (minore spesa sanitaria, riforma pensionistica e un taglio generale alla spesa pubblica).

Ci sono due principali fattori che rendono vulnerabile l’economia peruviana alla crisi globale: – il primo è l’alta quota di partecipazione delle banche europee al sistema bancario peruviano; – il secondo è che il sistema peruviano rimane altamente “dollarizzato”, con un 40% dei depositi e un 45% dei prestiti concessi denominati in dollari americani. Nonostante queste due criticità, pare che le autorità locali abbiano i mezzi per limitare la trasmissione della crisi globale al sistema finanziario domestico. L’accumulo di riserve è importante (il 30% del Pil, la quota più alta in America Latina) in quanto consente alle autorità di utilizzare tali risorse in caso di crisi di liquidità al fine di stabilizzare il tasso di cambio ed evitare effetti negativi sul sistema. L’esperienza del 2008 ci fa capire come le riserve possano essere importanti: nei mesi precedenti al fallimento di Lehman, il Perù ha cominciato a vendere parte delle riserve per contenere la volatilità sul mercato valutario e prevenire quindi situazioni di stress sui bilanci governativi (tra settembre 2008 ad aprile 2009 le autorità avevano venduto circa il 9% del Pil di riserve per rendere “liquido” il proprio mercato evitando un più profondo credit crunch). Riteniamo che questa possa essere la strategia che il Perù potrebbe adottare se si verificasse nuovamente una crisi, oltre al fatto che oggi la Banca centrale avrebbe molto più spazio per agire sui tassi di quanto ne avesse nel 2008, dove l’inflazione non permetteva forti allentamenti monetari (a differenza del contesto attuale nel quale le pressioni inflazionistiche sono basse e la banca potrebbe agire con anticipo).

Per quanto riguarda la bilancia dei pagamenti, un’eventuale shock si verificherebbe con un brusco stop ai flussi di capitale in entrata nel Paese che potrebbe congelare il finanziamento del deficit sulle partite correnti. A nostro avviso, questo rischio ora sembra essere piuttosto contenuto dato che l’attuale deficit è completamente finanziato dagli investimenti diretti esteri (circa il 4% del Pil nel 2011): dato che tali flussi tendono a essere più stabili rispetto ad altre entrate finanziarie, ci attendiamo che l’interesse degli investitori stranieri nel Perù possa continuare in quanto esso riguarda essenzialmente le attività minerarie (forte potenzialità di crescita). In sintesi, possiamo dire che l’analisi macroeconomica di questa realtà ha mostrato caratteri interessanti: da un lato è rileviamo come il Perù sia comunque esposto al rischio delle banche europee (l’esposizione delle banche europee nel sistema bancario peruviano è secondo solo al Messico e al Cile) ma, grazie a una politica monetaria e fiscale efficace, il Paese è nelle condizioni di difendersi da eventuali crisi finanziarie che anticiperebbero fasi di recessione per l’economia internazionale e quindi locale. A nostro avviso è interessante vedere come il governo peruviano abbia imparato tante cose dall’esperienza 2008 del post crollo Lehman.

Purtroppo solo pochi Paesi sono riusciti a cambiare rotta e intraprendere un percorso di crescita reale sana senza eccessivo indebitamento pubblico. Il Perù dispone di ingenti risorse naturali, tra cui spiccano sicuramente i metalli industriali il che la rende molto vulnerabile al ciclo economico. Ma basta una oculata politica fiscale per raggiungere target di equilibrio economico e finanziario ottimale e acquistare credibilità sui mercati finanziari. Oggi, una recessione globale non spaventa certamente sistemi economici come quello peruviano che potrà quindi contare sui risparmi accumulati negli ultimi anni per rilanciare politiche fiscali accomodanti senza stravolgere i livelli di indebitamento pubblico. Come investire dunque in questo Paese? Non c’è molta offerta di strumenti, a eccezione di un Etf (non armonizzato, quotato in Usa) che replica l’andamento della borsa peruviana. Un’alternativa, armonizzata, sarebbe quella di investire su Etf/fondi/sicav o certificati di investimento focalizzati sul mercato dell’America Latina, dove però il Perù ha un peso abbastanza ridotto.

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