I binari paralleli di calcio e spread

Il professor Scoglio, indimenticato “profeta” del Genoa football club, sosteneva che il calcio era un dramma, una vera e propria metafora drammatica della vita. In alcuni casi rappresenta una sapida vendetta (sportiva) per le sconfitte della vita. Vedi gli ultimi europei di calcio, dove i Paesi mediterranei, e segnatamente noi, hanno stracciato le squadre sassoni.  Più spesso il calcio è con buona approssimazione lo specchio della realtà di un Paese. Simbolica, pur nella dimensione abbastanza regionale, è la vicenda dei Rangers Glasgow, titolato club che divide con il Celtic il cuore sportivo della cittadina mineraria scozzese, in costante declino ormai da decenni e quasi simbolo del tracollo industriale del Regno Unito. Il club non sta onorando i propri debiti, in particolare quelli verso i calciatori e l’erario, e si prospetta la sua esclusione dal campionato maggiore con la cancellazione del più importante derby stracittadino in salsa scozzese.

La vicenda è ulteriormente colorita dal fatto che i Celtic abbiano radici cattoliche, mentre i Rangers sono protestanti. Queste cose pare che abbiano ancora una discreta importanza nei Mari del Nord. Benché i giocatori, attualmente senza stipendio, si siano offerti di accettare tagli e dilazioni e addirittura di giocare gratis, la locale lega calcio, col voto della stragrande maggioranza dei club, ha deliberato di non ammettere i Rangers ai nastri di partenza del prossimo campionato. Anzi, se non si troverà una soluzione alternativa, nella quale noi italiani saremmo maestri, i Rangers dovranno cominciare la loro scalata alla premiere league dal gradino più basso, in breve dai campionati dilettanti. A nulla sono valsi il blasone, la storia, il palmares (equiparabile a quello dei cugini/nemici del Celtic), la minaccia di manifestazioni di piazza, il rischio d’impopolarità. La decisione è stata presa. Vedremo se e come sarà applicata, ma pochi scommettono sulla sua revisione.

Non è il caso di cercare analoghe situazioni in Italia. Ovvero, casi similari si sono verificati e continuano a verificarsi, ma l’atteggiamento dei nostri club e dei nostri organi competenti non sembra essere altrettanto deciso. In passato sono state varate leggi ad hoc, sono intervenuti tribunali, ci sono state pesanti manifestazioni, con grave turbamento per l’ordine pubblico, ma negli ultimi due decenni esclusioni di club così importanti dai campionati per bancarotta non se ne sono verificate, anzi si sono fatte leggi ad hoc per rateizzare debiti fiscali milionari, con buona pace dell’equità e della parità di trattamento dei contribuenti. Episodi del genere, forse per la loro specificità e dimensione, non vengono portati all’onore della cronaca quanto un declassamento del rating o il rendimento negativo di titoli di Stato franco-germanici, ma sono messaggi molto precisi lanciati al mercato, che gli operatori raccolgono con maggiore attenzione di quanto si creda.

Da una parte si applicano le leggi con rigore e si esclude dal circuito sociale più elevato chi non ha avuto, anche solo per colpa, senza particolari intenti dolosi, la capacità di gestire la propria azienda, dall’altro ci sono lunghissime diatribe, discussioni, tribunali, arbitrati e favoritismi che proiettano sui mercati, di qualunque natura, l’immagine, purtroppo corrispondente alla realtà, di un Paese che ritiene di vivere al di fuori delle regole oppure se le costruisce addirittura ad hoc. Più di tanto cicaleggio inutile o di processi alle agenzie di rating, bisogna intervenire in numerosi “piccoli” campi (si fa per dire) per migliorare la nostra immagine fino a diventare un Paese virtuoso. Sotto questo profilo, una robusta pulizia del mondo legato al calcio scommesse, come per esempio un altrettanto robusto intervento nel campo dei finanziamenti pubblici di varia natura, sarebbero segnali molto più forti e graditi di vani discorsi e processi alle agenzie di rating.

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