Voluntary disclosure, Renzi dorme

NEBBIA FITTA – Il destino della “voluntary disclosure”, provvedimento che traccia il percorso del rientro dei capitali non fiscalmente dichiarato detenuti all’estero (potenziale grande business per le reti di promotori finanziari e private banker), è ancora avvolto nella nebbia più fitta. E in questa nebbia si distingue per il suo assordante silenzio un protagonista: il governo di Matteo Renzi che pure dall’adozione rapida del provvedimento potrebbe incassare qualche miliardo di euro di imposizione fiscale.

DUE DISEGNI DI LEGGE – Intanto il decreto legge in materia (numero 4 del 2014 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 29 gennaio scorso), che scade fra 18 giorni, è stato sdoppiato in due disegni di legge (vai qui per la notizia precedente) tanto che ieri quattro deputati della maggioranza (Antonio Casu, Maurizio Bernardo, Giulio Cesare Sottanelli, Mario Sberna) hanno presentato una proposta di legge che ricalca in modo sostanziale il dl 4/2014, abbandonando “la logica deprecabile dei condoni fiscali”, ma sancendo attraverso la “voluntary disclosure” il nuovo patto di lealtà tra fisco e contribuente, architrave della manovra studiata dal governo Letta.

TUTTO TACE – In tutto questo, però, e in vista della deadline del decreto prevista per il 29 marzo, Palazzo Chigi tace e tace pure il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan. La cosa più logica è che l’esecutivo, forte della maggioranza parlamentare, insista sulla strada del dl 4/2014 trasformandolo in legge entro la scadenza.

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