Piccolo è bello per Igi

L’ultima acquisizione è relativa alla Bracchi, azienda di Fara Gera D’Adda (Bergamo) attiva nei servizi di logistica ad alto valore aggiunto, con un fatturato di circa 80 milioni di euro. Igi Sgr ha festeggiato così il decimo anno di attività da private equity indipendente, confermando l’orientamento di puntare su aziende italiane di ridotte dimensioni, che hanno fondamentali solidi, ma con un potenziale in buona parte inespresso. Ne abbiamo parlato con Matteo Cirla, amministratore delegato.
Dott.Cirla sono passati dieci anni da quando, attraverso un management buyout, Igi è diventata una Sgr indipendente. Come è cambiato il mercato in questi anni?
Tantissimo, dato che prima abbiamo dovuto fare i conti con la lunga crisi internazionale e oggi ci troviamo in uno scenario inedito, caratterizzato da tassi praticamente a zero.
Nel frattempo, comunque, avete continuato a investire, arrivando a 60 investimenti con 250 milioni in gestione. Significa che il mercato non si è mai fermato…
Certamente. Anzi, proprio la crisi è stata un motore forte di cambiamento. Le aziende che hanno resistito sono quelle più sane. Anche per loro si è posta, però, l’esigenza di orientare diversamente il business, non limitandosi più a guardare solo il mercato interno. Oggi la sfida si gioca sui mercati globali e questo vale anche per le Pmi. Dato questo scenario, molti imprenditori hanno superato le resistenze culturali ad aprire il capitale a investitori istituzionali.
Forse ha giocato anche il mutamento di natura degli investitori, oggi meno orientati a massimizzare il profitto di breve e più disposti ad accompagnare l’azienda in un percorso di crescita di medio periodo…
Il comportamento da predatori è sempre stato appannaggio di pochi operatori. Per quanto ci riguarda, ci siamo sempre proposti come partner per la crescita. Prima di fare un investimento parliamo a lungo con l’imprenditore, cerchiamo di comprendere le sue esigenze e di avviare un percorso congiunto. Crediamo sia questo il modo migliore per affiancare le aziende italiane nel percorso di sviluppo. Anche perché investiamo direttamente.
In che senso?
L’investimento è frutto della raccolta che facciamo presso i nostri investitori, in genere ricche famiglie e family office, ma mettiamo anche una quota di denaro delle nostre tasche. Ci sembra il modo migliore per dimostrare che siamo i primi a metterci in gioco nell’operazione.
Qual è il vostro target d’investimento?
Puntiamo in prevalenza su aziende tra i 50 e i 300 milioni di euro di fatturato, investendo una quota di capitale tra i 10 e i 25 milioni di euro, con operazioni prevalentemente di buyout ed expansion captal. In caso di co-investimento, che facciamo in genere con investitori internazionali, il valore può salire fino a 80 milioni di euro. La permanenza nel capitale delle aziende partecipate è mediamente compresa tra tre e sette anni.
Qual è l’obiettivo di rendimento?
Puntiamo a un irr del 30%.
Siete molto ambiziosi…
Finora i nostri investitori si sono sempre mostrati soddisfatti, alcuni ci seguono dall’avvio dell’attività. Consideri che in Italia ci sono ottime realtà in tutti i settori che necessitano di essere strutturati meglio per far emergere valore.
Avete in corso accordi con il mondo del private banking?
Se si riferisce ad accordi strutturati no, ma organizziamo periodicamente incontri con i clienti delle reti per presentare la nostra attività e la filosofia d’investimento.
Quali sono i settori ai quali guardate con maggiore interesse attualmente?
La nostra attenzione è concentrata sull’azienda e sul suo potenziale di crescita, senza limiti a livello merceologico. Del resto, non siamo specialisti a livello settoriale: il nostro compito, oltre ad apportare nuovo capitale, è dotare l’azienda delle giuste competenze manageriali, di creare una rete di contatti per crescere all’estero ed estrarre valore.
Chiudiamo con qualche nota personale. Chi è Matteo Cirla?
Ho 46 anni, sposato e con due splendidi figli. Ho iniziato la carriera nel settore dell’investment banking, ma poi ho deciso di cambiare perché mi piace stare a contatto con l’economia reale, mettermi in gioco su ogni operazione.
I miei hobby sono la montagna, dove pratico sci e mountain bike. Quando voglio rilassarmi leggo o guardo un film. Sono una persona a cui piace la competizione, tenace e attento ai valori morali che mi hanno insegnato i miei genitori.

In sintesi
Igi Sgr è una società di private equity indipendente dal 2006, quando Giorgio Cirla, Enrico Palandri e Paolo Merlano hanno acquisito il 100% attraverso un management buyout. La compagine dei soci si è modificata nel 2010 quando Matteo Cirla, dopo sei anni trascorsi in Synergo Sgr in qualità di partner fondatore, è entrato nella società rilevando le quote detenute dal padre Giorgio e assumendo l’incarico di managing partner. Nel 2016 ai tre soci si è aggiunto Angelo Mastrandrea, in Igi Sgr dal 2003, e la società conta quindi oggi quattro partner e un team di dodici professionisti.
Igi, attraverso i propri fondi (cinque quelli promossi negli anni), ha in gestione asset per 250 milioni di euro e attualmente conta sette società in portafoglio.

Luigi dell’Olio 

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