Una storia tedesca

La fondazione a opera di un giovane banchiere ebreo; la crescita come banca privata che si sviluppa in parallelo con l’affollarsi dei membri della famiglia lungo la catena di comando; la specializzazione nella gestione dei grandi patrimoni. La storia di Sal. Oppenheim è simile a quella di altre grandi private bank europee, ma solo fino a un certo punto. Per la precisione il 2010, anno in cui il 100% della storica società tedesca (per quanto da qualche anno con sede legale in Lussemburgo) passa sotto il controllo di Deutsche Bank.

Banchiere e collezionista
In realtà l’esperienza della famiglia fondatrice si era conclusa nel 2005, con la morte di Alfred Freiherr von Oppenheim, ultimo rampolo di una dinastia partita da un’intuizione di Salomon Oppenheim Jr, che nel 1789 a soli 17 anni diede vita a una società specializzata nei cambi con sede nella sua città di nascita, Bonn. Una piazza periferica dal punto di vista finanziario, tanto da suggerire pochi anni dopo il trasferimento a Colonia, il maggiore centro economico del Nord-Reno Westfalia, che negli anni ha visto insediarsi nel suo territorio gruppi finanziari come le sedi tedesche di Zurich, Generali e Axa e colossi come Ford Europe, Lufthansa e Rewe.

I travagli tra le due guerre
Lo sviluppo del land nel corso dell’Ottocento, all’insegna in primo luogo dell’industria e delle ferrovie, è legato a doppio filo alla crescita di Sal. Oppheneim, grande finanziatore di opere strategiche, spesso in collaborazione con un’altra dinastia di finanzieri ebrei come i Rotschild.
La crescita si è assestata bruscamente nell’epoca nazista per la persecuzione contro gli ebrei, con la famiglia che si è fatta da parte e ha ripreso le redini in mano solo nel 1945. E’ seguito un periodo di rapido sviluppo, con una crescita anche per linee esterne, come l’acquisizione della Heinrich Kirchholtes & Co. Bank, e l’apertura di subsidiary a Zurigo, Monaco, Parigi e Londra. Poi, nel corso del processo di riunificazione tedesca Sal. Oppheneim ha operato come principale advisor dello Stato tedesco in materia di privatizzazioni.

Il passaggio di testimone

L’istituto tedesco ha raggiunto il suo apice nel 2004 con l’acquisizione di Bhf, che ha portato a Sal.Oppnheim la palma di più grande banca private europea di proprietà familiare, con asset in gestione per 127 miliardi di dollari.
La morte di Alfred Freiherr von Oppenheim, nel 2005, ha convinto la famiglia a fare un passo indietro, con lo storico partner Josef Esch, specializzato nel business dello sviluppo immobiliare, che ne ha raccolto le redini. Una direzione breve la sua, con il 2008 che ha visto la cessione della controllata Oppenheim Investment Managers Limited a Merrion Capital Group Limited. Primo passo verso la cessione definitiva del gruppo, sulla quale ha pesato la mancanza di leadership a livello manageriale, apparsa in tutta evidenza con il fallimento del gruppo Arcandor (con partecipazioni dai grandi magazzini Karstadt al tour operator Thomas Cook), sulla quale la banca era fortemente esposta nella duplice veste di finanziatore e azionista. A quel punto è partita l’asta e ad avere la meglio è stata Deutsche Bank, che ha staccato un assegno da un miliardo di euro: un prezzo di saldo per un gruppo da 137 miliardi di aum. Ma, al picco della grande crisi finanziaria, erano i compratori a fare il prezzo. Il marchio continua a esistere ancora oggi, come subsidiary del gruppo tedesco, a sua volta ora in difficoltà.

Luigi dell’Olio

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