In ricordo di Franca Sozzani

Franca Sozzani non c’è più. La moda, e non solo quella italiana, ha perso la sua Regina.
Direttore di Vogue Italia dal1988, ne aveva fatto la Bibbia del fashion system. Osando, inventando, creando tendenze e correnti di immagine e di pensiero.
I suoi capelli biondi, gli occhi azzurrissimi, la voce roca, capace di ironia sottile e di risate cristalline.
Impossibile dimenticarla.
Molto difficile sostituirla. Come lei non ci sarà mai più nessuno. Chiunque sederà al suo posto, a qualunque firma venga affidato il timone di Vogue, resta il fatto che con lei si è chiusa un’era. Quasi trent’anni in cui moda e made in Italy hanno conquistato il mondo.
I più importanti fotografi del mondo hanno fatto a gara per lavorare per lei. Ha scoperto talenti dove nessuno era ancora andato a cercarli. Ha modificato radicalmente il giornalismo di moda, riuscendo a coniugare concetti intellettuali – la sua laurea in filosofia le ha sempre fatto avere una visione profonda anche della più effimera superficie – e cultura dell’immagine.
Stile è la parola che meglio la rappresenta.
Il suo stile. Fatto di dettagli mai urlati. Di classe che emana da un gesto, da un sorriso, dalla forza stessa con cui ha saputo lottare contro chi ha cercato di offuscare la sua luce.
Non avrebbe amato un elogio alla sua bontà: Franca sapeva essere durissima, specie con chi non “vedeva” quello che lei aveva appena fatto scaturire dalla sua mente – e dava già per assodato. Ma era buona in senso molto più vero, impegnata in infinite charity, capace di smuovere il suo mondo, spesso considerato futile, per cause enormi, con enormi risultati. Le grandi mostre, i gala con il gotha dell’aristocrazia internazionale e dell’imprenditoria, le manifestazioni d’arte e di costume: ogni evento era un’occasione per ricordare che, pur vivendo in un mondo dorato, noi della moda potevano fare tanto, tantissimo per chi ne aveva più bisogno. Per i bambini, per i malati, per le persone deboli. La sua grande forza stava anche nel grande rispetto della debolezza. Anche se non accettava la debolezza di chi poteva scegliere di liberarsene.
Spesso non finiva le frasi: se avevi capito, eri con lei. Altrimenti, semplicemente, smettevi di essere interessante ai suoi occhi. Sapeva gratificarti con un solo sguardo. Con un “brava” detto a notte fonda dopo giornate di lavoro senza sosta. Così come sapeva dirti che stavi sbagliando senza nemmeno parlare.
Ho molti ricordi di Franca. Le cene a tarda sera in un ristorante di Milano, a celebrare successi in pochi intimi. Le notti in redazione a fare e rifare la sequenza di servizi che senza il suo tocco non sarebbero mai stati così d’impatto. Le sfilate, in giro per il mondo senza sentirla dire una sola volta “sono stanca”. I commenti geniali a collezione i che in realtà non le erano piaciute – “Molto divertente, diversa”. La capacità di affascinare senza accorgersene. Il suo carisma.
E poi Francesco, che ho conosciuto bambino e ho visto diventare un uomo.
Chi di noi l’ha amata, sa quanto potesse dare.
Chi l’ha detestata, la rimpiangerà ugualmente, perché un nemico così chic non esiste al mondo.
La sua impronta resta, inimitabile.
Ciao, Franca.
La tua groupie preferita.

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