Social lending per i grandi patrimoni

Il canale dei prestiti via Internet e senza intermediazione bancaria come possibile investimento per la clientela di private banking. Del tema abbiamo parlato con Silvano Salandin (nella foto), amministratore delegato di The Social Lender, piattaforma di prestiti da investitori privati e istituzionali verso Pmi e startup, che lunedì 9 luglio a Milano, presso il Fintech District (via Sassetti, 32, a partire dalle ore 17) organizzerà un evento dal titolo “Il Lending Crowdfunding come strumento finanziario alternativo”.

E’ corretto considerare i detentori di grandi portafogli tra i clienti-tipo del lending crowdfunding? 

“Questo settore nasce per promuovere inclusività e completa fruibilità. L’accesso alla piattaforma, in termini di liquidità da investire nei progetti, è libero e privo di vincoli, se non quelli relativi alle caratteristiche dei progetti pubblicati (tassi, durata, rating e così via). La clientela private è adatta al nostro strumento finanziario alternativo perché offriamo l’opportunità di investire nell’economia reale, con tassi d’interessi fissi, in quanto non subiscono variazioni causate dalle oscillazioni del mercato, nonché superiori rispetto a quelli comunemente proposti. Inoltre, per il cliente, il nostro strumento è completamente privo di costi di gestione; lo stesso cliente ha la possibilità di monitorare costantemente l’andamento del proprio investimento e ritirare il proprio capitale e gli interessi in ogni momento senza costi di “disinvestimento”. 

Quali sono i rendimenti medi e i rischi che si corrono?

“In linea di massima il settore della finanza alternativa, e in particolare quello del lending crowdfunding, risulta essere più remunerativo, in termini di interessi percepiti/maturati, rispetto ai tradizionali canali finanziari. Nel nostro caso specifico, proponiamo un rendimento medio del 6%, dal momento che il range di tassi d’interesse che vengono applicati è compreso tra il 2,5% ed il 9,5%, ed i progetti che verifichiamo e successivamente pubblichiamo come opportunità di investimento in piattaforma si attestano per la gran parte attorno al Rating B.

E il rischio?

E’ possibile suddividerlo in due “momenti” distinti e direttamente correlati alla tipologia di piano di ammortamento proposto: inizialmente il rischio viene definito basso, questo è dovuto al fatto che l’investitore, una volta effettuato il finanziamento, riceve in via anticipata gli interessi relativi il primo anno (quindi un incasso di liquidità immediato) che si va ad aggiungere ad un tasso di deposito dell’1% su base annua, maturato per il tempo di permanenza del progetto in piattaforma. Il primo rimborso della quota capitale avviene alla fine del secondo anno sino all’estinzione della durata del prestito, motivo per cui il rischio può essere definito come medio-basso. Sempre dal secondo anno in poi fino al termine del finanziamento, gli interessi vengono maturati trimestralmente. Entrando in quella che viene denominata riserva di liquidità, l’investitore non deve aspettare la scadenza della durata del prestito per avere il rimborso del proprio capitale”.

Quanta parte del portafoglio destinare a queste soluzioni?

 “L’indicazione è di destinare una quota del portafoglio compresa tra l’1% ed il 10% in caso di cliente private (a seconda della capacità specifica dello stesso) e una quota compresa tra 10% ed il 20% del patrimonio in caso di cliente retail. Per definizione suggeriamo poi sempre di diversificare il proprio portafoglio d’investimento per massimizzare i rendimenti e minimizzare il rischio di perdita. Tutto ciò perché il nostro strumento, seppur calibrato e verificato, comporta, come per gli strumenti e soluzioni tradizionali, il rischio di perdita del capitale e richiede l’immobilizzazione, per un periodo di tempo determinato, dei propri risparmi”.

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