Un’estate da giocare in difesa

A cura di Anima Sgr
Mentre Fed e BCE hanno fatto un passo avanti lungo i rispettivi percorsi di normalizzazione delle politiche monetarie, l’escalation delle tensioni commerciali ha nuovamente spaventato i mercati ed è aumentata la divergenza nella crescita economica tra USA ed Eurozona. Prevalgono nell’attuale contesto gli elementi di incertezza, che suggeriscono un approccio gestionale difensivo sia sull’investimento obbligazionario che azionario. Ma pronti a eventuali occasioni di contropiede.
Politiche: commerciali, monetarie, internazionali. Sono loro a catalizzare l’attenzione degli investitori, nel primo scorcio dell’estate 2018. Recentemente, a riportare nervosismo è stata l’escalation nella contesa sui dazi commerciali che il Presidente americano Trump ha aperto con i suoi principali partner e in primis con la Cina, alimentando nuovamente le aspettative di una vera e propria guerra tariffaria. Dal 1° giugno sono entrati in vigore i dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio da Unione europea, Messico e Canada e dal 6 luglio quelli su importazioni cinesi per 34 miliardi di dollari. Potrebbe essere solo l’antipasto: nel frattempo il presidente USA ha minacciato dazi del 10% su 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi, e la Cina sta rispondendo con la stessa moneta.
Inoltre, la crescita globale sincronizzata del 2017 ha lasciato il posto a una divergenza fra USA ed Eurozona sempre più concreta, per il rallentamento del Vecchio Continente. Nell’Eurozona, poi, non vanno dimenticate le tensioni anche di tipo politico (in Italia, se a fne maggio è stata risolta la fase più acuta della crisi istituzionale, con l’avvento dei provvedimenti sui conti  pubblici ci sarà il primo vero banco di prova per il governo Conte).
Nessun colpo di teatro invece sul fronte delle politiche monetarie. Il Fomc della Federal  Reserve a metà giugno ha aumentato i tassi di 25 punti base (Grafco 1), nella forchetta 1,75-2% e – cosa più interessante – alzato a quattro i rialzi previsti nel 2018. Invariate le previsioni più a lungo termine.
Il rialzo della Fed è giustifcato dalla dinamica positiva di crescita del Pil e del mercato del lavoro oltre che dalla ripresa del tasso di inflazione. La Fed ha rivisto infatti al rialzo le stime sul Pil Usa nel 2018, portando l’incremento atteso al 2,8%, a fronte del 2,7% stimato a marzo. Invariate rispetto a tre mesi fa le previsioni di crescita per il 2019 e il 2020, rispettivamente al 2,4% e al 2%. Contestualmente la Fed ha rivisto al rialzo, sopra il 2%, le stime per l’inflazione per il 2018 e il 2019. Ritoccate invece al ribasso le previsioni per la disoccupazione, stimata quest’anno al 3,6% dal 3,8% di marzo.
La riunione della Banca Centrale Europea del 14 giugno, invece, ha segnato l’inizio di una nuova fase della politica monetaria, con l’annuncio del termine del Quantitative Easing entro il 2018, stante l’evoluzione positiva del quadro dell’inflazione nell’Eurozona. Da ottobre a  dicembre gli acquisti di titoli passeranno dagli attuali 30 miliardi a 15 miliardi al mese, per poi azzerarsi. Il Presidente Mario Draghi, abilmente, è riuscito comunque a tranquillizzare   indirizzando l’attenzione sul fatto che i tassi resteranno bassi almeno fno all’estate 2019 e per il tutto il tempo necessario “ad assicurare che l’evoluzione dell’inflazione resti allineata con le attuali aspettative di una rotta sostenuta di aggiustamento” verso il 2 per cento.
Confermata anche la politica di reinvestimento dei titoli in scadenza per un periodo di tempo esteso anche dopo la fne del Qe. Per quanto riguarda le proiezioni la Bce ha indicato un’inflazione media all’1,7% nel 2018, 2019 e 2020 (contro il precedente +1,4% nel 2018 e 2019 e +1,7% nel 2020). L’inflazione core (che esclude energia e alimentari) dovrebbe passare dall’1,1% di quest’anno all’1,6% del 2019 e all’1,9% del 2020, con una marginale correzione al rialzo rispetto alle proiezioni di marzo. Il Pil dell’Eurozona, infne, è visto in crescita del 2,1%
quest’anno (dal 2,4% di marzo), dell’1,9% nel 2019 e dell’1,7% nel 2020.

Le mosse di Fed e BCE, confermando di fatto la decisione di proseguire lungo la strada della normalizzazione delle rispettive politiche monetarie, non hanno scosso i mercati. Non a caso  c’è chi ha parlato di “dolce” normalizzazione. Nel breve termine, considerando che abbiano un peso maggiore gli aspetti di incertezza, il team gestionale di ANIMA predilige un approccio difensivo sia sull’investimento obbligazionario che azionario, volto al contenimento dei rischi ma pronto a cogliere eventuali occasioni di contropiede. In coerenza con questa linea più cauta, nei nostri portafogli azionari, in cui diventa sempre più centrale l’attività di stock picking, si andranno a privilegiare i titoli difensivi che fanno riferimento a società caratterizzate da  crescita degli utili e valutazioni appetibili.

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