Elezioni Usa: l’asset allocation a seconda del vincitore

A cura di Viktor Nossek, Direttore della Ricerca di WisdomTree Europe
Nell’era dell’informazione, in cui le questioni private o segrete possono facilmente diventare di pubblico dominio, raggiungendo i quattro angoli del mondo attraverso i social, le opinioni e le percezioni possono cambiare con altrettanta rapidità. A meno di una settimana dalle elezioni americane, la partita per stabilire chi si aggiudicherà la prossima Presidenza degli Stati Uniti è ancora aperta. Inoltre, la retorica e le posizioni polarizzate che hanno contraddistinto la campagna elettorale stanno spingendo un elettorato diviso sempre più agli estremi delle ali destra e sinistra degli schieramenti, lasciando numerosi elettori indecisi e demotivati.
Questi ultimi potrebbero decidere di non votare affatto o, probabilmente, di presentarsi ai seggi solo durante gli ultimi giorni prima dell’8 novembre. Le scommesse e i sondaggi d’opinione che al momento favoriscono Clinton potrebbero ancora rivelarsi fuorvianti, a prescindere da quanto ovvio possa sembrare il sentiment riguardo ad un voto, basti pensare alle elezioni generali del 2015 o al referendum sull’UE di quest’anno in Regno Unito per trovare esempi lampanti. A corroborare l’ipotetica reazione dei mercati, dovuta alle diverse percezioni delle agende dei due candidati da parte degli investitori, sono i seguenti aspetti:
1) Nel breve periodo: il sentiment sul rischio e le decisioni di politica monetaria della Fed
2) Nel più lungo periodo: la politica interna e fiscale degli USA (soprattutto fiscale, commerciale e sull’immigrazione).
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Il Grafico 2 sintetizza il contrasto del posizionamento tattico a seconda di chi uscirà vincitore dalle elezioni, utilizzando gli ETP short e leverage più rilevanti, a nostro avviso.
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In caso di vittoria di Trump: iniziale posizionamento risk–off, seguito da un outlook ottimistico sul mercato azionario In caso di vittoria di Donald Trump, sui mercati potrebbero inizialmente verificarsi vendite massicce, sia negli USA che oltreoceano, poiché le scommesse a metà ottobre sottostimavano le chance di vittoria di Trump. Con la sua elezione alla Presidenza, è probabile un aumento della volatilità sui mercati azionari ed obbligazionari, non fosse solo che a causa della maggiore incertezza riguardo alla direzione del Paese e al nuovo governo. La politica di Trump, apparentemente isolazionistica sull’immigrazione e il commercio transoceanico e le alleanze militari, intensificano il clima d’incertezza. Gli investitori dovrebbero ipotizzare la copertura delle esposizioni azionarie acquistando e adottando posizioni corte sulla volatilità dei mercati, oppure decidere di allocare inizialmente sui titoli rifugio. Quando le acque si saranno calmate, è probabile che le valorizzazioni più basse delle esposizioni azionarie focalizzate sull’economia nazionale guadagnino maggiore appetibilità.
In caso di vittoria di Clinton: iniziale resistenza del sentiment sul rischio; difensivi ed esportazioni saranno avvantaggiati nel più lungo periodo In caso di vittoria della Segretario di Stato Hillary Clinton, se i Repubblicani manterranno il controllo almeno della Camera dei deputati, gran parte delle sue promesse elettorali rischiano di naufragare ancor prima di cominciare. Si osserverà probabilmente un governo analogo ad un terzo mandato Obama per ciò che concerne la politica nazionale – ossia un punto morto a Washington sul fronte legislativo, più attivismo sui fronti giudiziario e normativo, tolleranza dello status quo rispetto all’immigrazione legale e illegale, proseguimento del sostegno delle istituzioni al sistema commerciale globale e agli impegni strategici americani oltremare che contribuiscono a supportarlo. Potremmo inoltre assistere al protrarsi di una lenta crescita del prodotto interno lordo (PIL), allo stallo della produttività e dell’aumento della partecipazione al mondo del lavoro e forse altri 12–‐18 mesi di espansione, in un contesto relativamente stabile del commercio internazionale e dei legami militari tra gli USA e i partner occidentali, che dovrebbe alleviare le preoccupazioni in merito alle tensioni geopolitiche. Gli investitori potrebbero ipotizzare di sovraponderare i titoli azionari rispetto a quelli obbligazionari, soprattutto considerando che, in un contesto di resistenza del sentiment del rischio, non sono molti gli elementi ad osteggiare l’intensificarsi delle aspettative di rialzo dei tassi da parte della Fed a dicembre. La copertura dell’obbligazionario USA tramite esposizioni corte nel sottostante potrebbe essere inizialmente garantita. Nel più lungo periodo, i titoli azionari orientati alle esportazioni potrebbero guadagnare appetibilità in un contesto di decelerazione della crescita e d’indebolimento dei fondamentali per il dollaro.
Politica monetaria: vince sulla politica interna nel breve periodo In generale, fatta salva una crisi politica estera, la politica monetaria e le forze macro–‐economiche globali continueranno ad avere sui mercati un’influenza maggiore rispetto alla politica interna. Gli effetti che 535 legislatori e un presidente producono sull’attività economica sono spesso di molto inferiori rispetto alle scelte economiche operate da 320 milioni di singoli americani. I cambiamenti che si verificano in ambito fiscale e normativo, nei settori di energia, istruzione e salute sono tutti elementi rilevanti se considerati nel corso di anni o decenni ma, nel breve periodo, ossia nei prossimi sei–‐dodici mesi, hanno solo un impatto indiretto sugli input diretti che muovono i prezzi degli asset: i tassi d’interesse, i profitti aziendali, il dollaro e il prezzo del petrolio. In altre parole, nel breve periodo, i mercati azionari ed obbligazionari saranno influenzati soprattutto dai fondamentali statunitensi, trainati in particolare dalla Fed che cercherà di calibrare la velocità degli attesi rialzi dei tassi d’interesse rispetto al sentiment sul rischio e alle incertezze macro–‐economiche. Di conseguenza, la vittoria di Clinton potrebbe aiutare la Fed ad attuare un primo rialzo più rapidamente rispetto a quanto non accadrebbe con la vittoria di Trump che creerebbe una maggiore incertezza sui mercati, nel qual caso il rialzo dei tassi previsto per dicembre potrebbe essere procrastinato.
Politica fiscale: uno strumento essenziale per dirigere il corso della performance economica degli USA da parte di Trump o Clinton La risposta alla domanda: “Quali effetti Trump o Clinton avranno sull’economia?” dipenderà dal tipo di legislazione che Paul Ryan vorrà introdurre, da quali provvedimenti ritiene possano passare alla Camera e al Senato e quali verranno alla fine siglati da un nuovo presidente. In caso di elezione di Trump è probabile che il portavoce Ryan preferisca optare per un’ampia riforma fiscale in grado di ridurre le tasse di famiglie e imprese, incoraggiare gli investimenti privati negli USA, offrire incentivi alle aziende che decidono di rimpatriare i profitti esteri e, nella misura possibile, frenare la crescita futura delle spese per l’assistenza sociale. Un taglio alle tasse delle imprese potrebbe nell’immediato accrescere i profitti generati dalle aziende americane e ciò potrebbe spingere al rialzo le quotazioni azionarie. In caso di elezione di Clinton, è ipotizzabile un pacchetto fiscale più contenuto, capace di combinare spese aggiuntive per le infrastrutture con una riforma fiscale internazionale che incoraggi le aziende a rimpatriare i profitti. Tuttavia, un pacchetto fiscale di proporzioni più estese che includa aumenti alle tasse per ridurre il deficit federale, analogo a quanto ottenuto dal Presidente Bill Clinton nel 1993, resta improbabile con una Camera repubblicana, a meno che il pacchetto non sia drasticamente incentrato sui tagli alla spesa pubblica. Nell’eventualità in cui i Democratici riescano a riottenere la maggioranza in entrambe le camere del Congresso e Clinton vinca, è presumibile che i listini statunitensi subiscano una correzione rispetto ad oggi, scontando la possibilità di nuovi aumenti fiscali nel 2017. L’evoluzione più probabile è che i Repubblicani mantengano almeno il controllo della Camera e, dunque, in caso di vittoria, Hillary Clinton dovrà affrontare maggiori difficoltà per l’approvazione di aumenti alla tassazione sui guadagni in conto capitale, il patrimonio, le transazioni finanziarie, i redditi più alti e gli interessi passivi. Tuttavia, la proposta di riduzione delle tasse alle imprese sui profitti esteri potrebbe godere del supporto di entrambi i partiti. Un simile taglio all’imposizione fiscale incentiverebbe le aziende a riportare negli Stati Uniti capitali esteri e potrebbe costituire una nuove fonte di gettito per il Governo federale. I Democratici al Congresso potrebbero sostenere una simile misura, soprattutto nel caso in cui si unisse ad un aumento degli investimenti per le infrastrutture, misura già perorata da Clinton. Con oltre 2mila miliardi di USD di capitali aziendali riposti all’estero, le imprese potrebbero utilizzare i profitti rimpatriati per aumentare le assunzioni o le spese in conto capitale oppure, più probabilmente, per incrementare il pagamento dei dividendi e i riacquisti di titoli azionari.
Nel più lungo periodo, per quanto riguarda il segmento azionario, meglio puntare sulla crescita interna che su una strategia difensiva La maggior parte dei capitali esteri è concentrata nelle società multinazionali USA dei settori tecnologia, salute, industriale e finanziario globale. Uno dei nostri prodotti ETF, costituito principalmente da large–cap, in grado di offrire agli investitori esposizione su queste multinazionali, con entrate e profitti sostanziosi generati oltreoceano, è il WisdomTree US Quality Dividend Growth Fund (DGRW) che ha superato lo S&P 500 Index nel 2016. E’ probabile che una vittoria di Trump favorisca le aziende USA di qualità che distribuiscono dividendi per le ragioni descritte nei paragrafi precedenti. Posizionarsi strategicamente rispetto ad un vittoria di Trump implicherebbe prendere in considerazione l’esposizione azionaria sulle small–cap statunitensi per profittare del miglioramento delle aspettative sulla crescita interna. Al contrario, in caso di vittoria di Clinton, un rallentamento dell’attività negli Stati Uniti costringerebbe gli investitori ad allocare sui titoli del settore esportazioni o, più difensivamente, sulle società che pagano dividendi elevati. E’ inoltre più probabile una sottoponderazione o un’allocazione distante dall’azionario USA, nonché maggiore interesse nei confronti degli esportatori europei che beneficeranno di più di una vittoria di Clinton. Nel grafico di cui sotto abbiamo riassunto le nostre view strategiche principali sulle elezioni USA adottando la gamma degli ETF conformi alla normativa UCITS.
Grafico 3: panoramica su come gli ETF UCITS di WisdomTree possano essere impiegati per posizionarsi strategicamente sul segmento azionario dopo i risultati elettorali degli USA.
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