Promotori – in fondo anche il medico ha bisogno del medico

Dalla prima analisi emerge che in questo clima non sia certo facile per i promotori finanziari operare, e passare indenni alle raffiche di rossi che stanno caratterizzando le giornate borsistiche.

“Le notizie che arrivano dai TG e dai quotidiani – attacca un district manager- pesano come macigni sulla categoria dei promotori, anche sotto la spinta di alcune associazioni dei consumatori, che finalmente sembrano aver trovato il vero peccatore”.

“Ovviamente cìò accade – ribatte una area manager – perché siamo i terminali del sistema distributivo, quelli che parlano con i clienti, e creano con loro un contatto diretto, la maggior parte delle volte proficuo. Purtroppo gli ultimi scandali stanno incrinando questo rapporto e si sta passando con una certa velocità alle accuse di consulenza maldestra, a quelle di gestire il rapporto coprendo conflitti di interesse, fino ad addebiti inverosimili che si spingono sino all’insinuazione di essere stati truffati”.

La maggior parte degli intervistati pur spiegando che un atteggiamento del genere può essere comprensibile sottolineano che tale piega non può essere accettata.

Soprattutto se a rimetterci la faccia siamo sempre noi – ribatte un altro professionista”.  “Raramente – prosegue il promotore – si parla e si scrive, infatti, dell’ipocrisia di chi costruisce i prodotti e indirizza in qualche modo la distribuzione e il mercato. E poi ha la faccia tosta di scaricare la colpa sui collocatori. Che non sono certo gli ideatori della finanza astratta, quella di carta, che investe l’economia reale e penalizza i clienti”.

“In questo momento è necessario operare con decisione e tempestività – spiega un pf – per evitare che i clienti prendano decisioni avventate che avrebbero gravose ripercussioni non solo sul loro portafoglio bensì sull’intero sistema. E bisogna assolutamente sottrarli al loro vecchio amore, cioè i BOT. Purtroppo questo tipo di investitori spuntano ogni qual volta che le cose cominciano a mettersi male e il panico prende il sopravvento. Terrei a sottolineare che nella maggior parte dei casi questi risparmiatori entrano nei mercati quando questi stanno già volando e scappano subito dopo i crolli, mediando in ogni caso solo le perdite”.

“C’è l’assoluta esigenza – conclude un team manager – di creare con il cliente quella condivisione dei programmi, che attualmente manca. Bisogna evitare poi, di mettersi a giocare con lui a una sorta di sterile ping pong ribattendo a domande insensate come “i miei fondi possono fallire come Lehman?” per riportare l’attenzione all’orientamento delle proprie scelte di investimento e a una progressiva crescita dell’informazione a tutti i livelli”.

“La nostra è infatti una professione – conferma un intermediario – che sta subendo importanti mutamenti, da venditore di prodotti a consulente della relazione con il cliente, in un quadro generale che la MiFiD ha contribuito a modificare”.

In conclusione i promotori criticano quei clienti che considerano il fai da te una soluzione, ricordando che la gran parte di loro necessitano, soprattutto in questo momento di instabilità, di una figura professionale che segua i loro investimenti e abbia una buona conoscenza della materia finanziaria.

In fondo anche il medico ha bisogno del medico. No?

 

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