La crisi pesa sui bilanci delle mandanti, altro giro di vite in vista?

Pioggia di risultati in borsa e non tutti sono brillanti, anzi: la crisi si fa sentire tanto sui conti di gruppi assicurativi come Fondiaria-Sai (utile netto in calo del 42% a 40,2 milioni e indicatori di solvibilità in calo) che su quelli bancari come Mps (che con un utile di 220 milioni di euro, pari a 3,7 centesimi per azione, delude ampiamente le attese che parlavano di 9 centesimi di euro per azione), col risultato di sonori tonfi dei titoli in borsa. FonSai cede infatti quasi 6 punti percentuali (fa peggio solo Unipol, a sua volta punita per risultati poco soddisfacenti con un sonoro -7%) mentre il Montepaschi limita i danni ma sfiora il 3% di ribasso in chiusura.

Problemi degli azionisti che però comporteranno probabilmente nuovi tagli dei costi e del personale e ancora più forte stress verso la necessità di far quadrare i conti anche nel caso del risparmio gestito (peraltro a partire dal secondo semestre dello scorso anno tra i segnali positivi di quasi tutti i bilanci resi noti finora dai gruppi finanziari quotati sul listino di Milano), il che rischia di avere qualche conseguenza anche per i PF italiani, già alle prese con l’accresciuta concorrenza tra le reti e l’arrivo sempre più consistente di nuovi soggetti come Bancoposte.

 La sensazione, leggendo i commenti degli utenti di Bluerating, è che alcuni ancora non percepiscano le nuove sfide, tanto che si continua a fare precisazioni del tipo che “confrontare chi fa consulenza ed è il punto di riferimento per i risparmi dei propri clienti (i PF, ndr) a chi vende prodotti da banco a persone finanziariamente ignoranti e con poca o scarsa professionalità (i dipendenti di Poste Italiane, ndr) sembra un po’ indelicato. E’ come paragonare un sarto con la stock house di cineseria”.

 Il che sarà anche vero, ma in un mercato che ancora risente di un decennio di sottoperformance dei mercati finanziari e degli effetti, anche sui bilanci delle mandanti, della crisi economico finanziaria dell’ultimo biennio appare forse una sottovalutazione di quello che resta comunque una ulteriore difficoltà per chi deve svolgere il mestiere di collocatore di prodotti e servizi finanziari, già alle prese con le sfide legate all’apparire sulla scena dei consulenti “fee only”.

 Consulenza attorno a cui, tanto per cambiare, si nota una certa polemica tirando in ballo alcuni nomi come Mediolanum. Così a chi dichiarava di trovarsi meglio nella struttura di Doris che in una banca per cui precedentemente lavorava un nostro lettore chiede: “La consulenza che fai ai tuoi clienti include anche i prodotti delle altre società? O vendi solamente quelli Mediolanum (gli unici pagati)? E poi sei contento di pagare per lavorare in Mediolanum il computer, l’ufficio, 8 linee manager?”

Domanda cui l’interessato risponde: “Caro collega non lo capiscono, credimi sono attratti da Doris più di una donna . Invece ti racconto che fece un mio amico: a 56 anni lasciò la Banca Vera,entrò in Mediolanum con 8 milioni il primo anno, poi 6 il secondo anno. Fece solo 2 clienti, 2 conti correnti, e poi se ne andò in pensione”. Come dire che non sono sempre e solo le mandanti a sfruttare la situazione ai danni dei professionisti, a volte capita anche il contrario. E voi che ne pensate,i risultati in calo a causa della crisi economico-finanziaria attuale porteranno a nuovi tagli e riorganizzazioni e a pagare il prezzo maggiore, assieme ai dipendenti, saranno ancora una volta i PF o la svolta, positiva, è all’orizzonte?

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