Basilea 3, tre anni di interregno

Soltanto alla fine di questa settimana, insomma, sapremo se davvero l’orientamento che sta prendendo piede è quello di portare il requisito minimo del tier one (attualmente al 4%) al 6 % più la previsione di un altro 3 % come cuscinetto anticiclico, da metter da parte nei tempi di vacche grasse per esser poi utilizzato in epoca di crisi; domenica sapremo anche quali saranno i nuovi confini richiesti per il core tier one ratio, cioè per il rapporto fra il Tier 1 e il totale delle attività a rischio ponderate.

Quel che si comincia a capire, in ogni caso, è che la futura base portante dell’accordo “Basilea tre” vedrà un grand fathering, un periodo di transizione nel quale valgono ancora le vecchie regole, più morbide del previsto (l’intesa prevede infatti un’applicazione del nuovo accordo in maniera graduale a partire dal 2013 mentre sinora si era sempre parlato di 2012).

Invece, nell’insieme la calibrazione delle nuove regole sarà più dura di quanto si pensasse, come frutto di un compromesso che premia la domanda di maggior rigore per evitare crisifuture espressa dagli Stati Uniti a svantaggio della richiesta di flessibilità regolamentare esternata dai tedeschi. In ogni caso, il vicepresidente della Bundesbank, Franz-Cristopher Zeitler, ha fatto buon viso a cattivo giuoco e ha presentato l’intesa in termini positivi, spiegando in una nota che è stato raggiunto un compromesso sui temi fondamentali nel corso della prima riunione del comitato sulla vigilanza bancaria: «Il comitato di Basilea ha trovato un accordo su un livello di capitale core più basso di quanto profilato inizialmente », ha affermato Zeitler, annunciando anche che i nuovi requisiti patrimoniali delle banche, che indicheranno un core tier one più alto e un capitale-cuscinetto (conservation buffer) verranno introdotti gradualmente nell’arco di 5-10 anni a partire dal 2013. «Fin dall’inizio abbiamo cercato di garantire un bilanciamento tra l’esigenza di rafforzamento della stabilità del sistema finanziario internazionale e quella di non compromettere il flusso del credito all’economia» ha detto Zeitler.

Nella mattinata di ieri, del resto, da Francoforte era intervenuto sul tema lo stesso presidente della Bundesbank Axel Weber. Weber ha ammesso che «non tutti saranno in grado di far passare la propria posizione nazionale», ma ha comunque auspicato che l’implementazione sia condivisa a livello globale. «Non può essere – ha commentato – che si implementi (il regolamento di) Basilea in Europa e non negli Usa».

In tema di preoccupazioni di carattere nazionale, è noto che i timori delle aziende di credito italiane in rapporto alle nuove norme di Basilea si appuntano in particolare su due terreni: il primo e il più importante riguarda le proposte di deduzione dal capitale degli attivi per imposte anticipate (il loro valore in Italia è alto a causa di forti vincoli alla deducibilità delle perdite su crediti); l’altro timore delle banche italiane riguarda il trattamento riservato alle partecipazioni di minoranza. È tuttavia probabile che l’accordo di massima raggiunto ieri tenga conto delle osservazioni su questi temi inoltrate ai supervisors dall’industria bancaria italiana.

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