Anima e Prima rispondono ai Pf: come muoversi in tempi di crisi?

Vendere tutto? Al contrario comprare approfittando delle fasi di debolezza? In un periodo di estrema volatilità ed incertezza sui mercati, questi e altri interrogativi si fanno sempre più insistenti nella testa degli investitori. Anima e Prima Sgr provano a dare qualche indicazione in chat ai pf sulla base dell’esperienza vissuta nel corso delle crisi passate. Partecipano Mario Noera, Professore di Economia degli Intermediari finanziari, Università Bocconi, Gianluca Ferretti, Responsabile Investimenti obbligazionari di Anima e Maurizio Riboni, Direttore Distribuzione Gruppo BPM & Partners).

“Non bisogna farsi travolgere dalle emozioni”, spiega Riboni. “E’ chiaro che, sentendo quel che è successo sui mercati, ci si può far prendere dal panico e distruggere la propria posizione. Ricordiamo che dalle crisi si esce sempre. Il mondo non finisce: si va avanti anche se i problemi sono consistenti. Il consiglio è tenere sempre in considerazione il proprio profilo di rischio. In questa fase l’approccio migliore al mercato è rappresentato dai PAC che funzionano meglio quando i mercati scendono e permettono di sfruttare situazioni di negatività. E importantissimo poi fare riferimento a chi, giornalmente, segue i mercati e sfrutta le notizie, perché il “fai-da-te” in questi momenti può essere estremamente pericoloso. I fondi sono il miglior strumento per il risparmiatore”.

“E’ finita l’era in cui gli strumenti obbligazionari erano sinonimo di tranquillità…”, osserva qualcuno.

Gianluca Ferretti: “Le certezze non ci sono più. Ma in ambito italiano i titoli di Stato sono il porto più sicuro. Abbiamo ancora un rating abbastanza elevato. Anche gli Usa, del resto, hanno perso la tripla A. Va anche considerato che acquistando titoli più sicuri, bond americani o tedeschi, i rendimenti a cui si deve rinunciare sono rilevanti. Il decennale italiano rende il 5,5%. Per avere un decennale tedesco bisogna accettare un rendimento sotto il 2%. La tranquillità insomma oggi costa, e tanto!

“Cosa pensate dei bond emessi da Paesi Emergenti in valuta locale?”, chiede un altro.

Gianluca Ferretti: “E’ un mercato di nicchia e molto difficilmente approcciabile da parte del singolo risparmiatore. Spesso non è possibile acquistare questi titoli allo sportello. Oggi hanno rendimenti compressi rispetto alla loro media storica in quanto i Paesi a cui si rifanno hanno ancora crescita e hanno attratto forti flussi di investimento. La crescita ha portato a un minor fabbisogno e quindi a meno emissioni. Se sale la domanda e scende l’offerta, il prezzo sale e il rendimento scende. Io li comprerei attraverso una gestione professionale, solo in un’ottica di diversificazione. Molti di questi titoli offrono rendimenti inferiori a quelli dei BTP: penso ai titoli emessi da Filippine, Indonesia, Polonia, Brasile, Turchia… bisogna guardar bene cosa si acquista”.
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Nell’attuale situazione, per chi ha una buona propensione al rischio, può essere interessante indirizzarsi su titoli con un buon dividendo e un basso rapporto prezzi/utile?

Maurizio Riboni: “Certamente sì! A questi prezzi troviamo società che distribuiscono utili intorno al 9%. Noi guardiamo molto al rapporto prezzo/utile e al rendimento da dividendi nella costruzione dei nostri portafogli”.

E’ il caso di acquistare ETF sull’indice Dax per mediare?

Maurizio Riboni: “
Secondo me chi vuole e può mediare, fa meglio a farlo con un piano di accumulo. Quanto allo strumento ricordiamo che l’ETF si limita a replicare un indice. In questo momento è invece importante lo stock picking, ovvero la capacità del gestore di scegliere i titoli in portafoglio, ad esempio dando un peso superiore a quelli che offrono un dividendo percentualmente più alto. Io preferirei avere un fondo che investe in modo attivo sul mercato e farei un PAC su quel fondo”.

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