Promotori, non tutta la Tobin tax viene per nuocere

LA TOBIN TAX EUROPEA – L’obiettivo è colpire la speculazione. Secondo alcune indiscrezioni, dunque, la Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie che ieri ha ricevuto l’ok dalla Commissione Ue ai dieci Paesi aderenti (vai qui per la notizia), non dovrebbe colpire  le attività produttive e i piccoli risparmiatori. Niente tassa inoltre sul mercato primario dei titoli di Stato, sugli aumenti di capitale, sui mutui, gli altri prestiti bancari, i contratti assicurativi e tutte le normali attività finanziarie individuali. Insomma, per dirla con le parole del presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, la garanzia è che a pagare “i costi della crisi sia il settore finanziario e non i comuni cittadini”.

I RISCHI PER IL RISPARMIATORE – Tutti felici e contenti quindi? Il drago della “bad finance” sarà finalmente disinnescato? Pare che qualche problemino però la tassa lo sollevi, secondo gli addetti ai lavori. “Minori operatori, minori transazioni, minore liquidità, minore appetibilità al mercato finanziario europeo”: è la sintesi che fa a BLUERATING Samuele La Rocca, senior account manager di Xtb Italia, broker polacco che opera anche nel nostro Paese. “Consideriamo la Tobin tax un provvedimento coraggioso da parte delle autorità competenti”, ha spiegato il manager. “Certo è che notevole sarà l’impatto per tutti gli attori del sistema economico italiano, che ancora una volta si vedranno privati di una parte dei rendimenti. Direttamente o indirettamente la Tobin colpirà il selftrader retail, ancora più scoraggiato nella gestione dei suoi investimenti, al mutuatario, al piccolo risparmiatore, alle imprese che coprono la loro esposizione di rischio cambi e tassi con strutture in derivati. Senza contare le preoccupazioni della sorte dell’intermediazione italiana”, ha concluso La Rocca.

IL CASO DELLA SVEZIA
– Chi ha già provato una tassa del genere sulla propria pelle è stata la Svezia circa 20 anni fa, con risultati disastrosi. “Non bisogna sottovalutare l’impatto sul pil di un eventuale ridimensionamento dell’intero settore finanziario, con conseguenti perdite di numerosi posti di lavoro”, ha raccontato recentemente Elena Motta di Directa sim a BLUERATING. “La Svezia, che introdusse una Tobin tax negli anni ’80, perse circa il 90% delle intermediazioni, che si spostarono sulla piazza di Londra. Il gettito fiscale fu assai ridotto rispetto alle stime e oggi la Svezia è tra i più strenui oppositori ad una sua re-introduzione”.

IL QUADRO INCOMPLETO – Certo i confini devono ancora essere definiti dal governo (l’idea è di seguire l’esempio francese di una introduzione “soft” che non colpisca i derivati), ma è una “tassa di difficile applicazione, come ammise lo stesso Tobin”, riconosce a BLUERATING Gianpaolo Bazzani, ceo di Saxo Bank Italia. “Se imposta in maniera non uniforme, come pare il caso visto che ad esempio la Danimarca non applicherà nessuna tassa, si rischia di colpire solo i piccoli risparmiatori e di rendere alcune piazze finanziarie meno competitive di altre. La conseguenza per l’Italia? Una riduzione della base imponibile e la perdita di posti di lavoro. Mi sembra però che sia la Consob che il Ministero siano perfettamente consapevoli di questi rischi”. Per ora la cautela è d’obbligo, ma molti trader in Italia potrebbero scendere in piazza per la prima volta nella storia per contestare l’introduzione della Tobin tax.

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