Fabi, Sileoni: la vecchia dirigenza da rottamare

Lo smart working è stato durante il 2020, ma è tutt’ora, un argomento totalmente divisivo.

E se da una parte la pratica del lavoro telematico è stata utilizzata come bandiera di un fantomatico new normal, dall’altra c’è chi svela un aspetto poco raccontato.

“Lo smart working, se mal utilizzato, può diventare l’anticamera dell’outsourcing con un impatto negativo sull’occupazione” così Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi durante l’evento online “Digitale e smartworking in banca” che, come racconta Milano Finanza, andrà in onda sabato su Class CNBC.

Il segretario ha continuato sottolineando che spesso è un gancio per pratiche scorrette nell’ambito occupazionale. “Quando sentite o sentiamo parlare, come è avvenuto in questi giorni, di lavoratori bancari che non servono più allo sportello, quelle affermazioni provengono da chi si è invece arricchito spudoratamente con la propria banca anche a danno della clientela e dei territori”.

L’attacco di Sileoni è schietto e frontale, ma propone un cambio di rotta: “prima di introdurre il digitale nel settore sarebbe opportuno e fondamentale estendere, per esempio, la vera educazione finanziaria nelle scuole e  tra i giovani. Sarebbe opportuna una radicale operazione chirurgica verso taluni dirigenti di banca che a parole calvacano la presunta innovazione”.

E ancora: “Sarebbero loro i primi da rottamare perché rappresentano la vera zavorra culturale del cambiamento del settore”. E non solo del settore, direbbe qualcuno, ma in ogni caso Sileoni, dopo la provocazione iniziale sintetizza la tesi del suo intervento in una proposta: lo smart working va inserito nel contratto nazionale e concordato con i sindacati  al fine di tutelare il lavoratore, la clientela e il territorio. Sileoni poi concluso dicendo: “Se ciò non avverrà, le banche non potranno lamentarsi se i clienti scappano negli uffici postali”.

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