Presunte minacce a un consulente, due volti noti di Fideuram ISPB chiamati in tribunale

Esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle personeE’ l’ipotesi di reato per la quale Gip del Tribunale di Cagliari, Giorgio Altieri, ha chiesto il rinvio a giudizio di due noti manager del gruppo Fideuram ISPB: il responsabile per il coordinamento della rete, Giuseppe Baiamonte e l’area manager Giuseppe Magliulo. Il pronunciamento è stato depositato il 22 marzo scorso, e riguarda una controversia che ha coinvolto un ex consulente della rete di Sanpaolo Invest: Alberto Marroccu, attivo in Sardegna e oggi in forze a Bnl Bnp Paribas Life Banker.

La vicenda è un po’ intricata ed è legata a una querela sporta dallo stesso Marroccu nel 2019, dopo un muro contro muro con la sua società mandante, durato diversi mesi. Nello specifico, dopo le dimissioni di un collega avvenuta nel 2016, a Marroccu viene chiesto di convincere alcuni importanti clienti a rimanere con Sanpaolo Invest, senza seguire il financial advisor dimissionario in un’altra banca concorrente. Tutto fila liscio fino al febbraio 2018 quando Marroccu riceve però da Fideuram ISPB una raccomandata che gli lascia l’amaro in bocca: la società mandante pretende infatti il pagamento di ben 57mila euro circa per l’indennità di rivalsa, cioè quella somma di denaro che può essere richiesta a un agente quando acquisisce un nuovo pacchetto-clienti, prendendo il posto di un collega.

A quel punto Marroccu oppone un netto rifiuto, sostenendo che il pagamento dell’indennità di rivalsa non era prevista dagli accordi intercorsi tra lui e la società. E’ in quel momento che inizia un lungo braccio di ferro tra il consulente e Fideuram ISPB, tra carte bollate, rimpalli di lettere raccomandate fino ad arrivare a una vera e propria controversia in tribunale. Prima del pronunciamento del giudice, però, c’è ovviamente la rottura del rapporto. Nel 2018 Fideuram ISPB (attraverso la controllata Sanpaolo Invest) decide infatti di dare il benservito al consulente, sciogliendo il suo contratto di agenzia.

Ma la vicenda non si conclude con un semplice divorzio. Marroccu, sostenendo di essere stato sottoposto a indebite pressioni, presenta infatti querela all’autorità giudiziaria. Nel 2019, i pubblici ministeri chiedono di archiviare tutto. Ma il consulente non si dà pace e presenta un ricorso contro la decisione del pm, ottenendo una vittoria (almeno parziale) presso il giudice per le indagini preliminari. Il Gip stabilisce infatti che la richiesta dell’indennità di rivalsa non è di per sé ingiusta (almeno per uno dei clienti ereditati) “essendo chiaro ab origine che si trattasse di una cessione a titolo oneroso”. Ma la situazione era comunque poco chiara perché, come rilevato dal giudice, c’è stato un errore iniziale nella compilazione dei documenti, che avrebbe messo la banca in una situazione di incertezza, qualora avesse avanzato di fronte a un giudice la sua pretesa di pagamento dell’indennità da parte di Mraroccu.

Tale errore e tale incertezza, a detta del Gip, potevano esporre a responsabilità alcuni funzionari e dirigenti della banca. Per questo, sempre secondo il pronunciamento giudice per le indagini preliminari di Cagliari, sono state esercitate pressioni nei confronti del consulente, che “hanno tutte le caratteristiche dell’esercizio arbitrario delle proprie ragioni con minaccia alla persona”. Si tratta di un’ipotesi di reato prevista dall’articolo 393 del codice penale. Assieme a questa c’è anche la fattispecie prevista dall’articolo 110, che regola il concorso nel reato di più persone, essendo coinvolti contemporaneamente in questa vicenda due manager di Fideuram ISPB e non uno solo: i già citati Baiamonte e Magliullo. Ora, dopo la decisone del Gip che ha di fatto sconfessato la richiesta di archiviazione del pm e gli ha chiesto di formulare l’imputazione per i reati, si attende il passaggio davanti al Giudice per l’udienza preliminare. Le battaglie in tribunale, insomma, non sono ancora finite.

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