Il panorama finanziario italiano sta cambiando e cambiano non solo di conseguenza gli equilibri, ma soprattutto i protagonisti che ne detengono le forze. Ed è in questo scenario che spunta la figura di Carlo Cimbri, amministratore delegato del gruppo Unipol, vera e proprio capo per il numero uno della banca, poiché qui ha costruito tutta la sua carriera dal 1990 ad oggi.
Come scrive Il Corriere della Sera, cagliaritano di nascita e bolognese di adozione, Cimbri ha iniziato ad avere un ruolo da protagonista con l’Ops promossa da Intesa Sanpaolo sull’Ubi.
Operazione che sembrava scontata agli albori della vicenda, invece l’offerta non è stata una passeggiata.
Come scrive De Biasi: “attorno alla resistenza di alcuni gruppi di azionisti bergamaschi e bresciani si è concretizzato un sistema alternativo. A guidare la resistenza è stato Unicredit, allora guidato da Jean Pierre Mustier, che ha cercato in tutti i modi di bloccare l’offerta di intesa. L’opposizione, grazie alle perplessità dell’Antitrust, ha tenuto per poi sfaldarsi dietro al rilancio dell’istituto milanese”.
Ma gli equilibri continuano a cambiare. Prima in Mediobanca, dove Del Vecchio ha ottenuto da Bce la concessione di salite al 20% dell’azionario; poi occhi puntati in casa Generali dove la partita è ancora aperta e potrebbe trovare il suo punto di arrivo se il nuovo assetto di Orcel decidesse di muoversi su Mediobanca.
In questo scenario si posiziona l’ascesa di Cimbri, che comunque non è stato un movimento facile. Ha dovuto superare gli anni difficili segnati dalla gestione di Giovanni Consorte, facendo diventare la compagnia un importante protagonista della scena economica. Il percorso, non ancora concluso, ritrova la punta di diamante, il suo acme, nell’operazione Intesa-Ubi-Bper. Percorso lungo undici anni, da quando nel 2010 Cimbri prese il timone della nave Unipol.
Inoltre, è noto che la compagnia emiliana guardi ad altre possibili opzioni di M&A. Un salto di qualità potenziale ma che dovrà passare necessariamente attraverso un rafforzamento della catena di controllo e degli azionisti stabili. Non è un caso che i soci storici di unipol abbiano iniziato ad arrotondare la loro partecipazione.
La newco Koru ha infatti già comprato l’1% del gruppo, mettendo sul piatto oltre 34 milioni. A muoversi sono state Coop Alleanza 3.0, Cefla, Cooperare, Nova Coop, Aurum, Copure. Tutti azionisti storici pronti al comprare fino al 35%. Per gli analisti potrebbe essere una mossa che apre a operazioni straordinarie. Sul mercato, inoltre, continuano a circolare diverse ipotesi. Gli analisti Mediobanca, ad esempio, mettono in realzione la mossa degli azionisti con una possibile “semplificazione della catena di controllo, fatto che porterebbe portare la diluizione per le Coop”.
Un ultimo nodo nella questione Cimbri è il terzo polo in Valtellina. Il risiko è strategicamente ben impostato: l’asse con Mediobanca garantisce la vicinanza a intesa e la non belligeranza con le Generali. Ma le strade per crescere potrebbero essere due: una per Milano, sede del Banco Bpm, e l’altra per Siena, casa del Monte dei paschi.
Nel primo caso si tratterebbe di creare un’alleanza solida e storica sul territorio assieme a Banco Bpm, ma il ceo Giuseppe Castagna vuole tenersi le mani libere. Mps, seconda strada, risultava essere un sentiero lastricato di costi e pericoli.
Così è nata l’idea della Popolare di Sondrio, che entro l’anno dovrà trasformarsi in società per azioni. In quel momento sarà contendibile. Così Cimbri ha adocchiato l’occasione: Unipol, primo socio di Bper, è salita al 9,5% del capitale della banca valtellinese della quale aveva già in possesso il 6,5%.
Se l’operazione portasse ad ottimi risultati, si parlerebbe di terzo polo bancario e il condottiero avrebbe il nome di Carlo Cimbri.