Il futuro delle banche è nelle piattaforme

Angelo Deiana

 

Nelle sensazioni positive che stanno generando il proseguimento serrato della campagna vaccinale e il piano di risk management “calcolato” delle riaperture, una pillola di ulteriore serenità ci è venuta dalla Considerazioni Finali del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che ha affermato come, nonostante la crisi pandemica, il nostro sistema bancario nel 2020 abbia proseguito nel processo di rafforzamento patrimoniale.

Sono migliorati – ha ricordato – i principali indicatori di bilancio e anche le sofferenze causate dalla crisi pandemica sull’economia sono state rallentate dalle moratorie sui prestiti e dai finanziamenti garantiti dallo Stato.

 

Il nodo dei crediti deteriorati

In questo clima in cui vediamo schiarirsi l’orizzonte, non bisogna però perdere di vista il problema di fondo. Siamo infatti in una situazione anestetizzata che potrebbe vedere a partire dai prossimi mesi una rinnovata crescita dei crediti deteriorati. Un rialzo sistemico che potrebbe avere impatti importanti sui bilanci del nostro sistema bancario. E questo anche se la mancata distribuzione di dividendi raccomandata dalla Bce ha contribuito a non intaccare i ratios patrimoniali delle banche, rendendole più solide rispetto ai trend del futuro.

In ogni caso, scriviamo da tempo che la ristrutturazione dei processi bancari per migliorare l’offerta e ridurre i costi, che era una priorità prima dello scoppio della pandemia, è diventata una condizione necessaria agli orizzonti di sopravvivenza di molti dei players del sistema bancario italiano.

 

Quattro elementi di fragilità

D’altra parte, come ribadisce la Banca d’Italia, molte banche di piccole dimensioni e con un’operatività tradizionale, hanno fragilità strutturali generate da:

 

  • dimensioni inadatte agli impatti competitivi;
  • processi di governance societaria non adeguati alle nuove sfide tecnologiche;
  • una profonda debolezza dei controlli interni;
  • anche come conseguenza dei motivi precedenti, una ridotta capacità di accedere ai mercati dei capitali, di innovare e di sfruttare economie di scala e di diversificazione.

 

In ogni caso, l’accelerazione tecnologica generata dalla pandemia ha favorito la crescita delle transazioni on line. Il sistema bancario tenta di adeguarsi alla velocità di impatto di questi nuovi trend ma, anche a causa dell’inadeguatezza dimensionale, gli investimenti in tecnologie informatiche innovative delle banche medio-piccole rimangono insufficienti, e non in grado di sostenere i processi competitivi futuri.

 

Verso nuovi equilibri

Prevedere quale sarà la nuova configurazione del mercato non è possibile, ma è certo che anche nell’intermediazione del credito e nella gestione del risparmio il nuovo equilibrio sarà diverso da quello attuale; chi non saprà prepararsi in anticipo al cambiamento e non si adatterà con prontezza sarà destinato a perdere rapidamente terreno. Rischiando di non sopravvivere.

 

Siamo in un mondo nuovo dove sarà necessario confrontarsi con start-up fintech, grandi imprese come quelle Big Tech della platform economy, così come con aziende che operano nella grande distribuzione e nella fornitura di servizi di rete (elettricità e telecomunicazioni). Lo diciamo da tempo: anche queste società stanno iniziando ad offrire servizi finanziari in una logica in cui saranno i Big Data dei sistemi di pagamento a guidare lo sviluppo.

E se lo conferma la Banca d’Italia, significa che questo ulteriore livello competitivo è dietro l’angolo. Be careful.

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