Reti e consulenti, la carica degli etf

Occupano ancora una quota minoritaria del portafoglio dei clienti delle reti di consulenza finanziaria ma stanno crescendo. Stiamo parlando degli Exchange traded fund (Etf), i fondi indicizzati e a gestione passiva che, assieme agli Exchange traded commodities (Etc), i prodotti legati ai panieri di materie prime, rappresentano attualmente l’1,2% dell’asset allocation delle reti dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede in Italia. Si tratta di una quota minoritaria, è vero, corrispondente a circa 8 miliardi di euro. Ma è una quota in crescita, pari a circa il doppio rispetto allo 0,7% che si registrava nel 2017 (dati Assoreti), corrispondente allora un valore di 3,5 miliardi di euro circa. Ora, per giunta, ci sono alcuni eventi che fanno pensare a una possibile accelerazione di questo trend. A vent’anni dal debutto a Piazza Affari dei primi Etf, infatti, Fineco Asset Management ha quotato sul listino di Borsa Italiana la seconda settimana di ottobre i primi prodotti, 11 per la precisione, di un emittente italiano. Nel dettaglio, il team di Fineco AM ha sviluppato internamente sei Etf azionari e cinque obbligazionari: di questi, otto sono classificati tra i prodotti a norma dell’articolo 8 Sfdr, ovvero promuovono, tra le altre, caratteristiche di sostenibilità ambientale o sociale, o una combinazione tra le due. I sei comparti azionari coprono settori sia tradizionali, come materie prime, finanza e consumi sostenibili, sia legati all’innovazione, tra cui sicurezza informatica e tecnologia. Quelli obbligazionari sono invece un’offerta corporate sostenibile: i cinque strumenti sono infatti tutti classificati come prodotti a norma dell’articolo 8 Sfdr.

Alternativa efficiente
“I nuovi prodotti rappresentano un’alternativa efficiente e costi in linea con il mercato a disposizione dei consulenti finanziari per bilanciare i portafogli dei propri clienti, favorendo così una gestione dei risparmi evoluta e personalizzata”, afferma Fabio Melisso, amministratore delegato di Fineco AM. Con questa nuova linea di business rendiamo poi la nostra offerta in linea coi grandi gruppi globali per ampiezza del proprio catalogo e diversificazione di prodotto”. Ma se, come e in che misura, nel corso degli ultimi vent’anni gli Etf sono stati utilizzati dai consulenti? Per tentare di rispondere a questa domanda, facciamo un passo indietro e vediamo anzitutto i numeri della crescita nel corso questo periodo a Piazza Affari. Il mercato degli Etf in Italia è sempre stato in costante crescita ed evoluzione, sin dalla sua nascita, sia in termini di volumi che di offerta: “Con oltre 1.700 strumenti a disposizione degli investitori, 29 emittenti internazionali di Etf e un totale di 33 emittenti di Etp (inclusi quindi anche Etc ed Etn), il listino ETFplus si conferma il mercato di riferimento di questi strumenti, leader a livello europeo con un’offerta che si prospetta sempre più ampia”, fa notare Silvia Bosoni, group head of ETFs di Euronext. Un’offerta molto ampia che mette quindi a disposizione degli investitori la possibilità di posizionarsi su qualsiasi asset class e/o idea d’investimento. La crescita del mercato, fanno poi notare da Borsa Italiana (gruppo Euronext), interessa anche l’ammontare delle masse gestite (aum), che hanno raggiunto il record storico di 115,5 miliardi di euro a fine 2021. A fine agosto 2022, a causa delle incertezze geopolitiche e il conseguente effetto prezzo negativo, l’asset under management depositato in Italia, presso Euronext Securites Milan (ex Monte Titoli), contava 108,3 miliardi di euro. Ma il Cagr, ovvero il tasso annuo di crescita composto, resta impressionante: circa il 20% negli ultimi dieci anni. Il segnale positivo, che attesta la crescita costante degli Etf in Italia, è poi rappresentato dagli oltre 2,7 miliardi di euro di nuovi capitali investiti in questi strumenti solamente da inizio 2022. Non solo. Il mercato si caratterizza, fanno notare da Piazza Affari, sia per la presenza di investitori che operano sul mercato con obiettivi di rendimento nel medio e lungo termine (tipici di chi acquista i prodotti del risparmio gestito), sia per un’attività puramente di trading, ossia con un’ottica più di breve periodo anche approfittando della volatilità dei mercati. Certo resta però un dato di fatto che il mercato italiano degli Etf è da sempre caratterizzato da un’ampia partecipazione dell’investitore retail e lo dimostrano il fatto che il 72,5% di contratti scambiati lo scorso anno avevano una size pari o inferiore a 10mila euro. Nel 2002, sebbene al di fuori dei confini nazionali gli Etf fossero già una realtà in alcuni casi consolidata (nel 1993 al via l’offerta negli Stati Uniti, in Europa il debutto a Francoforte e Londra nel 2000), gli Etf erano visti con molta diffidenza. E proprio soprattutto da tutto il mondo del risparmio gestito, che temeva un’erosione del mercato dei più classici fondi comuni. A parecchi anni di distanza, lo scenario è cambiato, con gli emittenti di fondi che li utilizzano per costruire i prodotti e i consulenti che offrono come alternativa per diverse strategie alla clientela. Il futuro? Difficile, ovviamente fare previsioni certe. Ma è lecito ritenere che nei prossimi anni per questa tipologia di prodotti l’offerta crescerà ulteriormente, così come, forse, anche i volumi e il numero di emittenti.

Gli ostacoli allo sviluppo
“Costi e performance fanno la differenza rispetto ai prodotti più tradizionali per gli investitori”, sostiene Alfred Hoffmann, amministratore delegato e fondatore di Avalon Investment Research, “ma le retrocessioni fanno ancora la differenza per i consulenti, specie per quelli non indipendenti. Fino a quando sarà così l’utilizzo degli Etf in Italia sarà limitato anche se in crescita continua”. A ben guardare, tra le grandi reti FinecoBank ha già sposato la logica dei fondi passivi, ancor prima della quotazione degli Etf da parte della sua casa di gestione. Risale all’aprile 2022 il comunicato con cui il gruppo guidato da Alessandro Foti ha lanciato Fineco AM Passive Underlyings, una soluzione basata sui prodotti indicizzati. “Il risparmio gestito in Italia è arrivato a un punto di svolta”, recita il comunicato di Fineco su questa importante innovazione: “Le pressioni inflazionistiche rendono sempre più difficile soddisfare i ritorni attesi dai risparmiatori e un numero crescente di persone si affaccia al mondo degli investimenti con una forte esigenza di soluzioni semplici e trasparenti, oltre che economiche In linea con lo spirito di innovazione che la contraddistingue, Fineco risponde all’appello e lancia un’innovazione nella strategia del risparmio gestito, ampliando le opportunità d’investimento nel rispetto dei principi di trasparenza e fair pricing. Fineco AM Passive Underlyings è una soluzione di portafoglio che concentra le migliori strategie passive, ingegnerizzate grazie alle competenze e al motore tecnologico di Fineco AM. Si basa su un portafoglio di strumenti passivi bilanciati e monitorati su base quotidiana, selezionati in modo da massimizzare la diversificazione. La soluzione prevede 6 opzioni con diversi livelli di esposizione azionaria (dal 15% fino a un massimo dell’85%) affinché ciascun investitore possa trovare la risposta più aderente al proprio profilo di rischio[1]rendimento”. Il ruolo del financial advisor però resta fondamentale: “La consulenza finanziaria rimane un valore aggiunto determinante nell’ambito della nuova strategia”, hanno sottolineato da Fineco, “che si integra pienamente nella nostra piattaforma. Per i consulenti lo strumento rappresenta infatti un’opportunità sia per consolidare le relazioni con i clienti esistenti, anche nel segmento di clientela più sofisticata del private banking, sia per ampliare la base di clienti, rivolgendosi a una platea in crescita di risparmiatori interessati ad avvicinarsi per la prima volta al risparmio gestito. Per le caratteristiche di efficienza, innovazione, semplicità ed economicità che la contraddistinguono, la nuova soluzione può risultare particolarmente adatta anche tra le fasce più giovani. Fineco AM Passive Underlyings conferma e rafforza così la “one stop solution” di Fineco: tutte le esigenze bancarie e finanziarie dei risparmiatori gestite all’interno di un’unica realtà, grazie alle piattaforme tecnologiche proprietarie più evolute, al modello di consulenza avanzato e alla continua ricerca dell’innovazione a favore di soluzioni semplici, trasparenti, efficienti e a costi ridotti”.

Approccio diverso
Anche l’amministratore delegato e direttore generale di Fineco Foti ha posto l’accento su questi temi: “Oggi l’industria del risparmio gestito in Italia è chiamata a rivedere l’approccio verso la clientela”, ha detto, “per poter rendere sostenibile la propria crescita. Occorre un’assunzione di responsabilità nel garantire qualità, trasparenza e prezzi corretti. Con le nuove strategie di gestione del risparmio presentate oggi, confermiamo la spinta all’innovazione al servizio della clientela come parte integrante del nostro Dna: siamo il primo operatore istituzionale a proporre in Italia una soluzione di questo tipo. Riteniamo che questa sia la strada più corretta per cogliere l’opportunità di crescita che l’intera industria ha davanti in questo momento: favoriamo lo sviluppo attraverso l’ampliamento del mercato piuttosto che imporre costi supplementari”.

 

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