Reti, resilienza nella bufera

In uno scenario macroeconomico e di mercato seppure difficoltoso e caratterizzato da un’alta volatilità e da repentine mutazioni di sentiment degli operatori, le aziende del settore del risparmio gestito si sono dimostrate capaci di affrontare la situazione archiviando risultati nella maggior parte dei casi ancora in crescita. Eccoli di seguito, società per società, nel dettaglio.

Azimut
Azimut ha chiuso i primi nove mesi dell’esercizio in corso con ricavi consolidati per 969 milioni di euro, il 12% in più rispetto allo stesso periodo del 2021, grazie in primis alla forte crescita sottostante dei total asset e attribuibile all’aumento del 17% delle commissioni di gestione ricorrenti (che ammontano a 826 milioni e rappresentano l’85% dei ricavi totali). Il reddito operativo consolidato è stato poi pari a 415 milioni, in crescita del 17% e l’utile netto consolidato ha registrato un incremento del 4% a 302 milioni, l’utile operativo è cresciuto del 17% a 415,1 milioni e il margine operativo si attesta a 43%, in miglioramento grazie al rigoroso controllo dei costi e al deconsolidamento di Sanctuary. La posizione finanziaria netta consolidata a fine settembre risulta positiva per circa 364 milioni, in crescita di 76 milioni rispetto alla fine di giugno. Inoltre, il dato di settembre si confronta con i 408,5 milioni di fine dicembre 2021, tenuto conto del pagamento del dividendo per cassa e del dividendo relativo agli strumenti finanziari partecipativi nel primo semestre del 2022 per un importo totale di 261 milioni. Ancora, il patrimonio totale medio da gennaio a settembre è cresciuto del 16% attestandosi a 3,2 miliardi e il totale delle masse gestite a fine ottobre ha raggiunto la soglia dei 3 miliardi di euro (ma il dato comprensivo del risparmio amministrato e gestito da case terze direttamente collocato arriva a 85,7 miliardi, il 3% da inizio 2022), con un’incidenza del business internazionale del 47%. Non solo. Nel segmento private market, Azimut ha continuato il suo percorso di forte crescita con gli aum che hanno superato i 6,4 miliardi a ottobre con un incremento di oltre dieci volte rispetto all’inizio del 2020. Positiva anche l’attività di reclutamento in Italia di consulenti finanziari e private banker: nei primi nove mesi del 2022 il gruppo e le sue divisioni hanno registrato 89 nuovi ingressi, portando il totale a fine settembre a 1.866 unità. “La nostra piattaforma globale e diversificata continua a produrre risultati anche in un contesto volatile e incerto, come dimostrano i 6,8 miliardi di euro di raccolta netta da inizio anno e il patrimonio totale in crescita del 3% a 85,7 miliardi a fine ottobre, nonostante l’effetto negativo del mercato”, ha fatto notare Gabriele Blei, amministratore delegato di Azimut, “e tramite i nostri consulenti finanziari supportiamo i clienti a ottimizzare l’asset allocation, a ridurre la volatilità del portafoglio nel breve termine e a migliorare i loro profili di rischio[1]rendimento nel medio-lungo periodo. Ora, con quasi il 12% degli Aum totali provenienti dai mercati privati, guardiamo avanti con fiducia per raggiungere l’obiettivo di 15% entro la fine del 2024. Nei prossimi anni sfrutteremo poi ulteriori occasioni di crescita organica e inorganica in Italia, all’estero e nei private markets al fine di continuare a sviluppare opportunità di investimento all’avanguardia per generare performance per i nostri clienti e valore sostenibile per tutti i nostri azionisti”, ha aggiunto Blei.

Banca Generali
Banca Generali ha archiviato il terzo trimestre con un utile di 24,1 milioni di euro contro gli 80,8 milioni del corrispondente periodo dello scorso anno. Su base ricorrente, escludendo dunque le voci variabili, l’utile del periodo è invece cresciuto del 14% a 55,6 milioni, e del 2% rispetto al trimestre precedente, “a conferma della solidità del percorso di sviluppo sostenibile della banca anche in contesti di mercato sfidanti”, fa notare il management. I profitti netti hanno risentito poi degli oneri fiscali straordinari per 35,3 milioni relativi al pagamento all’Agenzia dell’Entrate di una maggiore remunerazione per gli anni 2014- 2018 della delega di gestione di BG Sicav che dal 2008 è passata sotto la gestione dell’allora neocostituita BG FML. Il margine di intermediazione è sceso del 13,9% a 155,2 milioni a causa della riduzione delle commissioni variabili, solo in parte compensata dal rialzo del margine d’interesse (36 milioni, +68,9%). Ancora, i costi operativi si sono attestati a 62 milioni contro i 58,8 milioni del terzo trimestre 2021, includendo gli 1,1 milioni di poste straordinarie. A livello core i costi sono stati pari a 56,5 milioni (+5,6% su base annua) compresi 1,1 milioni di costi per lo sviluppo del piano di crescita internazionale. Il risultato operativo ha toccato quota 93,2 milioni contro i 121,5 milioni del terzo trimestre 2021. Il dato ha tuttavia mostrato un miglioramento su basi ricorrenti attestandosi a 91,2 milioni, in progresso dell’1,5% rispetto al corrispondente periodo del 2021. Il risultato pre-tasse è stato di 79,8 milioni contro i 105,2 milioni dello scorso anno dopo aver spesato minori poste per accantonamenti ordinari e straordinari. Al 30 settembre 2022, il cet1 ratio della banca si è attestato al 15,7% (dal 15,2% del 30 giugno 2022) e il total capital ratio al 16,8% (dal 16,3% del 30 giugno 2022), confermandosi ampiamente superiori ai requisiti specifici fissati per il gruppo da Banca d’Italia. Nello specifico, Banca Generali precisa che i ratios patrimoniali sono stati calcolati sulla base di un pay-out medio totale del 79% dell’utile di periodo. Gli indicatori di liquidità della banca si mantengono poi su livelli elevati: il liquidity coverage ratio è pari al 363% (dal 400% del 30 giugno 2022) e il net stable funding ratio al 215% (dal 207% del 30 giugno 2022). Le masse totali di Banca Generali a fine settembre hanno raggiunto quota 80,4 miliardidi euro, segnando un calo del 2% rispetto a settembre dello scorso anno e in calo del 6,2% da inizio anno. Sul dato hanno pesato le pressioni sui listini azionari e obbligazionari, fa notare in una nota la banca. La raccolta netta nei nove mesi 2022 è arrivata comunque a sfiorare i 4,1 miliardi di euro, mostrandosi resiliente alle complessità dei mercati. Data l’elevata volatilità dei mercati finanziari del periodo, i professionisti di Banca Generali, fa notare l’istituto, hanno dato priorità alla vicinanza alla clientela per fornire l’opportuna consulenza favorendo un generale approccio difensivo. La raccolta netta a ottobre ha raggiunto i 506 milioni (4,6 miliardi da inizio anno), mostrando una chiara accelerazione in termini di volumi rispetto alla dinamica del trimestre precedente legata alla stagionalità e soprattutto alla volatilità e all’incertezza dei mercati finanziari. “In un trimestre caratterizzato da eccezionale volatilità dei mercati, incertezza politica ed economica, abbiamo continuato a crescere a livello commerciale ed abbiamo confermato risultati finanziari molto solidi, al netto delle componenti straordinarie fortemente pro[1]cicliche”, ha commentato l’amministratore delegato di Banca Generali Gian Maria Mossa. “In particolare, la tenuta dei margini testimonia la qualità del nostro core business, con portafogli molto diversificati e banker capaci di stare vicini ai clienti anche nei momenti più difficili. In questi mesi abbiamo lavorato per sviluppare un’offerta dedicata a questo nuovo scenario e i risultati ottenuti nelle ultime settimane di ottobre, ovvero dal lancio delle nuove soluzioni di risparmio gestito, stanno confermando la qualità della nostra rete, come testimoniano gli importanti flussi netti quotidiani”. “La determinazione e professionalità dei nostri professionisti, l’efficienza e flessibilità gestionale della banca ed il proseguimento delle iniziative strategiche di medio termine previste a piano, ci fanno guardare con fiducia agli ultimi mesi del 2022 e alle prospettive del nostro ambizioso piano triennale”, ha aggiunto Mossa.

Banca Mediolanum
Banca Mediolanum ha chiuso i primi nove mesi del 2022 con un utile netto di 371,5 milioni di euro, in linea con i 375,8 milioni dello stesso periodo del 2021 ma in un contesto molto più complesso e incerto, fa notare il management del gruppo. Le commissioni nette, pari a 762,3 milioni, sono risultate in crescita del 6% anno su anno, dimostrano la resilienza del business ricorrente nelle fasi di mercato di alta volatilità anche grazie al solido contributo della raccolta netta gestita. E il margine da interessi, pari a 253 milioni è cresciuto del 28%, sostenuto dal portafoglio di crediti alla clientela in crescita e dagli impieghi di tesoreria, entrambi in gran parte correlati ai tassi di interesse. Il margine di contribuzione ha poi segnato un aumento del 12% a 1.010,6 milioni e, grazie al controllo dei costi e all’impatto positivo dei tassi di interesse sugli accantonamenti, il margine operativo ha raggiunto quota 474,6 milioni, il 25% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Per contro, il totale del patrimonio amministrato è stato pari a 99,90 miliardi, in calo del 4% rispetto al 30 settembre 2021, influenzato dalla discesa dei mercati finanziari nel corso dell’anno che è stata superiore alla pur ottima raccolta netta. Ma gli impieghi alla clientela retail del gruppo sono saliti a 15,88 miliardi (+15%). L’incidenza dei crediti deteriorati netti sul totale crediti è pari allo 0,71%. Il common equity tier 1 ratio al 30 settembre 2022 si attesta al 20,7%, confermando l’eccellente solidità patrimoniale del gruppo. La raccolta netta totale è stata positiva per 5,62 miliardi, il 13% in meno rispetto ai primi nove mesi del 2021, ma la raccolta netta gestita ha raggiunto quota 4,23 miliardi, in calo del 9%. Il numero dei family banker al 30 settembre 2022 era pari a 6.018 in crescita del 4% e il totale dei clienti bancari si attesta a 1.662.000, il 5% in più rispetto al 31 dicembre 2021. “Nei primi nove mesi del 2022, in uno scenario particolarmente complesso, il nostro modello di business si è rivelato estremamente solido, con una performance commerciale robusta, motore della nostra crescita, e un elevato margine di interesse”, ha affermato Massimo Doris, amministratore delegato di Banca Mediolanum. “In particolare, la resilienza dei flussi in risparmio gestito è legata alla professionalità dei nostri family banker, cresciuti oltre quota 6mila, che con la loro consulenza hanno educato nel tempo i clienti a guardare oltre le oscillazioni dei mercati e all’efficacia della nostra strategia dei servizi di investimento automatici. Il margine operativo dei primi nove mesi è aumentato del 25% e, nonostante quest’anno sia assente il contributo degli effetti di mercato, l’utile netto del gruppo è in linea con quello dello scorso anno. Il raggiungimento di questi risultati è stato reso possibile anche dal grande lavoro di Banco Mediolanum, la nostra controllata in Spagna che segna un utile in crescita del 17 %”, ha concluso Doris.

FinecoBank
FinecoBank ha archiviato i primi nove mesi dell’esercizio 2022 con un utile netto in crescita del 17,7% su base annua a 302,7 milioni di euro e con ricavi totali per 684,10 milioni (+14,6%). Il cost/income ratio è pari al 29,8% e il cet1 è al 20,39%. I ricavi stimati brokerage a ottobre ammontano a 14 milioni. Le masse gestite di Fineco Asset Management sono pari a 24,5 miliardi, di cui 14,8 miliardi relativi a classi retail (+6,0% su base annua) e 9,7 miliardi relativi ai fondi sottostanti dei wrapper (classi istituzionali, +27,1% su base annua). Procedono poi le attività collegate alla discontinuità strategica, che consentono a FAM di avere un maggior controllo della catena del valore e continua l’acquisizione di nuovi clienti, pari a 70.886 nei primi nove mesi del 2022, portando il totale a 1.468.434 clienti. “In uno scenario che si differenzia fortemente rispetto al recente passato”, Alessandro Foti, amministratore delegato e direttore generale di FinecoBank, “la nostra capacità di proseguire nel proprio percorso di solida crescita conferma ancora una volta l’efficienza di un modello di business in grado di affrontare al meglio ogni fase di mercato. Il contributo di Fineco AM si riflette nei risultati positivi dell’area investing, in netto miglioramento rispetto a un anno fa, permettendo di attuare nuove iniziative per rendere la consulenza finanziaria sempre più accessibile ai risparmiatori e favorire una gestione più professionale del risparmio. Anche i solidi dati di raccolta di ottobre evidenziano l’orientamento da parte della clientela a mantenere o incrementare la propria esposizione ai mercati, indipendentemente dalla volatilità delle borse. Per queste ragioni Fineco si trova nella posizione ideale per beneficiare di un ulteriore sviluppo futuro”, ha dichiarato Foti

Fideuram ISPB
La divisione private banking di Intesa Sanpaolo, che serve il segmento di clientela di fascia alta tramite Fideuram e le sue controllate Intesa Sanpaolo Private Banking, IW Private Investments, SIREF Fiduciaria, Fideuram Bank Luxembourg, Reyl Intesa Sanpaolo, Compagnie de Banque Privée Quilvest, Intesa Sanpaolo Private Banking Asset Management e Fideuram Asset Management Ireland, ha chiuso i primi nove mesi con proventi operativi netti per 1.749 milioni, il 2,9% più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e pari a circa l’11% dei proventi operativi netti consolidati del gruppo Intesa Sanpaolo. I costi operativi sono ammontati a 666 milioni (+0,2%) e il risultato della gestione operativa è stato pari a 1.083 milioni (-4,7%). Ancora, il cost/income ratio è salito al 38,1% dal precedente 36,9%. La divisione di wealth management e private banking di Intesa Sanpaolo ha poi registrato riprese di valore nette per 15 milioni, rispetto a un ammontare complessivo di accantonamenti e rettifiche di valore nette di 28 milioni dei primi nove mesi dello scorso anno. Il risultato corrente lordo è stato di 1.098 milioni, in calo dai 1.302 milioni dei primi nove mesi 2021 e il risultato netto è stato pari a 750 milioni, rispetto a 863 milioni dei primi nove mesi 2021.

 

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