Investitori più attratti dalla consulenza bancaria

Chi investe in azioni continuerà a farlo? E soprattutto si affiderà ai consulenti? Sono questi alcuni degli interrogativi che possono sorgere leggendo la ricerca condotta da Borsa Italiana in collaborazione con Emittenti Titoli Spa. Il rapporto ha l’obiettivo di individuare che relazioni si sono instaurate o possono instaurarsi tra gli investitori retail e le società quotate.

Dal rapporto di quest’anno si evince che il numero degli investitori diretti in azioni sulla popolazione è diminuito dal 18% del 2000 al 7% del 2008 con un calo consistente dal 2004 (11%). Negli ultimi 5 anni gli investitori sono scesi da 2,3-2,7 a 1,1-1,5 ml e chi è uscito dall’azionario ha investito prevalentemente nel segmento immobiliare. Sul totale investitori, gli shareholders sono diminuiti dal 38% del 2000 al 22%.

Coloro che investono in azioni presentano un portafoglio finanziario ricco e diversificato, il cui investimento diretto in azioni pesa il 22%. In particolare gli investitori possiedono un titolo azionario, oppure al massimo due titoli (62%). E a livello di movimentazione di portafoglio si può dire che il 53% degli intervistati ha movimentato il portafoglio nel corso degli ultimi dodici mesi con un numero medio di operazioni pari a 16.

E se si volge l’attenzione a chi sono i consulenti ai quali si rivolgono gli investitori si evince che tra le figure di riferimento nella gestione dei propri investimenti, la banca tradizionale è di gran lunga l’operatore utilizzato con maggiore frequenza (72% per gli investimenti in generale e 65% per l’investimento azionario). Rilevante anche il ruolo dei promotori finanziari di matrice bancaria (in entrambi i casi intorno al 30%) e il canale bancario online (10% e 9%). Gli altri canali, di natura non strettamente bancaria, contano un numero contenuto di citazioni.

La modalità di negoziazione prevalente (indipendentemente dallo strumento finanziario negoziato) è recarsi di persona presso la filiale della propria banca (menzionata da oltre l’80% degli intervistati). Seguono, sebbene con ampia distanza, il ricevere a casa o in ufficio un rappresentante del proprio intermediario, il canale online e quello telefonico.
Nello specifico del canale online, il 12% degli investitori in azioni ricorre a Internet per la realizzazione delle proprie negoziazioni di strumenti finanziari in generale e/o di azioni in particolare. Tale percentuale è in aumento rispetto all’indagine del 2003 in cui era pari al 9%.
Nell’80% dei casi la negoziazione online ha ad oggetto la compravendita di azioni italiane quotate, nel 23% i titoli di Stato e nel 20% i fondi comuni.
Come nel 2003, il canale informativo maggiormente accreditato dagli shareholders è quello di tipo relazionale (citato dal 78% degli intervistati in linea con i risultati del 2003). Segue la carta stampata con il 47% di citazioni. Rispetto al 2003 emerge un più intenso utilizzo di Internet (dal 13% al 25%).

Emerge ancora la necessità di un ulteriore sforzo di education nei confronti di questo specifico segmento di investitori: soltanto il 21% degli intervistati dichiara di conoscere la differenza tra la negoziazione sui mercati regolamentati e non e sebbene gli intervistati si mostrino in generale alla ricerca di forme di investimento con le caratteristiche tipiche degli strumenti quotati, soltanto il 50% circa degli intervistati ritiene di conoscere la differenza tra strumenti finanziari quotati e non quotati.

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