Etf: Da HANetf un prodotto sulle small e mid cap dell’uranio

Dopo il successo dell’ETF U3O8, nato dalla collaborazione tra HANetf e Sprott AM, leader negli investimenti in materie prime per la transizione, arriva ora sulle principali Borse europee un nuovo prodotto pensato per puntare sul potenziale di crescita dell’industria estrattiva dell’uranio che si focalizza sulle società small e medium cap, le realtà estrattive che maggiormente potrebbero beneficiare dell’attuale squilibrio tra domanda e offerta di uranio.

Lo Sprott Junior Uranium Miners UCITS ETF verrà quotato domani su London Stock Exchange e su XETRA, mentre l’arrivo su Borsa Italiana è previsto nelle prime settimane di marzo.

Tom Bailey, Head of Research di HANetf  ha commentato: “Alla recente COP28, ben 22 Paesi si sono impegnati a triplicare la loro capacità energetica nucleare entro il 2050. Altro catalizzatore è stato l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che ci ha ricordato come i sistemi energetici più fidati siano vulnerabili agli eventi geopolitici. L’energia nucleare è fondamentale per la sicurezza energetica perché è la forma di energia più densa (volume di combustibile rispetto all’energia prodotta), affidabile – in quanto compensa l’intermittenza delle fonti rinnovabili – e con le minori emissioni equivalenti di CO2 per gigawattora. Materia prima fondamentale per il funzionamento di questa fonte energetica è l’uranio, da tempo in deficit di approvvigionamento. Per il 2024, il suo fabbisogno annuo globale è stimato in 180 milioni di libbre, a fronte di una previsione di produzione di 140 milioni di libbre. Questo gap sarà coperto dalle forniture secondarie e dalle scorte detenute dalle utility. Si prevede inoltre che il fabbisogno annuo aumenterà a 300 milioni di libbre entro il 2040, con oltre 150 nuovi reattori in costruzione. Per queste ragioni, sono oggi diverse le miniere inattive che stanno venendo rimesse in funzione. Con l’aumento del prezzo dell’uranio, che nel 2023 ha registrato un’impennata passando da 48 a 91 dollari la libbra, e in questi primi mesi del 2024 ha già superato i 106 dollari per libbra, gli estrattori di uranio sono ben posizionati per generare interessanti profitti quando la produzione mineraria aumenterà. In particolare, in quest’ottica di mercato, a crescere è l’interesse per le prospettive degli estrattori di uranio a media e piccola capitalizzazione, i cosiddetti “junior”. Infatti, sono proprio questi player che potrebbero trovarsi nella posizione migliore per beneficiare dell’impennata dei prezzi dell’uranio, poiché, mentre molte delle società produttrici più grandi hanno già contrattato la loro produzione futura a prezzi di mercato più bassi, così non è per i junior, la cui futura produzione ha il potenziale per essere venduta sul mercato ai prezzi attuali o, addirittura, a quelli di eventuali ulteriori rialzi”.

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