Nelle ultime settimane il settore dei Subprime Auto Loans pare in affanno: le società finanziarie più piccole specializzate in questo settore stanno soffrendo e sono sempre di più quelle che corrono a chiedere la protezione dai creditori: i piccoli chiudono e anche grandi Banche – come Bank of America devono aumentare gli accantonamenti per il deterioramento del credito su tali finanziamenti che vede i tassi di delinquencies salire ormai ininterrottamente dal 2016 e di essere ormai alle soglie del 10% (era stato più alto solo nel 2008).
Si tratta sicuramente una evoluzione specifica del settore che però potrebbe essere condizionata anche dal rialzo dei tassi di mercato indotto dall’azione restrittiva della FED.
Questo fenomeno è in un certo qual modo atteso da tempo, dato che il settore auto USA è rimasto sostanzialmente statico da almeno due anni, anche se su livelli vicini ai picchi storici di 18 Milioni di auto vendute per anno.
Una staticità che preoccupa in vista di un 2018 che porterà un picco di quasi 4 Milioni di veicoli resi provenienti dal leasing, un volume superiore a quello del record precedente segnato nel 2003 (3.4 Milioni), in presenza di un tasso di risparmio delle Famiglie che è sceso al 3.4% (rispetto al 6% del 2015), ovvero un tasso simile a quello prevalente nel 2006 e che lascerebbe poco spazio ad una ulteriore accelerazione nei consumi durevoli.
Il settore auto negli USA da molti anni si alimenta con il ricorso al credito per l’acquisto o il cambio della vettura– d’altra parte anche in Europa è sempre più così – e si contende, insieme a quello per l’acquisto della casa, le attenzioni delle società finanziarie attive nel credito.
Inoltre dopo la crisi del Subprime sulla casa molte entità attive nel credito si sono buttate nel settore auto, considerato più sicuro poiché negli Usa vi è una decisa priorità sociologica data dai debitori verso l’auto rispetto alla casa, per cui il rimborso del finanziamento sulla prima è prioritario, anche perché, incidentalmente, ha rate molto più leggere.
Ma è proprio l’associazione della parola Sub-prime a Crisi che è in grado di scatenare brividi e paura che si possa assistere nuovamente ad un fenomeno di stress come quello del 2007-2008. Inoltre se si guarda al mercato attuale molte delle grandi banche hanno iniziato a ridurre già dal 2016 la loro presenza nel settore del credito nel settore auto, ritenendolo sempre meno remunerativo e più rischioso.
Quindi ulteriori fenomeni creditizi negativi o financo di crisi del settore sono certamente possibili, con ricadute che però al momento sono difficili da quantificare, soprattutto nell’ottica di valutare se il loro emergere avrà la capacità di condizionare i tempi dell’azione restrittiva della FED. Non si tratta tanto di un rischio legato alla dimensione di questo settore, quanto al livello elevato d’interconnessione finanziaria e del leverage presente nel sistema che un decennio di Politiche Monetarie sperimentali ha lasciato sviluppare.
Infatti si può facilmente sostenere che il Subprime Casa del 2007 e il Subprime Auto nel 2018 siano due animali piuttosto diversi.
La FED ha calcolato che a tutto il Settembre 2017 erano in essere 280 Mld $ di finanziamenti per l’acquisto di auto da parte di prenditori Retail con merito creditizio (FICO) deteriorato, chiamati Subprime Auto Loans, dove per creditori Subprime si intendono quelli con un FICO score inferiore al 75%. Al contrario i finanziamenti Subprime Casa ad inizio 2007 erano circa 1300 Mld $ e su questi erano stati “scritti” tutta una serie di derivati vari (più o meno con leva) per diversi multipli nozionali ed erano state fatte cartolarizzazioni in titoli distribuite in tutto il mondo: circostanze che non sono apparentemente presenti oggi per il settore dei Subprime Auto Loans.
Inoltre – per stemperare un po’ l’idea del rischio implicito generato da un aumento dei fallimenti nel settore degli Auto Loans – non si deve dimenticare che il collaterale di un finanziamento sull’auto è certamente di più facile escussione e trasferimento/rivendita anche su altri mercati (es. Emergenti) di quello sulla casa: ovviamente più difficile da escutere e più difficile da rivendere data la sua intrinseca natura di bene “immobile”.
Per queste ragioni – fatto salvo un effetto domino legato ad un eccesso di interconnessione finanziaria e ad un eccesso di leverage, che al momento non pare evidente – non crediamo che lo stress presente in questo settore sia in grado di fermare, almeno per ora, la FED.
Contributo a cura di Consultinvest.