Investimenti: l’impatto dell’intelligenza artificiale sul futuro dell’economia

Da inizio anno gli indici azionari hanno effettuato performance davvero molto interessanti. Ma se guardiamo nel dettaglio scopriamo che in realtà sono solo sei i nomi, a grossissima capitalizzazione nel settore tecnologico, che hanno generato il grosso delle performance. Questi sei nomi pesano per il 26% dell’indice S&P 500, dove vi sono 500 nomi, e addirittura per il 51% del Nasdaq 100, dove ci sono 100 nomi. Le performance di questi titoli hanno aiutato il mercato a salire molto, ma di fatto senza questi titoli gli indici, quindi S&P e Nasdaq che ho appena menzionato, sarebbero addirittura negativi. “C’è però un fattore comune che ha trainato tutta questa performance, che è l’intelligenza artificiale. A farlo notare sono Alberto Tocchio, Head of European Equity and Thematics e Riccardo Quagliotti, Portfolio Manager  di Kairos, che di seguito illustrano nel dettaglio la loro view.

L’intelligenza artificiale ha trainato i volumi da inizio anno ed è senz’altro un fattore di investimento molto interessante. Basta vedere l’applicazione ChatGPT che è stata la più scaricata nella storia: è stata annunciata a novembre dell’anno scorso, già a gennaio 100 milioni di persone l’avevano scaricata. Nulla di simile mai visto in passato.

O forse la notizia anche clamorosa dell’antibiotico che è stato aiutato e generato dall’intelligenza artificiale in soltanto due ore, un antibiotico che resiste ad un batterio fortissimo.

Quindi ecco siamo di fronte a qualcosa che sta cambiando veramente il mondo. Erano anni, se non decenni che l’intelligenza artificiale veniva studiata, ma mai come quest’anno è diventata così importante. Però vi sono risvolti molto interessanti che possiamo descrivere sia come investimento che come evidenza nell’economia reale.

Quello dell’AI è un fenomeno che il mercato si attendeva, se ne parlava da tanti anni e probabilmente adesso ha avuto una sua materializzazione, con l’arrivo di nuovi modelli di interpretazione linguistica che permettono di creare contenuti e immagini. Quello che è interessante è che il mercato sembra oscillare tra pochi e tanti nomi, con una domanda: è una grandissima opportunità o è una minaccia addirittura esistenziale per l’umanità?

Naturalmente la risposta oggi non la possiamo ancora dare, lo scopriremo solo nel corso dei prossimi anni. Quello che possiamo dire è che questi modelli, che si nutrono sostanzialmente di dati per cercare di fare previsioni e generare quindi risposte e servizi, è sicuramente il punto da cui il mercato è voluto partire per cercare di essere vincenti e perdenti a livello settoriale e tematico, in base appunto alla facilità con cui interi settori, intere società possono acquisire i dati.

E questo naturalmente porta in superficie un grosso quesito: come ci poniamo oggi di fronte alla protezione di questi dati e alla possibilità di controllare che l’accesso alle informazioni sia corretto e avvenga su informazioni che sono soprattutto affidabili e testabili?

E qui si innesta un tema decisivo per i prossimi mesi.

Viene in mente subito quello che si sta facendo negli Stati Uniti ed in Europa con l’AI Act, 85 articoli che stanno cercando di sviluppare e che entreranno in vigore soltanto nel 2025. Bisogna quindi accelerare perché la tecnologia è velocissima e la regolamentazione deve seguire in maniera veloce e precisa. Basti, per esempio, pensare a tutto quello che sta accadendo sulla creazione di contenuti. C’è molto interesse da parte del mercato ad implementare un sistema che possa veramente definire meglio questa tecnologia.

Nel mercato della tecnologia ci sono però altre aree molto interessanti, oltre all’intelligenza artificiale.

Come spesso accade per questo tipo di settore l’impatto dell’intelligenza artificiale sarà soprattutto rappresento dalla ricaduta orizzontale e la messa a terra su diversi settori dell’economia. Altri settori che sicuramente avranno una ricaduta positiva sono il mondo dell’education, delle skills di persone che cercano di ricollocarsi nel mondo del lavoro, così come in tutta la filiera dell’healthcare preventiva, per monitorare lo stato di salute delle persone ed evitare che le persone vadano in ospedale inutilmente. Vi sono quindi ricadute trasversali per moltissimi settori che nei prossimi mesi useranno sicuramente questo genere di tool per migliorare, non solo la propria produttività a livello di servizi, ma per creare servizi che oggi cominciamo a intravedere e vedremo nella loro definitiva utilità solo nei prossimi trimestri e anni.

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