Può continuare la corsa delle small cap Usa?

A cura di Cormac Weldon, gestore del fondo Artemis US Smaller Companies Fund di Artemis

Il mercato delle società a piccola capitalizzazione negli Stati Uniti è più grande e liquido di quanto si pensi, dato che la sua dimensione, in termini di capitalizzazione, è più o meno identica a quella dell’intero mercato azionario europeo.

Inoltre, tali società sono tutt’altro che piccole se rapportate agli standard europei. Infatti, l’indice  rappresentativo del mercato delle azioni delle small cap, il Russel 2000, è composto da azioni di società con una capitalizzazione di mercato pari fino a 10 miliardi di dollari. Queste società sono dirette beneficiarie della dimensione e del dinamismo dell’economia statunitense e dell’abbondanza di venture capital a disposizione per finanziare idee innovative.

Se un’idea diventa un prodotto che ha un vantaggio competitivo, la società che l’ha inventato si quota in borsa in tempi relativamente brevi ed è a questo punto che possiamo comprarne le azioni. La società ha quindi come mercato interno la maggiore economia del mondo e può, di conseguenza, crescere e diventare profittevole per poi eventualmente lanciarsi sui mercati internazionali grazie proprio al sostegno degli utili realizzati in un grande e profittevole mercato nazionale.

Dall’inizio dell’anno, le azioni di queste società hanno sovraperformato quelle delle large cap. Nonostante tutto riteniamo che questi titoli non abbiano esaurito la loro spinta e che, pertanto, presentino ancora un potenziale inespresso per i seguenti motivi.

Le tendenze secolari sono favorevoli agli investimenti nelle società a piccola capitalizzazione

Sono in atto nei mercati finanziari diverse tendenze che interessano gli azionisti delle small cap. Al momento, le attività di ricerca delle società di Wall Street sono sempre più orientate alle esigenze delle attività bancarie e del trading azionario, con il risultato che gli analisti si concentrano perlopiù sull’analisi delle grandi società. Al contempo, con lo spacchettamento delle attività di ricerca da quelle di esecuzione le società di ricerca di dimensioni più ridotte sono sotto pressione e, di conseguenza, ad essere penalizzata è l’analisi delle small cap, cosa che crea inefficienze di prezzo nei mercati con relative opportunità per gli investitori attivi.

Inoltre, la crescita nell’investimento passivo ha drenato investimenti dalle aree meno liquide del mercato, quindi dalle small cap,  facendoli confluire nelle aree più liquide del mercato. Anche questo sviluppo presenta delle opportunità.

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Oltre a queste tendenze secolari, anche le attuali politiche economiche giocano a favore delle società a piccola capitalizzazione. Innanzitutto tali società sono le principali beneficiarie della riduzione delle tasse voluta da Trump, dato che in precedenza (diversamente dalle sorelle maggiori) non potevano approfittare delle deduzioni fiscali legate alle attività internazionali per abbattere le aliquote.

Riteniamo che gli effetti della riduzione delle tasse e degli incentivi alla spesa per investimenti stiano cominciando a manifestarsi solo ora. In un certo senso questa è un’espressione della nostra convinzione che l’attuale ciclo economico potrebbe durare anni. Se questa previsione si rivela esatta, le società USA avranno le risorse necessarie a sviluppare le loro attività. Nel caso in cui non volessero perseguire la crescita delle attività allora assisteremo ad un’intensa attività di fusioni e acquisizioni (M&A), che comunque sarà positiva per le small cap.

Perché investire nelle small cap ora? 

  • L’economia USA continua a crescere
  • La politica economica favorisce le imprese locali

Le small cap USA traggono vantaggio e con tutta probabilità produrranno una sovraperformance
Gli indici ampi di valutazione non danno risalto a opportunità di investimento che sono invece molto interessanti

Nella corsa agli investimenti in fondi indicizzati si trascurano le small cap

Anche la semplificazione burocratica – altro impegno elettorale di Trump – sarà estremamente vantaggiosa per le società a piccola capitalizzazione, grazie ad una regolamentazione meno rigida. Infine, ad ulteriore prova di quanto detto in precedenza, un contesto regolamentare meno rigido sarà funzionale alla crescita di fusioni e acquisizioni.

Le potenziali guerre commerciali sono state una delle maggiori preoccupazioni nei mercati USA quest’anno. Invece le attività delle small cap sono tali per cui queste società sono esposte principalmente al mercato nazionale e, a tal proposito, non saranno penalizzate da dazi o restrizioni commerciali. Inoltre, l’esposizione al mercato nazionale le rende più partecipi alla forte crescita del PIL statunitense, con ricavi in rialzo determinati dall’accelerazione dell’economia. Infine, la mancanza di attività estere significa che esse generano ricavi in dollari e quindi non sono penalizzate dalla forza del biglietto verde.

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