L'Oracolo – La finanza trema, Di Canio vuole giustizia

Si sa che finanza e calcio non vanno spesso d’accordo; dai vari crack finanziari, fino a presidenti che fuggono a Santo Domingo (Gaucci docet), fino ad arrivare ai recenti proclami di austerity; sono infatti ormai cosa nota gli appelli alla morigeratezza dell’ad del Milan Galliani, convinto sostenitore di un mercato “a causa della crisi e della differente fiscalità rispetto alla Spagna”, senza sapere (o forse far finta di) che finora in Italia (ricerca del quotidiano As) sono 338 i milioni di euro complessivamente investiti sul mercato dalle società di Serie A ,mentre 283 sono i milioni spesi da quelle spagnole. Agli inglesi il terzo posto con 264 mln di euro. Ma i malumori non finiscono qua.

A ribadirlo ci pensa Paolo Di Canio, autore di una feroce diverbio con la guardia di finanza di Porto Santo Stefano. Secondo quanto riportato Il Corriere della Sera, le fiamme gialle hanno fer¬mato l’auto di Di Canio all’imbocco del traghetto per l’Isola del Giglio, per un controllo sugli “indici di capa¬cità contributiva”, un accerta¬mento diventato quasi la nor¬ma all’Argentario dove quoti¬dianamente arrivano vip e ma¬gnati con yacht e macchine di lusso. I finanzieri hanno chie¬sto a Di Canio documenti per¬sonali, libretto di circolazione e di firmare un verbale di accer¬tamento. La risposta dell’ex la¬ziale, secondo il rapporto della Finanza, sarebbe stata violen¬ta. Di Canio ha iniziato a offen¬dere gli agenti, minacciandoli di farli trasferire e di chiamare a Roma persone «che conta¬no » e pare li abbia apostrofati con una raffica di parolacce degne del migliore Thomas Millian.

Un quadro perfetto di un’Italia sempre uguale a se stessa.

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